Capitolo 7 - Evento inaspettato -

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"Illud autem optimum est, in quod invadi solere ab improbis et invidis audio: cedant arma togae, concedat laurea laudi".
Cicerone, De officiis, I, 77

Non appena la notizia della morte di Caligola giunse nel Senato, si decise di radunarsi subito nel Campidoglio, la cui sede era il Tempio di Giove, per discutere della situazione creatasi.

Anche loro all'inizio avevano creduto che quella fosse una diceria messa in giro dall'imperatore stesso per giustiziare gli oppositori, ma quando Propedio giunse al raduno, confessò di essersi messo d'accordo con i congiurati per uccidere il tiranno.

- Non ci resta che abolire l'Impero e ristabilire la Repubblica! - aggiunse poi con aria maliziosa - Per troppo tempo abbiamo dovuto subire le prepotenze e le crudeltà di Tiberio e di Caligola, senza aver potuto controllarli; un uomo solo al comando non può garantire nulla nè ai cittadini, nè a noi!

- Ma non ci sono altri componenti della dinastia facilmente manovrabili? - chiese uno dei suoi colleghi - Se la memoria non mi inganna, ricordo che Caligola avesse una sorella, da lui stesso esiliata mesi fa, potremmo farla sposare nuovamente con qualcuno di influente e sarà quest'ultimo a governare - propose infine.

- Giulia Agrippina intendete? - domandò come conferma Propedio massaggiandosi il mento glabro; rimase in silenzio a mugugnare tra sé, non aveva minimamente pensato a lei - No, non credo che sia una buona idea - esordì poco dopo - Quella donna è ambiziosa ed orgogliosa come poche, non credo che si sottometterebbe facilmente.

- Propedio ha ragione! - sostenne un altro - Per il momento è meglio lasciare tutto com'è, poi si vedrà...

- I congiurati sono a nostra completa disposizione - ricordò Propedio - Non dovete temere nulla.

Qualcuno, in cuor suo, stava già preparando a candidarsi come successore di Caligola, aspettando che i tempi e le modalità fossero maturi.

Nel palazzo imperiale, intanto, c'era ancora tanto fermento, seppur i pretoriani avessero smesso di seminare morte e distruzione intorno a loro.

Non avevano ricevuto alcun ordine preciso, oltre a quello di massacrare chi gli capitasse a tiro, ma dopo l'eccitazione del momento, si erano placati in attesa di novità, mentre la noia iniziava a serpeggiare tra i soldati.

- È sempre così che accade, appena succede qualcosa di eccitante, questo svanisce in un lampo.... - sbuffò uno di quelli.

- Sempre meglio qui che su un campo di battaglia non credi?

- Hai ragione, non riuscirei a sopportare un tale sforzo - rise nuovamente.

- Nonostante tutto siamo fortunati

La tenda presente in una sala indicata dal corridoio si mosse leggermente, l'uomo che vi era nascosto tentava di restare immobile, nonostante stesse letteralmente tremando di paura. 

- Vado a prendere una boccata d'aria - gli disse il compagno sbadigliando.

- Cerca di non addormentarti, non vorrei ritrovarti appisolato da qualche parte del palazzo - si trattenne il soldato cercando di non scoppiare dal ridere.

- Lo stesso vale per te, amico - ribatté il compagno d'arme allontanandosi dalla stanza.

Una volta che il suo amico si allontanò, il soldato emise un profondo sospiro e si appoggiò ad un muro, cercando di non lasciarsi vincere dal sonno.

Ad un certo punto, però, udì qualcosa, era debole ma continuo, persistente; curioso di scoprire di cosa trattasse iniziò a perlustrare la zona con grande foga, mentre il rumore diventava più forte man mano che si avvicinava.

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