Capitolo 26.

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                        Io e te

«Conta di più sentirsi amati che sentirsi dire ti amo» Cit.

«Sei un folle» mi sorride, sedendosi sul sedile anteriore della mia auto.
«L'amore ti rende folle», sorrido a mia volta.

«Sei innamorato, per caso?» sembra sussurrarmi, pizzicandomi la guancia, accennando una risata.

«Non sono innamorato. Potrei mai essere innamorato con questa faccia che mi ritrovo?» le domando, mordendole il dito.

È così bella.
Le sue grandi labbra ed i suoi occhioni da cerbiatta, così cristallini, così puri, mi fann impazzire ogni giorno di più.

«Una persona non innamorata non avrebbe fatto quel che tu hai fatto oggi» torna a precisare, poggiando una mano sopra la mia.

«È il minimo che potessi fare», le dico, stringendole la mano. «Non volevo lasciarti vivere una vita non felice»

«Perché vuoi prenderti cura di me e perché l'amore è folle, non è forse così? L'hai detto tu, poco prima» ricomincia a parlare, sorridendo.

«So che vorresti sentirtelo dire», ridacchio. «Non credermi sia così poco astuto» la vedo mettermi il broncio.

Mi sporgo verso di lei, accarezzandole le labbra, prima di mettere in moto l'auto ed imboccare l'autostrada verso Medford.

«Sei così graziosa» dico in tono dolce, guardandola da capo a piedi. È la mia donna, non c'è altro da fare.

«E sei perdutamente perso per me» fa una linguaccia, strizzando un occhio.
«È una sensazione strana», dico, senza negare ciò che ha appena pronunciato.

«Se l'amore è folle, faresti qualche follia per me?» mi domanda, giocherellando con i suoi capelli, creando piccoli nodi.

«Ne farei così tante che sarebbe difficile poterle elencare tutte» rispondo, sorridendole.

«Non ho mai provato alcun sentimento in vita mia per alcuna donna, neanche per mia madre» le spiego, svoltando l'angolo.

«E non so se sia un bene o un male avere lo stomaco sottosopra ogni qualvolta che sei al mio fianco» mi sento così stupido nel dire ciò.

«Ti facevo una persona di poco contenuto» riprende lei, senza farmi concludere. «Devo ricredermi»

«Mi han sempre giudicato senza avermi dato la possibilità di conoscermi davvero. Tutto questo prima del tuo arrivo» sorrido.

Sembra alquanto banale e scontato, ma è riuscita a cambiarmi la vita in così poco tempo.

«Ti sarebbe dispiaciuto non vivere più con me?» mi chiede, guardandomi con i suoi grandi occhioni.

Annuisco, divagando il suo sguardo.
«Mi sarebbe dispiaciuto, sì» ripeto a bassa voce, quasi a sentirmi un debole senza lei.

«È stata la follia più grande che abbia mai fatto, venire a vivere con te» mi dice, facendomi capire di essersene pentita.

«Non è forse una dimostrazione d'amore, questa?» riprende, sorridendo.
Sospiro.

«Quindi sei innamorata, principessa?» domando a mia volta con un filo di voce rauca, come piace a lei.

«Innamorata io? Con questa faccia che mi ritrovo?» ripete, imitando la mia voce e le stesse parole che avevo pronunciato minuti fa.

Sorrido, portandomi una mano alla testa.
«La mia follia più grande sarebbe sposarti» la butto lì, tutta d'un getto.

«Sposarmi?».
«Sposarti».
Il silenzio che cala nell'auto, è imbarazzante.

«Mi stai chiedendo di..?»
«No», preciso sin da subito. «Non ti sto chiedendo di sposarmi», ridacchio.

«Ti dispiacerebbe?» ritorno a battere.
«Affatto», ripetè lei.

Svolto a sinistra, imboccando l'autostrada ed accelerando poco più, avendo pista libera.
«Non così veloce», esordisce lei.

Sorrido, sollevando un angolo della bocca.
«La notte non si direbbe tu dica questo» le strizzo un occhio, inumidendomi le labbra.

«Animale» se la ride lei, dandomi una pacca sul braccio.
«Mi manca sentirti così stretta a me», le confesso, rallentando.

«Smettila» mi zittisce, portandomi la mano alla bocca. Gliela mordicchio appena.
«Ci son dei momenti dove mi piacerebbe sparire, ti capita mai?» mi domanda infine, rimettendosi al suo posto.

Annuisco. «È raro quando non mi capita»
«E cosa fai per scacciare via questo pensiero?», mi chiede.
Faccio spallucce. «Niente. Appena ti vedo, mi passa»

«E non ti piacerebbe scappar via con me?» continua a domandarmi, mangiucchiando le unghia.
«Questo non è un scappare?» le tengo presente, indicandole dove ci troviamo adesso.

«Hai ragione», sospira. «È soltanto un momento, adesso mi passa», sorride infine.
«Piccola», la rassicuro, mettendo la mano tra le sue gambe, stringendola.

«Se pensi che quel che stiamo facendo sia sbagliato, sei sempre in tempo per dirmelo e farti riportare indietro»

«Sbagliato sarebbe privarci di stare insieme», sorride posando la sua mano sopra la mia.
«Perché, stiamo insieme?» domando.

«Dimmelo te», dice, guardandomi negli occhi.
Sorrido, riprendendo a guidare, non dandole una vera e propria risposta.

Non ho ben chiaro cosa siam attualmente, a dire il vero. Ma a me piace. Piace così.

«Guarda che bel cielo» mi mostra, indicandolo con il dito, poggiandolo sul mio finestrino.
«C'è di meglio» ribatto, semplicemente.

«Sei proprio apatico», mi dice lei.
«Ho te. Cosa dovrei farmene del cielo?» sorrido, accarezzandole la testolina, avvicinandola a me.

«I tuoi occhi han tutte le sfumature dell'azzurro. Perché accontentarmi di vederne soltanto una?» le bacio la fronte.

«Mi piaci così tanto, Caleb» sorride lei.
«Solo?» metto il broncio, guardando davanti a me, evitando di andare addosso a qualche auto.

«O qualcosa più» esordisce lei, mordendomi una guancia.
«Appena arriviamo a casa», comincio a dirle svoltando a destra, imboccando una scorciatoia, «ti mangio»

«Mi mangi?», mi chiede.
Annuisco.
«Ti faccio diventar ancor più piccina di quel che già sei.»

«Non sono piccola, sono abbastanza donna, a dire il vero», ci tiene a precisare lei, mettendo il broncio.

È così carina. E mia.
Così dannatamente mia. E bella.
È un uragano il tempesta. Il sole durante la pioggia, la felicità che ho sempre ricercato.

«Devono capirlo tutti che sei mia», scandisco bene.

«Sono tua?»
«Lo sei sempre stata» sorrido.

E sorride anche a lei, a sua volta.
«Prima devi ammettermi qualcosa però, tigre» le ricordo, baciandole nuovamente la fronte.

«Cosa?» sembra non ricordarsi.
«Mi ami?»
Sorride imbarazzata, non incrociando il mio sguardo. «Non l'ammetterò mai»

«Perché io ti amo, Jess», le sussurro nell'orecchio, mordicchiandole il lobo.
«Ti amo così tanto»

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