Capitolo 11 - Confessioni -

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"Amicitia non est vera, nisi cum eam tu agglutinas inter inhaerentes tibi caritate diffusa in cordibus nostris per Spiritum Sanctum qui datus est nobis"
Agostino, Confessioni IV, 4, 7
 
Roma, 21 giugno 41 d.C.

Erano passati diversi mesi da quando Gaudenzio, si era unito agli schiavi della famiglia di Aulus; ormai si prodigava con impegno al suo lavoro, che l’uomo gli ripagava con vitto e alloggio.

Anche Locusta dopo un periodo di diffidenza iniziale, dovuto al loro primo incontro, finì col creare e saldare sempre più un rapporto di amicizia

Arrivò nuovamente il momento di approvvigionarsi con cibo e bevande.
Locusta tornò con la sacca piena di cibarie che le era stato ordinato di comprare.

Non appena varcò la soglia della porta; si guardò attorno, vide da lontano il ragazzo a testa china come fosse impegnato in qualcosa, andò verso di lui, e notò come ormai avesse preso manualità nel pulire i pavimenti.

Era talmente concentrato su quel lavoro, che non si accorse della presenza della ragazza.

Mentre appoggiava la sacca sul bancone, gli chiese - Cos’è successo?

- Poco fa sono inciampato e ho rovesciato  un pentolone pieno di zuppa

- Ah - disse lei guardandolo stupita - Vuoi una mano? - chiese poi con un lieve sorriso.

- Se proprio ci tieni, ma avrai altre mansioni da svolgere

- Non c’è bisogno che me lo dica, sono qui da molto più di te - gli rispose con espressione maliziosa - Ormai non so fare altro - sospirò alla fine, mentre andava a prendere un altro straccio, lo sciacquò e si mise a ginocchioni di fianco a lui strofinando con energia, quando tutto d’un tratto, i suoi occhi si spostarono sullo sguardo di Gaudenzio, per nulla generico: c’era qualcosa in lui che la stimolava, che non le permetteva di non conoscerlo a fondo, nonostante fossero passati mesi da quando si incontrarono per la prima volta, alcuni atteggiamenti non erano mutati.

La sua mente la riportò indietro nel tempo, ricordava bene quel giorno in cui si erano conosciuti e sembrava essersi ripetuto in parte la medesima situazione:

Lei che tornava con la sacca piena delle provviste, vederlo ancora dentro alla taverna anche stavolta era a ginocchioni a pulire il pavimento. Persino Aulus stavolta rideva seppur con un po’ di malinconia mentre gli riferiva - Mi serviva un mano in più, con gli anni che avanzano

Di fronte a quel complimento rimase impassibile, anche se dentro di sè provava un senso di appagamento, che lo portò a terminare lavoro con dedizione facendo passare il senso di fatica in secondo piano.

Inaspettatamente la schiava si avvicinò e gli chiese sorridendogli debolmente

- Vuoi che ti dia una mano?

- Se proprio ci tieni, vicino agli sgabelli ci sono altri stracci

La schiava si mise all’opera dopo averne preso e sciacquato uno, iniziò a pulire accanto a lui. Dopo aver visto nuovamente quella strana croce pendergli dal collo gli chiese

- Scusa ma cos’è quella strana cosa che hai appesa al collo? Sembra una di quelle croci con cui i Romani condannano a morte i delinquenti….o sbaglio?

- Se te lo dicessi con molta probabilità mi terresti a distanza come la peste...

- Perché mai? - domandò sempre più curiosa, soprattutto dopo aver visto il suo volto oscurarsi in un lampo.

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