"Revocate animos maestumque timorem mittite; forsan et haec olim meminisse iuvabit"
Virgilio, Eneide, I, vv 202-203Anzio, 10 febbraio 40 d.C.
Giulia Agrippina bussò alla porta di Domizia Lepida, sorella del suo defunto marito Gneo Domizio, morto nel gennaio dello stesso anno per via di un'improvvisa idropisia.
Il piccolo Lucio, di appena due anni, le teneva stretta la mano, mentre la osservava timoroso con i suoi grandi occhi azzurri: era sempre nervosa e infelice negli ultimi tempi.
Secondo molte false voci, avevano concepito una congiura per assassinare il fratello e l'imperatore, ormai completamente impazzito, credendo a tali pettegolezzi, alzò un muro insormontabile nei confronti delle sorelle, viste sempre più con diffidenza e timore.
Inoltre, assieme a sua sorella Livilla, era stata condannata al confino a Ponza dal fratello, che le aveva accusate di tradimento per non aver partecipato ad una fallimentare spedizione militare in Germania.
- Siete voi! - esclamò Domizia Lepida con freddezza - Cosa volete?
- Vorrei affidarvi mio figlio Lucio, non voglio portarlo a Ponza con me, tale esperienza potrebbe minare la sua salute... - le rispose Giulia Agrippina avvicinando il bambino alla donna; Lucio, però, faceva resistenza.
- Non voglio andare dalla zia - urlò il bambino aggrappandosi al vestito della madre, ma quest'ultima lo strattonò con forza e lo spinse tra le braccia della zia che si vide costretta ad accettare quell'increscioso ed imprevisto incarico.
- Va bene - sospirò infine la donna - Cercherò di crescerlo in modo che possa sviluppare ogni sua dote! - precisò Domizia Lepida con un sorriso tirato contraccambiato da Giulia Agrippina che non aveva dimenticato le parole dell'astrologo e voleva evitare di creare discrepanze tra lei e il figlio.
- Non abbiamo altro da dirci - disse alla donna, poi abbassò lo sguardo all'altezza del figlio che piagnucolava - Comportati da uomo, per favore...mi auguro che al mio ritorno tu sia maturato - gli riferì con distacco per poi allontanarsi da loro.
In cuor suo si convinse che quella fosse l'unica soluzione per salvaguardare il figlio, anche se la sorella minore dell'odiato marito e sua cugina di secondo grado, in quanto pronipote di Augusto, non le ispirava molta fiducia, si diceva che fosse proprio come il fratello: corrotta fino al midollo e di dubbia moralità, poiché per molte volte aveva sentito dire che perpetuava un rapporto incestuoso con Gneo Domizio e alla morte di quest'ultimo si abbandonò al dolore più totale, in maniera poco consona ad una matrona.
Lucio la salutò vanamente con la mano, silenzioso, attendendo che la porta si chiudesse per poter dare sfogo a tutta la sua frustrazione. Senza saperlo, Giulia Agrippina aveva appena creato una piccola crepa nella giovane e sensibile anima del bambino.
Roma, 15 febbraio 40 d.C.
Locusta si era ormai del tutto ambientata a quel nuovo mondo e la vita scorreva tranquilla, seppur qualche acciacco del padrone iniziava a farsi strada per via dell'età e del lavoro sempre più oberante.
Ciò comportò ad un aumento delle mansioni per la galla che, però, non si lamentava in quanto conosceva fin troppo bene i suoi padroni e mai si sarebbe sognata di creare loro altri problemi e preoccupazioni.
Uno dei primi raggi di sole dell'alba, dopo aver lottato contro le plumbee nuvole, si posò sul volto di Locusta che spostò la mano per evitare di rimanere accecata, si alzò e sistemò il misero letto.
STAI LEGGENDO
Locusta
Fiction HistoriqueRoma, 37 d.C. Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo....fino a quan...