Capitolo 6 - Sic vivendum, sic pereundum -

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"Cum adversum cunctos ingenti avaritia, libidine, crudelitate saeviret, interfectus in Palatio est anno aetatis vicesimo nono, imperii tertio, mense decimo dieque octavo"
Eutropio, Breviarum ab Urbe condita, VII, 12

Roma, 20 novembre 40 d.C.

Un uomo nerboruto si avvicinò al bancone dove vi era Aulus che stava preparando i piatti da far servire agli ospiti; il padrone lo guardò con la coda dell'occhio senza però farsi notare da lui.

- Quanto costa quella bella schiava che serve il cibo? - chiese con tono di chi si era appena scolato un'intera bottiglia di vino.

Locusta, anche se distante, udì che qualcuno stava parlando di lei; cercò di non perdere la calma e di continuare a lavorare con apparente serenità, poiché conosceva la saggezza del suo padrone.

- Mi spiace ma non la cedo a nessuno, Marcus - rispose con schiettezza Aulus - Se proprio desideri avere qualche emozione dovresti recarti dal mercante di schiavi, so che è arrivato con nuova merce da un paio di giorni

L'uomo ringhiò sordo e borbottò qualcosa a voce talmente bassa da essere impercettibile, con passo dimesso se ne tornò a posto. I suoi occhi brillavano sinistramente ed erano puntati su Locusta.

Non appena si avvicinò al suo banco, sulle labbra di Marcus si formò un ghigno soddisfatto e con una rapidità e lucidità incredibile le afferrò il braccio e la trascinò sul tavolo, facendo rovesciare tutto quel ben di dio sul pavimento.

- Cosa me ne faccio di una comune schiava? Quando ce n'è una come te! - esclamò l'uomo con il volto stralunato, contemplandola estasiato.

- Lasciatemi! - urlò Locusta cercando di fargli mollare la presa sempre più stretta dell'uomo che era sempre più deciso a portarla con sé.

- Adesso gli schiavi hanno diritto di reclamare?! - si disse Marcus con il desiderio che cresceva nel petto: il cuore cominciò a battergli con forza.

- Marcus lasciala! - ringhiò Aulus con una rabbia che Locusta non aveva mai visto - Lasciala e vattene via da qui!

- La prendo in prestito per un paio di ore e poi te la restituisco! - rise malignamente Marcus sgaiattolando fuori dalla taverna e trascinandosi la povera Locusta che continuava a mostrare resistenza.

Senza attendere un solo istante Aulus si lanciò all'inseguimento, mentre la moglie gli urlava di stare attento e di non esagerare: gli ricordò che non aveva più l'età per compiere uno sforzo simile.

Ma non poteva cedere, non poteva permettere che un omuncolo qualsiasi le soffiasse da sotto il naso la sua Locusta; aveva giurato a se stesso che non l'avrebbe più fatta soffrire strappandola da quel mondo crudele, che le avrebbe restituito il sorriso e la voglia di vivere.
"Locusta, resisti ti prego....resisti!"

I due arrivarono in una misera insulae non molto distante dalla taverna del padrone e senza nemmeno chiudere la porta Marcus, la condusse nella sua minuscola stanza da letto; la lasciò andare.

La ragazza cadde miseramente a terra ma si rialzò, non senza fatiche e ricadute, per poi mettersi a sedere sul letto, massaggiandosi dolorante il polso gonfio e rosso.

Dall'entrata si udì la voce di Aulus che chiamava entrambi.

- Quel rompiscatole mi ha seguito per davvero! - gridò stupito Marcus, poi si voltò verso Locusta con maliziosità - Ci tiene molto ad una come te, ma voglio vedere fino a che punto....- affermò infine l'uomo che corse ad incontrarlo.

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