Capitolo 29

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Pov Chittaphon

Flashback...

Nella mia mentre cercavo di ripetere più volte, il nome senza volto, Johnny, mentre quel lurido costantemente sopra di me, mi sporcava...

Le sue gambe erano spalancate di fronte al mio volto, mentre il suo membro era quasi interamente dentro la mia bocca.
Con spinte decise e violente, mi costringeva a dargli piacere, mentre cercavo di bloccare i conati di vomito, che non trattenni più quando mi venne in bocca.
Proprio mentre cercavo di sputare tutto, mi tappò la bocca.

"Ingoia"

Tra un singhiozzi e una lacrima, scossi la testa in modo negativo, provocando la sua collera.
Afferrò il coltello con il quale mi aveva minacciato in precedenza, e aprì uno squarcio sul mio petto, non molto profondo, ma abbastanza da farmi uscire fiumi di sangue.

"Kyaaaaaaa...aaaaaaa...!
"Ingoia!"

Tremavo incessantemente, e quando mi scese anche la seconda lacrima, ingoiai quello schifo che mi ritrovavo in bocca.

Dopodiché, mi costrinse ad aprirla per fargli capire che lo avevo ascoltato, in quel momento ne approfittò per infilare dentro la mia bocca, la sua lingua disgustosa, e iniziò a giocare con la mia.

Erano giorni che non mi muovevo da quel letto sudicio, ne avevo abbastanza di quella situazione, ma non ero abbastanza in forze per riuscire a fare qualcosa, meno che mordergli la lingua, che gli feci sanguinare.

"Troia! Vuoi morire?!"

Mi minacciò di nuovo con la lama.

"Sarebbe meglio..."
"Ah si?"

Senti ogni centimetro della mia pelle a contatto con la lama fredda, squarciarsi nella zona dello stomaco, o poco più in basso.
Urlai per il dolore, solo per istinto ovviamente, nessuno sarebbe venuto a prendermi.

"Joh...."

Ricevetti un altro colpo, sta volta sul mio basso ventre, ma non riuscì a gridare, o meglio la bocca era spalancata, ma i suoni non uscivano.

Mentre mi contorcevo dal dolore, mi accorsi che uno dei lacci ai polsi si era allentato.
Con una forza che non pensavo di avere, probabilmente l'eccesso di adrenalina, colpii in faccia il mio aggressore, abbastanza forte da farlo cadere a terra.
Il coltello gli era scivolato di mano e finì proprio di fianco a me.

Lo afferrai. Non curante del dolore, tagliai ogni laccio che mi bloccava, e corsi via barcollando dalla stanza.
Ero ormai alla porta, ma il dolore iniziò a farsi sentire, così mi aggrappai ad essa, facendo un lungo respiro, per poi riprendere la mia corsa.

Ero nudo, ma fortunatamente, vicino ad un bidone dell'immondizia, trovai una tovaglia da pranzo, logora e piena di macchie di vino, ma la usai comunque per coprirmi.

In lontananza sentivo un cane abbagliare e un ragazzo che urlava 'Liona!'.
Conoscevo quella voce, ma non mi sarei fermato, non mo sarei fatto vedere neanche da Sicheng in quella situazione.

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