Capitolo 42 - Purificazione -

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"Nec mortem effugere quisquam nec amorem potest"
Sentenze, Publilio Siro

9 gennaio 69 d.C.

Meno di un anno dopo dalla cremazione di quello che verrà considerato come un mostro da porre nel dimenticatoio, il generale Galba salì al trono e, subito, diede l'ordine di giustiziare tutti coloro che avevano collaborato con il precedente imperatore.

Locusta sapeva di avere i giorni contati, perciò, con l’angoscia nel cuore, abbandonò la sua casa sul Palatino, in modo da poter allungare le ricerche su di lei e di rifugiarsi da quella del marito, non molto lontano dal centro cittadino.

Cominciò a cercare Gaudenzio fra le stanze della domus. Guardò di stanza in stanza, finchè non lo vide affacciato ad una finestra, che dava sul lago di fronte alla, assorto nei suoi pensieri - Gaudenzio - disse lei con il fiatone.

- Che ti è successo? Perché sei affaticata?

- Battezzami - rispose lei in preda alla paura - Battezzami - ripeté scuotendolo.

- Ma...ma io no..non ne ho l’autorità, e poi non mi avevi detto di aver perso la fiducia nei tuoi dei? Cosa ti è accaduto?

- Portami da uno dei tuoi sacerdoti, ti prego - le rispose solamente Locusta. Si mise quasi in ginocchio per persuaderlo - Ti prego...

Gaudenzio si inginocchiò e le chiese, per cercare di calmarla e conoscere le sue reali intenzioni - Dimmi prima perché, parlami...

- Perché non ho più molto tempo, Gaudenzio - ammise lei quasi piangendo - E voglio morire senza più rimpianti - aggiunse a testa bassa, trattenendo a stento le altre lacrime che volevano scendere.

- Se hai paura di Galba, non preoccuparti, avremo la protezione di Vespasiano...

- No, nemmeno Vespasiano può salvare me, Gaudenzio - controbattè Locusta a gran voce - Lui non può nulla contro un ordine dell'imperatore...

- Ma potrebbe farlo ragionare e salvarci - poi si girò verso il lago per puntarvi l’indice - Proprio li c’è la nostra ancora di salvezza

- Quella sarà la tua gloria, non la mia Gaudenzio - fece lei sospirando e guardando con ammirazione infinita - Io sono solo un pericolo per Galba, perché so troppe cose che potrebbero danneggiarlo, oltre ad essere un’avvelenatrice

- Sono convinto di quel che dico, perché lì vi sorgerà l’opera più grande che il mondo conoscerà e contribuirà all’immortalità del nome di Roma e dell’impero - prese fiato e continuò - Ed essendo io il suo genitore, se dovrà essere messa al mondo, ci sarà bisogno del mio contributo obbligato. E fra le condizioni, dovrà esserci la tua salvezza. Non morirai...farò di tutto affinché tu non muoia!

La moglie voleva essere gioiosa ed ottimista come lui, ma aveva quel sentore di paura, mista ad angoscia che le diceva che il suo tempo era finito - Questa sarà l'ultima giornata che vivrò, Gaudenzio - emise lapidaria.

Vedendo gli occhi della sua Locusta, rimase a fissarla per poi interrompere il suo silenzio - Allora fuggiremo stanotte stessa da Roma

- No - lo fermò Locusta con uno sguardo glaciale - Per troppo tempo sono scappata dalla morte, ora non posso più, devo affrontare il mio destino, Gaudenzio, il tuo Signore ha affrontato la croce con coraggio ed umiltà, pur essendo un innocente, ora devo sacrificarmi anch'io

- Andremo lontano, anche oltre ai confini dell’impero, preferisco spaccarmi la schiena lavorando la terra e pescando tra i fiumi pur di stare assieme a te, ho già contribuito a rendere grande il nome di Roma, la sola cosa che voglio è poter invecchiare insieme a te, anche nella più umile delle case, che sia anche una casupola in legno, tutto pur di non perderti...

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