Capitolo 37 - Tantum religio potuit suadere malorum -

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"Humana ante oculos foede cum vita iaceret
in terris oppressa gravi sub religione, quae caput a caeli regionibus ostendebat
horribili super aspectu mortalibus instans,
primum Graius homo mortalis tollere contra
est oculos ausus primusque obsistere contra;
quem neque fama deum nec fulmina nec minitanti
murmure compressit caelum, sed eo magis acrem
inritat animi virtutem, effringere ut arta
naturae primus portarum claustra cupiret".
Lucrezio, De rerum natura, I, vv 62 - 71

Nerone non si era perso d'animo e, subito dopo aver constatato i danni alle abitazioni e all'ambiente circostante, aveva deciso di studiare varie mappe intatte, recuperate miracolosamente tra le macerie, per ricostruire a nuovo gran parte della città.

"Roma dovrà diventare la città più bella di tutto l'Impero! Chiunque verrà qui, dovrà restare a bocca aperta per la sua bellezza, per il suo nuovo aspetto maestoso e consono al titolo di capitale" si disse Nerone.

Nei suoi occhi brillava una luce intensa,  mentre guardava le macerie della Capitale del Mondo. "Risorgerà come la fenice, più splendida e potente che mai! E Gaudenzio mi aiuterà, si, sarà lui che mi aiuterà!".

Tigellino al suo fianco controllava che non ci fossero pericoli, tuttavia aveva notato l'aria trasognante dell'imperatore. Per poco non fu lui ad inciampare sul piede di Nerone " Maledetto grassone, questa si aggiunge alla mia lista personale di conti da farvi pagare, altezza imperiale".

- Tigellino - emise Nerone rivolgendosi a lui, raggiante, solare.

- Di...ditemi altezza imperiale... - rispose colto alla sprovvista; credeva di poter anticiparlo nei pensieri, invece accadeva esattamente il contrario: era il Princeps a richiamarlo nell'istante di cedimento.

- Voglio ardentemente che Roma splenda alla luce del sole, il bianco e l'oro dovranno essere i colori dominanti... - confessò commosso poggiando le mani sul petto. Emise un sospiro carico di speranze e sogni.

- In che senso? Volete mutare volto alla città? - domandò cercando di non mostrare il disgusto emergente; a lui della capitale non importava nulla, ciò che contava erano solo i soldi, il potere, il sangue... il resto, ai suoi occhi, appariva come un suo ennesimo capriccio.

- Certamente, Tigellino, non sentite come si respira adesso, prima era tutto troppo soffocante e confusionario...

- Si, altezza, questo vostro desiderio è tanto nobile - recitò il Prefetto - Ma non vi sembra che stiate correndo un po' troppo?

- Che volete dire? - chiese un po' deluso; gli sembrò di essere l'unico a vedere una speranza di rinascita.

- Che dovete punire chi ha causato questo, altezza imperiale, il popolo ha bisogno del sangue di chi li ha ridotti alla miseria - ruggì Tigellino, bramoso di vedere compiere una vera e propria strage.

- Non l'ho dimenticato questo, Tigellino - sbottò innervosito l'imperatore - Mi sottovalutate troppo secondo il mio parere... - si fermò, chiuse gli occhi e li riaprì - Comunque sto già verificando le varie testimonianze e non appena si saprà qualcosa mi metterò all'opera...

"Ma non lo sa?" si disse stupito il Prefetto strabuzzando gli occhi ed osservandolo.

Nerone alla vista di quell'espressione di sincera preoccupazione stampata sul volto duro di Tigellino ebbe un brivido freddo e sentì le mani tremare - Sapete qualcosa che io non so?

Gaio Ofonio ebbe un piccolo tentennamento "Perché dovrei dirglielo? Potrebbe benissimo informarsi anziché perdere tempo nelle sue sciocche fantastie e manie elleniche".

L'imperatore rimase particolarmente turbato da quel pesante silenzio; il mondo che fino a poco prima gli era apparso puro e pieno di colori, divenne improvvisamente cupo e contaminato dal male, quello stesso che lo aveva corrotto in maniera irrimediabile - Parlate...avanti...

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