Gallia Narbonensis, maggio 37 d.C.
La Gallia, terra degli antichi e temuti Celti, denominati Galli dai Romani, dopo secoli e secoli di indipendenza era da altrettanto secoli sottomessa alla potenza dell'ormai Impero Romano che dominava il Mediterraneo.
Sebbene fosse passato tanto tempo, le gesta dei loro condottieri, uno di questi fu il valoroso Vercingetorige che cadde rovinosamente nel 52 a.C., contro i Romani guidati dal dittatore Caio Giulio Cesare, erano trasmesse di generazione in generazione per non offuscare l'onore e l'orgoglio del loro popolo che nonostante la collaborazione con i dominatori non aveva perso, almeno ufficialmente, la loro cultura, lingua, identità originaria.
Sul trono imperiale, da pochi mesi, sedeva Caio Giulio Cesare Augusto Germanico della dinastia Giulio-Claudia, meglio conosciuto come Caligola dal termine piccola galica, un tipo di calzari che l'imperatore indossava.
In una campagna al confine tra due villaggi galli una ragazza dai lunghi capelli rossicci lasciati al vento e due grandi occhi azzurri correva verso un bosco di conifere non molto lontano.
- Locusta! Sei già arrivata? - chiese sorpreso il druido Caelan sorridendo mentre sbucava da dietro un pino appoggiato sul bastone di legno.
- Si, sei l'unico che riesce a sollevarmi il morale - rispose prontamente la diciasettenne.
- Dovresti stare attenta, però, perché se scoprono questo posto i legionari romani mi condanneranno a morte - le ricordò con il volto severo.
Da quando erano arrivati quei maledetti romani per i druidi, sacerdoti dell'antica religione celtica, la situazione era diventata critica.
Le loro consuete attività di consiglieri del re, di interpreti di messaggi divini, persino le loro arti magiche tramite erbe e formule, erano state drasticamente ridotte fino ad arrivare al divieto assoluto.
Un'ombra si formò sul volto dell'uomo e Locusta lo fissò per lungo tempo, osservò la sua tunica di un bianco lucente che le aveva sempre donato serenità assieme alla voce calda e pacata con cui le parlava degli antichi dei che proteggevano le loro terre prima dell'invasione romana; passò alla lunga barba bionda sempre ben curata che lo rendeva più maturo del suo aspetto ancora giovane e prestante.
La ragazza si strinse la veste tra le mani per reprimere la rabbia che provava verso il popolo romano, si morse le labbra e abbassò la testa per la vergogna per il suo futuro infamante che l'attendeva.
- Certo che lo so, Caelan ma voglio sentire la tua voce per l'ultima volta! - confessò mentre le lacrime che si formavano negli occhi le appannavano la vista come premonizione del suo nefasto futuro in cui il passato si sarebbe allontanato da lei diventando sempre più sfocato fino a scomparire del tutto.
Si sforzò di non farle scendere creando un nodo alla gola che le faceva male quasi quanto il tradimento della sua famiglia.
- Per l'ultima volta? Non mi vorrai dire che.....- la sua voce era tremolante mostrando la sua paura più profonda ed angosciosa.
L'aria calda di inizio maggio divenne improvvisamente pesante e fredda.
- Purtroppo sì - rispose rapidamente per limitare il dolore che stava provando.
- Ma come? Eppure....- il druido improvvisamente sbiancò.
- Caelan,..io....- la voce cominciava ad essere incerta - Io...non sono mai stata libera.
Il druido conosceva le condizioni della sua famiglia, la loro precaria situazione era tale da non riuscire più a pagare le tasse per Roma.
Per questo il padre di Locusta aveva preso la drastica decisione di venderla come schiava sotto pressione dei romani stessi che ne richiedevano abitualmente in grande quantità.
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Locusta
Fiction HistoriqueRoma, 37 d.C. Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo....fino a quan...