"Silent enim leges inter arma nec se exspectari iubent, cum ei qui exspectare velit ante iniusta poena luenda sit quam iusta repetenda"
Cicerone, Pro Milone, 11Roma, 15 marzo 50 d.C.
Erano passati mesi dalla morte di Aulus e Locusta si era adoperata con cura e dedizione nel rendere il suo locale più adatto alle sue inclinazioni, senza stravolgere l'ambiente lasciatole in eredità dall'ex padrone: aveva sistemato poche cose in realtà, in quanto lo spazio era già abbastanza ridotto.
Qualcosa, però, le impediva di essere serena, una domanda le rimbombava nella testa giorno e notte: perché Aulus era così tollerante nei confronti degli schiavi? Cosa lo aveva spinto a comportarsi così? Nessun altro romano lo aveva mai fatto...
- La bella schiavetta si è impossessata della taverna! - esordì un uomo possente e robusto, con l'armatura addosso color argento, che lo rendeva ancora più minaccioso - Immagino che per ottenerla l'abbia tolto di mezzo - rise poi togliendosi l'elmo dalla testa mezza calva e la pose con forza sul tavolo.
- Vi....vi sbagliate signore, io....io l'ereditata dal mio ex padrone Aulus - ribadì energicamente Locusta.
L'uomo scoppiò a ridere in maniera del tutto sgraziata, grottesca, ciò la fece inorridire non poco - Ahahhahahah, Aulus sempre lo stesso, impietosito dalla sorte degli schiavi, troppo tenero per essere un romano, non trovi? - rivolse a Locusta, poi allungò la mano e le toccò il viso con il grosso dito rosso - Soprattutto di fronte ad una con il tuo fascino....
I suoi piccoli occhi chiari si immersero in quelli della giovane donna che non riuscì a smettere di guardarlo seppur fosse disgustata da quell'uomo così viscido. Nel suo sguardo scorse qualcosa di spaventoso, una luce sinistra, sembrava corrotto fin nel profondo.
- Co..cosa volete da me, signore? - domandò terrorizzata Locusta mentre con delicatezza allontanava il "cliente" da lei.
L'uomo, per nulla infastidito, appoggiò le braccia sul bancone e con una nonchalance che la lasciò di stucco emise - Volevo sapere che n'era stato della bella schiava, osservare come Aulus l'avesse preservata dal mondo - poi la fissò nuovamente con attenzione, sorridendo maliziosamente e continuò - E noto con piacere che è riuscito nel suo intento, sei così pura...il tuo corpo non è stato intaccato da nessuna mano indesiderata
- Andatevene via...signore o chiamo i pretoriani! - le urlò incontro Locusta, ma l'uomo non si lasciò intimorire affatto dalle sue minaccie, anzi ridacchiò divertito.
- Io sono un pretoriano, cara la mia schiavetta, cosa potrebbero mai farmi i miei colleghi, ahahhahah
- Non mi interessa - riprese ad urlare la giovane - Andatevene dalla mia proprietà, se non volete acquistare nulla
Il pretoriano riprese l'elmo, ammirò la cresta color porpora che gli conferiva potenza e se lo mise sottobraccio, si voltò, estasiato - Ci rivedremo molto presto, schiavetta.... - la salutò per poi sparire dalla bottega.
Locusta tremava ancora di paura, quell'uomo era così infido e perfido che si poteva percepire la sua indole anche a distanza, non le era mai capitato di trovarsi di fronte uno del genere.
Un brivido la attraversò e un'altra domanda si sovrappose a quella precedente: come conosceva Aulus? Poteva averci parlato nella taverna, ma le era parso, dal suo tono sicuro e sibilante, che lo conoscesse molto bene, più di molti altri con i quali aveva interagito negli anni di servizio.
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Locusta
Historical FictionRoma, 37 d.C. Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo....fino a quan...