"Ecce, manus iuvenem interea post terga revinctum
pastores magno ad regem clamore trahebant
Dardanidae, qui se ignotum venientibus ultro,
hoc ipsum ut strueret Troiamque aperiret Achivis,
obtulerat, fidens animi atque in utrumque paratus,
seu versare dolos seu certae occumbere morti.
undique uisendi studio Troiana iuventus
circumfusa ruit certantque inludere capto.
accipe nunc Danaum insidias et crimine ab uno disce omnis"
Virgilio, Eneide, II, vv. 57-66Baia, 23 marzo
- Perdonate il ritardo, madre - si scusò Nerone piombando nella sala del triclinio; la madre guardò il figlio, ormai ventunenne, dalla testa ai piedi e non poté non notare che oltre ad essere diventato più alto di lei, a differenza del padre, Gneo Domizio, il quale rimase sempre basso e sgraziato, iniziò a divenire più pieno nel viso e nelle membra, nonostante non smettesse mai di tenersi in forma con i suoi assurdi esercizi olimpici.
- Conosco benissimo la vostra "modestia" maestà, non mi stupisco dei vostri continui ritardi - emise sospirando. Guardò il soffitto vermiglio, ottenuto dalle cocciniglie, decorato con affreschi di ghirlande colmi di fiori e frutti, tra cui dei grappoli d'uva così ben realizzati da far venire l'acquolina in bocca a chiunque le osservasse dal basso.
Raggiante come il sole, Nerone le si avvicinò silenzioso, discreto, e si sdraiò al suo fianco - Madre, siete splendida, come sempre, gli anni sembrano non intaccarvi - la elogiò quasi eccitato, nemmeno un'ombra aleggiava nei suoi grandi occhi chiari, uguali a quelli che aveva da bambino.
- Pensavo che la vostra richiesta di riappacificazione fosse una burla - sorrise maliziosa Agrippina ruotando gli occhi verso di lui - E invece siete sincero, maestà...
- Mi sono reso conto di aver esagerato nei vostri confronti, madre, volevo dimostrarvi di cavarmela da solo, però ho lasciato sfogare i miei sentimenti più spregevoli - confessò Nerone dispiaciuto, avvicinandola a sé con incredibile delicatezza, le baciò il capo - Sapete che la corte è un luogo nervoso e frenetico...
Eppure c'era qualcosa nel figlio che non la convinceva, fino a qualche giorno prima, non faceva altro che ringhiarle contro, elencando tutti i suoi misfatti e soprattutto rimproverandola della sua onnipresenza, in preda all'ira più spaventosa; in quell'istante, invece, si mostrava come il figlio perfetto per ogni madre: gentile, accondiscendente, premuroso.
La voce profonda di Nerone la ridestò, le porse un calice colmo di vino, lei lo prese e cominciò a berne un po', dolcissimo, come il nettare degli dei - Brindiamo alla nostra riappacificazione, che possa durare in eterno - rise alzando il suo, assieme a tutti coloro i quali partecipavano al banchetto.
'Vorrei ricucire il nostro rapporto, madre' ripensò alla lettera mandatagli dal figlio appena due giorni prima 'E ho deciso di farlo durante il periodo della Quinquatrie, le feste dedicate a Minerva, nella festosa città di Baia, in Campania, presso i Campi Flegrei, in totale intimità, so che accetterete, vi aspetto con ansia...'
Quando la ricevette rimase un po' perplessa dal tono serene che caratterizzarono quelle parole, non sembrarono sue: che avesse deciso davvero di abbassare la testa e lasciarsi guidare totalmente dalla madre, avendo compreso che quel peso era troppo per uno come lui?
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Locusta
Narrativa StoricaRoma, 37 d.C. Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo....fino a quan...