Capitolo 31.

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Io, te e lei

«Ed improvvisamente ti accorgi che il silenzio ha il volto delle cose che hai perduto» Cit.

«Sei bellissima così. Non hai bisogno di nasconderti» le cingo la vita, stringendole forte il ventre.

È qui ferma a scrutarsi davanti ad uno specchio. Ed io dietro di lei.
Da quando le è stato diagnosticato il tumore (che, fortunatamente ad oggi, è totalmente scomparso), il suo corpo ha subito diversi cambiamenti.

Ha dovuto metter su diversi chili e son dovuti passare diversi mesi affinché potesse tornare nuovamente ad avere una certa autostima di sé.

«Non coprirle» le sussurro, accarezzandole le smagliature all'altezza del seno. «Ti donano»

Mi sorride compiaciuta, non condividendo quel che è il mio pensiero. «Grazie» mi risponde, portandosi la mano sul volto, sospirando.

«Andrà tutto bene» la rassicuro, porgendole la camicia che abbiamo acquistato giorni addietro. «Sei bellissima», le ripeto ancora.

Annuisce tenendo il volto basso, afferrando la camicia e raggiungendo il bagno per indossarla.
È molto tesa, a dire il vero.

Da quando ci siam trasferiti qui, non ha mai avuto il bisogno di cercarsi un lavoro. O meglio, non gliel'ho mai concesso.

Non che adesso ne abbia bisogno, sia chiaro. Ma sarebbe per lei, un ottimo modo per distrarsi e non passare ore davanti ad uno specchio, giudicando il suo corpo.

Tra meno di tre quarti d'ora, avrà il suo primo colloquio lavorativo. È un lavoro abbastanza semplice, a dire il vero.

Grazie all'aiuto di Alison e le varie conoscenze di Richard, siamo riusciti ad inserirla in una delle case editrici più modeste che ci siano in città.

E voglio essere con lei mentre varca quella porta. Voglio essere con lei per poterla tranquillizzare e sostenere.

«Hai ancora molto?» le chiedo, bussando alla porta del bagno, giocherellando con le dita.
«No, dammi un attimo» le sento dire.

Nel momento in cui apre la porta che ci divideva, i suoi occhi sembrano essere stati iniettati.

«Santo cielo, piccola. Cosa ti è successo?» scatto subito sull'attenti, volendo saperne di più.
Lei fa spallucce, rimanendo vaga e cingendo le sue braccia al mio collo.

«Pensi che qualcun altro possa essere orgoglioso di me?» mi domanda, guardandomi dritto negli occhi e stringendomi più a sé.

«Eccetto te, naturalmente» riprende poi, accennando una piccola risata.

«Siamo tutti orgogliosi di te» mi cingo a lei a mia volta. «Non c'è motivo per non esserne orgogliosi», continuo a sussurrarle.

«Grazie» le si spezza la voce.
«Perché non fai altro che ringraziarmi?»
«Perché, in un certo senso, mi hai salvato la vita»

«Ti ho salvato la vita?» domando sorpreso, sbarrando gli occhi.
«Sh» mi porta il dito sul labbro, facendomi tacere. «Adesso devo andare. Ne riparleremo più tardi» va via, lasciandomi un bacio stampato sulle labbra.

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«E questo cosa sarebbe?» sorrido, vedendo il piccolo scarabocchio disegnato da Elettra, la quale mi sorride divertita.

«Sarei io sul tuo braccio. Sarà il tuo prossimo tatuaggio» risponde convinta lei, strappandomi un sorriso.

Annuisco, scuotendole la testolina. «Prometto che sarai tu stessa a farmelo» le bacio la fronte. «Piuttosto, come ci si sente ad avere quasi nove anni?»

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