Capitolo 18.

1.9K 71 2
                                    

                 Tu portami via

«Non aspettare il momento opportuno: crealo» George B. Shaw.

«E così, saresti la mia ragazza?» chiedo, non appena la faccio accomodare all'interno di uno dei miei ristoranti preferiti.

«L'ho buttata lì, non farmene una predica» risponde infastidita, poggiando il gomito sul tavolo, divagando il mio sguardo.

«Va tutto bene?» le domando, vedendola pensierosa.
«Non riesco a mandare giù il fatto che dai la possibilità di lavorare a persone come lei»

Dio, continua ancora.

«Potresti smetterla di parlarmi della tua antipatia nei suoi riguardi e concentrarti su di me?» Sembro forse chiedere così tanto?

«Hai ragione», mi dice. «Scusami»
Sospiro, non volendo continuare questa questione, posando la mia mano sopra la sua.

«Sei bella anche quando sei arrabbiata», mi complimenti, cercando di non risultare smielato.
Arrossisce, massaggiandomi la mano con un pollice.

«Tu un po' meno quando non vuoi darmi ragione» mette il broncio, sorridendomi subito dopo.
«Non si ha sempre ragione, nella vita. Delle
volte bisogna ammettere i propri errori»

«Tu saresti un errore, per me?» mi chiede.
Faccio spallucce, versandomi del vino nel bicchiere. «Questo dovresti dirmelo te», lo sorseggio. «Non ho ancora ben chiaro cosa siamo»

«Siamo un casino», mi dice.
«E messi insieme?»
«Siamo due casini»

Mi sollevo appena, accarezzandole la guancia.
«Quanto vorrei baciarti in questo momento», confesso.

«Cosa ti frena, dunque?» mi domanda, inarcando un sopracciglio ed accennando un sorriso. Dipendenza totale.

«Vorrei baciarti in un posto sicuro, un posto da poter definire 'nostro'. Non qui, sotto gli occhi di chiunque» le mostro, indicando le persone che ci circondano.

«Allora ci limiteremo a mangiare» si sistema il ciuffo, ripetutamente.
«O a mangiarci», le strizzo un occhio.

È assurdo come mi si chiuda lo stomaco ogni qualvolta che lei è al mio fianco.
Sembra quasi una sorta di dipendenza: null'altro se non lei.

Ed è una cosa strana da ammettere, per me.
Non mi è mai successo prima.
Non ho mai avuto una ragazza che mi ronzasse per la testa continuamente.

Non avrei mai creduto di dividere il mio appartamento con una persona che non sia io.
E con un bambino, per l'aggiunta.

E mi limito ad osservarla, in silenzio.
Osservarla in ogni sua sfaccettatura. In ogni suo movimento.
È così graziosa anche nel suo modo di masticare.

O magari non lo è, ma la sua dipendenza me lo fa risultare tale.

«Sono sporca?» mi chiede, sentendosi osservata.
Scuoto la testa. «Sei perfetta», fuoriesce quasi in tono dolce.

«Sembra quasi mi stia mangiando con gli occhi» dice, sentendosi a disagio, probabilmente.
«È ciò che sto facendo, in fin dei conti», confesso.

«Spero tu mi faccia pagare il conto, alla fine» cambia discorso, riempiendosi il bicchiere.
«Assolutamente no», rispondo. «Non te lo concederai mai»

Mi guarda con occhi severi e poco amareggiati. «Non credere che non abbia un soldo, Caleb» ribatte.
Ma da dove se ne esce con questo?

«Non capisco dove tu voglia arrivare. Non ho minimamente pensato una cosa simile» mi esprimo, in tutta onestà.

«No?», chiede.
«No»
«E perché non mi lasci pagare?»
«Non è da me», chiarisco, guardandola dritta negli occhi.

Sembra quasi voler trovare il pelo nell'uovo per poter discutere. Faccio il possibile per farla sentire a proprio agio, ma non voglio che ogni mia buona azione venga fraintesa.

«Se hai intenzione di discutere anche con me oggi, è meglio che me lo dica e ti accontento», sbotto infine, chiarendo subito la questione.

«Non ho voglia di litigare con te», risponde sinceramente.
«Bene»
«Non ne ho mai voglia, a dire il vero», riposa la mano sopra la mia.

«Posso farti una domanda?» le chiedo, sorseggiando il vino.
«Sì», mi risponde, afferrando con la forchetta l'insalata e portandosela alla bocca.

«Credi possa esserci un 'noi'? Insomma, non fraintendere», comincio. «Ma vorrei capire se nel pronunciare 'sono la sua ragazza', c'era qualcosa di vero», continuo.

Deglutisce e sorseggia anch'essa del vino, prima di rispondermi.
«Non direi mai cose che non penso realmente», esplicita.

«Quindi noi..?»
«Verrà da sé» mi interrompe, lasciandomi intuire un 'per il momento è no'

«Ciò non toglie che abbia voglia di baciarti, in questo momento» riprende, accennando un sorriso.
«E cos'è a frenarti?» le domando, ripetendo le parole che mi aveva detto poco prima.

«Nulla», dice semplicemente, riprendendo a mangiare.
Sospiro, portandomi i pollici sulla fronte, socchiudendo gli occhi. Questa giornata sembra non avere tregua.

«Pensieroso?» chiede, vedendomi non aver più aperto bocca.
«Stanco», confesso, guardandola.
«Posso aiutarti in qualche modo?» domanda ancora.

Scuoto la testa. «Questa situazione non mi aiuta affatto, Jess. Sei un continuo tira e molla. Un giorno dici di volermi, il giorno seguente mi lasceresti andare come se nulla fosse.

Un giorno dici di volermi tuo e il giorno successivo faresti di tutto per allontanami.
Come dovrei comportarmi io, dunque?
Dimmelo, Jess. Sto diventando matto» le
dico, non incrociando il suo sguardo.

Vederla delusa da me mi farebbe stare ancor più male.

«Hai ragione e ti chiedo scusa», mi dice, sollevandomi il mento. «Guardami»
«Vorrei poterti spiegare la confusione che ho nella testa. Nella mia vita non ho niente di certo», riprende.

Annuisco, non volendola incolpare.
Non è colpa sua se siamo arrivati a questo punto, alla fine.
Io ci provo. Lei ci prova.
È tutto il resto a non funzionare.

«Bipolare, lunatica ed apatica. Hai ragione, sono questo» continua. «Ma ho ancora voglia di baciarti, come dieci minuti fa» mi guarda fisso negli occhi.

La voce le cede, un poco.
Non voglio essere un'ulteriore preoccupazione per lei, ma voglio che ci sia nella mia vita.
Un giorno sì e l'altro pure.

«Vuoi ancora baciarmi?», le chiedo.
«Non desidero altro, ad oggi», precisa.

Sorrido, accarezzandole una guancia, guardandola costantemente.
«Mi fai riempire di complessi, piccola»

«Voglio baciarti», mi ripetè lei.
«E stringerti», aggiungo.
«E desiderarti», continua.

«Possederti. Averti» scandisco.
«Voglio guardare stupidi film soltanto per il piacere di essere abbracciata a te»

Ed è in momenti come questi che vorrei baciarla, fregandomene del contesto.

«E fare l'amore con te», aggiunge infine, arrossendo.

Indelebile.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora