Capitolo 21.

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                         Verità

«Tu sei quel posto che considero quando cerco un posto sicuro» Cit.

«Prego» incito i miei amici e la mia ragazza ad entrare nella mia umile dimora.
Scruto attentamente quest'ultima, sperando che ogni cosa sia al suo posto.

Con un moccioso in casa, il mio ordine è totalmente e notevolmente cambiato.
Ahimè, cosa si fa per...amore?

«Dov'è il mostriciattolo?» sghignazza contenta Alison, tenendo tra le braccia il suo.
«Deve essere in camera con Diana, torno subito», raccomando.

Mentre percorro le scale per raggiungere la camera, una voce femminile richiama la mia attenzione.

È molto simile a quella di Jess: semplice, pacata e sublime.
Senza esitazione, apro la porta che divide il mio corpo da questa dolce lieve.

«Ci conosciamo?» domando, ritrovandomi di fronte una donna alta, formosa e con prosperosi capelli cervini.

Scuote il capo.
«E cosa ci fai in casa mia?» sbotto poi, metabolizzando la situazione e prendendo il piccolo tra le braccia. «Dov'è Diana?»

«Calma», mi dice, avvicinandosi. «Sono la sorella di Jessica», si presenta.
Caspita. La madre del moccioso.

«Oh» esito, porgendole la mano. «Sono Caleb, mi spiace di essermi rivolto in maniera così brusca. Non sapevo del tuo arrivo in città», spiego, scusandomi.

Mi scruta attentamente, facendo scorrere lo sguardo sulle mie braccia. O meglio, sui miei tatuaggi.

«Sei un tatuatore per caso?»
Annuisco. «I tatuaggi parlan da soli»
Ed annuisce lei a sua volta.

Tamburello con i piedi, guardando la piccola creatura che è tra le mie braccia.
Mi guarda incuriosito, posando le piccole mani sul mio volto, più e più volte.

«Giù c'è Jess con..», comincio a dirle.
«Richard», esprime lei. «Vi ho visti arrivare»

Oh.

Annuisco, evitando di aggiungere ulteriori domande a riguardo, dirigendola verso il piano di sotto.
«Ma Diana non era qui?» le domando, scendendo.

«Sì, l'ho mandata via io», comincia a spiegarmi, accennando un sorriso. «Volevo trascorrere de tempo con mio figlio. «È un male?»

«No», rispondo immediato. «Assolutamente. Ma Jess non mi ha parlato molto della questione. Mi ha soltanto specificato che non puoi prendertene cura. Perché?», le chiedo.

È una domanda che le avrei voluto fare, più e più volte. Ma era come se, qualcuno o qualcosa, me l'avesse sempre impedito.

«E tu cosa ci fai qui?» domanda Jess senza esitazione, non appena raggiungiamo il salotto. Resta impassibile, senza avvicinarsi a lei. Sembra quasi infastidita.

«Mi sei mancata», è tutto ciò che riesce a dirle sua sorella, aprendo le braccia.
Sembra quasi non esserne accorta. Rimane così, ignara da tutto ciò che la circonda.

«Ti ho fatto una domanda ben precisa», riprende poi lei. «Cosa ci fai tu qui», scandisce.

Da quel che mi sembra di capire, tra le due sorelle non scorre buon sangue.
E non so quanto possa essere un bene questo, a dire il vero.

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