Capitolo 45.

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Quattro mesi più tardi

«Sei uno schianto» sorride gioiosamente Diana, la mia ex segretaria venendomi incontro e sistemandomi la cravatta. — «Sei emozionato?» mi chiede.
«Agitato» rispondo in tutta sincerità.
Ci siamo. Oggi mi sposo.

Diana mi annuisce scrutandomi nuovamente da capo a piedi. «La lascerai senza fiato»
Le sorrido dolcemente, abbracciandola. «L'intento è quello» dico scacciando via qualche lacrima.

Alla fine a celebrare il nostro matrimonio sarà un sacerdote seppur contro la mia volontà.
«Sarà meglio avviarci» le faccio presente tentennando leggermente con il capo.
Emetto un sospiro. Anzi, forse più di uno ad essere sinceri.

«Ehi» si avvicina nuovamente Diana — «Sta' tranquillo. Hai scritto le promesse?» domanda preoccupata.
Annuisco. «Le ho scritte poco fa. Non ho idea di cosa dirle davanti a tutte quelle persone ed un prete davanti a me. In molte cose bisogna contenersi» ridacchio.

Lei scuote il capo, sorridendo a sua volta.
«Andiamo, Stevens. Lascia questo studio e fila dritto al tuo matrimonio» mi raccomanda. O meglio, mi obbliga.

[...]

Non appena metto piede in chiesa centinaia di persone si avvicinano alla mia figura congratulandosi ed abbracciandomi. Congratularsi di cosa? Non sono neanche sposato ancora.

«Papà Caleb» sento la voce di Elettra, la mia dolce bambina. Le vado incontro, stringendola forte a me.
«Piccola» le dico accarezzandole dolcemente una guancia.

Per chi non la ricordasse, Elettra è la bambina che abbiamo conosciuto quando ci siamo trasferiti a Washington, seppur per poco tempo.
Ma è impossibile non ricordarsi di lei.

«Ho visto mamma Jess con il suo meraviglioso abito è il suo gran pancione» farnetica facendomi con le braccia il gesto pronunciato della pancia.
Annuisco. «È bella?» le chiedo sorridendo.
«Bellissima» risponde estasiata lei. — «E grazie per concedermi di consegnarvi le fedi. Ti voglio bene papà Caleb»

Le scompiglio leggermente i capelli. «Anch'io» rispondo allontanandomi leggermente da lei e raggiungendo la mia postazione.

La chiesa è curata in ogni minimo particolare. È a dir poco perfetta. Le navate laterali sono addobbate con innumerevoli calle mentre la navata centrale è attraversata da un lungo tappeto rosso.

«Ecco lo sposo» mi viene incontro la wedding planner ingaggiata da Jess spalancando le braccia.
«Ciao Steph» le dico. — «Che bello vederti»
«Dovevo pur esserci al matrimonio che ho organizzato. Tutta Medford ne parla» ironizza lei dandomi una pacca sulla spalla.

Le sorrido dando un'ultima occhiata alla struttura. «C'è davvero tanta gente qui» le dico leggermente sorpreso. — «Non credevo di conoscere così tante persone»

Lei alza gli occhi al cielo. «Come ti senti?» mi chiede.
«Così e così. Jess invece come sta?»
«Tutto sommato bene. La bimba si muove in continuazione e teme di entrare in travaglio durante la cerimonia» spiega.

«Non accadrà. Mancano all'incirca tre settimane al termine» rispondo leggermente preoccupato e in imbarazzo. — «Vorrei poterla tranquillizzare»

«Tranquillizzare chi?» rispondono ad unisono Diana ed Alison, venendoci incontro.
«Jess. È un po' preoccupata a causa della gravidanza» spiega Steph prima di lanciarmi un'occhiata ed allontanandosi.

«Alison sei graziosa» le dico prendendole la mano e facendola roteare su se stessa.
«Te non sei da meno, caro» sorride stringendomi forte a sé.
Sia Alison che Diana sono entrambe in tiro. Diana indossa un tailleur color crema accompagnato da un trucco poco accentuato e tacchi vertiginosi.

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