"Tempus edax igitur praeter nos omnia perdit: cessat duritia mors quoque victa mea"
Ovidio, Epistulae ex Ponto, IV, 10, vv. 7-8Gallia Narbonensis, 10 febbraio 41 d.C.
Un uomo corazzato si aggirava lungo la foresta confinante il suo villaggio; nonostante fosse un soldato, era sfiancato dalla lunga corsa e il respiro affannato si congelava a contatto con la fredda aria nordica.
Si guardava attorno guardingo ed accigliato cercando di riconoscere, tra la fitta boscaglia, la dimora del druido Caelan; il suo passo pesante e cadenzato percuoteva l'erba e rimbombava tra gli alberi.
"Eccola" si disse con il viso illuminato, quando la intravide, piccola e quasi del tutto confusa con l'ambiente circostante: dalla pianta circolare, interamente realizzata da mattoncini disposti in maniera sbrigativa; il tetto di paglia essiccata e la piccola, semplice porta, ricavata dal legno di quercia, uno degli alberi sacri.
Il guerriero si avvicinò lentamente, con una sensazione di revenzialità che nasceva nel petto, la stessa che avvolgeva quella misera abitazione. Bussò alla porta con delicatezza, ma non rispose nessuno.
"Probabilmente è andato a parlare con gli dei" pensò il militare che, senza demordere e perdere tempo, si inoltrò nel cuore della foresta.
All'improvviso vide Caelan che aveva "ascoltato" la voce di un albero e dopo aver compreso il suo messaggio, si stava dirigendo verso una strada che lo spirito gli aveva indicato.
Il guerriero non poté attendere oltre e lo chiamò con la voce possente che si propagò fino alle orecchie del druido il quale si voltò e fissò la figura per pochi istanti, riconoscendola: alto, dai lunghi capelli rossi portati all'indietro, non indossava l'elmo; il corpo era avvolto dalla pesante maglia di ferro, portava calzoni di lana e stivali di pelle.
- Lennox! - esclamò Caelan - Immagino che tu sia venuto a cercarmi per avere notizie su tua figlia Locusta
- Si - rispose seccamente il soldato.
Caelan lo guardò nuovamente ed emise un sospiro; Lennox credette che riguardasse sua figlia e si allarmò, ma fu subito tranquillizzato dal druido - Non devi temere, Locusta sta bene, nonostante tutto ciò che ha passato vive un momento di tranquillità
- Ve lo hanno riferito gli spiriti? - chiese con sollievo.
- Gli dei non abbandonano mai i loro figli, Lennox, li osservano da lontano e li proteggono dalle avversità - gli ricordò il druido con una profonda tristezza dipinta sul volto. Locusta mancava molto anche a lui e nonostante gli sforzi per dimenticarla, non riusciva a togliersela dal cuore.
Lennox s'incupì, comprendendo che in quelle parole c'era la velata accusa di codardia che Caelan non era riuscito a perdonare al guerriero.
- Sapete che ancora adesso porto addosso il macigno di quella colpa, Caelan, non potrò mai essere perdonato per ciò che ho fatto - confessò Lennox sedendosi su di una pietra; si mise le mani sul viso, smunto, con la barba incolta - Tutte le notti ripercorro, nei miei sogni, quel terribile giorno, un incubo che non finirà mai di tormentarmi....
- Avresti potuto salvarla, Lennox
- Lo so - lo interruppe bruscamente, sempre con la testa tra le mani, non lo aveva mai visto così disperato - Anche adesso mi sento un verme e se potessi tornare indietro avrei sacrificato la mia vita, per lei, come un vero uomo
Caelan lo guardava ammotulito, combattuto tra il voler consolare Lennox e il lasciarlo affogare nella sua angosciosa disperazione; un druido non poteva avere pensieri negativi sugli uomini, ma non riusciva a non provare astio per un codardo che indossava ancora gli abiti militari.
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Locusta
Historical FictionRoma, 37 d.C. Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo....fino a quan...