"Ludunt formosae; casta est quam nemo rogavit
aut, si rusticitas non vetat, ipsa rogat.
has quoque, quae frontis rugas in vertice portant,
excute; de rugis crimina multa cadent"
Ovidio, Amores, I, 8, vv. 43-4629 maggio
Locusta tornò momentaneamente nella sua ex taverna, non solo per darle l'ultimo e definitivo saluto ma soprattutto per esortare Canius a venire con lui.
- Mio imperatore...c'è una cosa che vorrei chiedervi - disse Locusta, inchinandosi al cospetto di Nerone il quale era sempre disponibile e gentile con lei.
- Ditemi pure, Locusta cara, avanti ditemi ciò che vi preme - esortò il giovane splendendo di ellenica ed imperiale eleganza. Quel trono dorato sembrava essere stato realizzato appositamente per lui, per mostrare al mondo intero il suo vigore, la sua prestanza, la sua gioventù.
- Ecco...vorrei condurre nella mia dimora e al vostro cospetto un mio carissimo amico, lavorava con me nella taverna e...
- Certamente - la interruppe - I vostri amici sono miei amici, così come i vostri nemici sono miei nemici... - con un cenno ordinò ai due pretoriani incaricati di farle da guardia - Voi due accompagnate la mia protetta...
- Non ce n'è bisogno, mio imperatore, posso andare anche da sola, vi ringrazio immensamente per la cordialità che mi dimostrate
A quel punto si accorse di un lieve rossorre sulle guance lentigginose di Nerone, probabilmente attendeva da troppo un simile complimento.
"Canius potrai finalmente vivere una vita dignitosa con me..." pensò allegra - Canius...Canius...dove sei? - chiese poi dopo essere entrata, non avendo visto né clienti né l'amico.
- Locusta - esordì Canius dietro di lui, non lo aveva sentito arrivare - Locusta...sei davvero tu? - domandò incredulo mentre avvicinava la sua mano sul viso della donna. Era così bella vestita in quel mondo.
- Si Canius, sono io, seppur con nuovi abiti, ma sono rimasta la Locusta di sempre nell'animo
- Come mai sei venuta qui? - chiese nuovamente Canius serio.
- Ecco, vorrei che venissi vivere insieme a me, sul Palatino, presentarti all'imperatore e...
- No Locusta, no - la bloccò lui con la mano sulle labbra delicate - Non posso, non posso...
Locusta lo guardava stranita, non riusciva a comprendere il suo atteggiamento: da quando erano morti sia Aulus che Tiberia, era mutato completamente, mostrandosi più cupo, silenzioso, più riflessivo del solito, sempre teso, come se volesse nascondere qualcosa...
- Quello è il tuo mondo ormai, Locusta - le riferì quasi nervoso, tale situazione sembrava infastidirlo nel profondo - Perché lo vuoi portare anche qui?
- Canius ma cosa stai dicendo? Perché fai così?
- Io e te siamo due cose distinte...non possiamo contagiarci a vicenda, mi spiace...
- Contagiarsi...ma...
- Locusta...ti prego...non fare domande come al tuo solito...la tua curiosità molte volte ti ha spinto in...situazioni più grandi di te... - la rimproverò quasi piangendo, appoggiò la testa al muro per nascondere le lacrime - Sappi solo che...che tu sei stata più di un'amica per me...eri diventata quasi una sorella...sembrava che nulla potesse dividerci...che saremmo rimasti uniti fino alla fine...e invece il potere ti ha strappata da questo mondo...per portarti in un altro... - proseguiva nel discorso tra un sussulto e un altro.
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Locusta
Ficción históricaRoma, 37 d.C. Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo....fino a quan...