25. Ansia & Genitori

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Quando Harry mette in moto la macchina, un groppo si blocca sul mio petto mentre le mani iniziano a sudare.

Stamattina, quando alle otto è suonata la sveglia, sono stata molto veloce nel staccarla -anche per evitare di svegliare i gemelli- poiché già sveglia da un'ora prima. Subito dopo, come se fossimo collegati, il mio telefono ha iniziato a squillare: notando solamente il nome, lo avevo lasciato suonare quella volta così come le altre tre. Quando il telefono ha squillato per la quarta volta, sono stata costretta a rispondere. Harry subito mi ha ripreso, infastidito dal mio comportamento e sbuffando, quando gli avevo rifilato diverse scuse: a partire dal mal di pancia, poi il mal di testa, la febbre e alla fine il ciclo, cosa che escluse subito poiché sembrasse sapere meglio di me quando ero in quel periodo del mese.
A quel punto, sono stata costretta ad alzarmi per prepararmi ed essere pronta in quarantacinque minuti e, così come aveva detto, fu puntuale.
Avevo avuto il tempo di fare una doccia, sistemare i capelli e vestirmi con un jeans scuro, una maglietta bianca e un giacchettone di lana grigio. Quando avevo infilato gli stivaletti, avevano già suonato alla porta.

Adesso, già in viaggio da quasi un'ora, l'unica cosa che avevo fatto era truccarmi in macchina nei tratti rettilinei e imprecando contro Harry quando sbandava di proposito, anche se di poco. Alla fine, sono riuscita a fare un trucco decente senza il bisogno di uccidere il mio ragazzo.

Sbuffando cambio di nuovo stazione radio e, contemporaneamente, attiro l'attenzione del guidatore che sposta più volte lo sguardo tra me e la strada.

«Mi spieghi perché sei nervosa?» domanda, infastidito. «Smettila Louise, per favore. Non hai motivo di fare così e lo sai»

«E se a tua mamma non piacessi? O tua sorella iniziasse a creare piani diabolici contro di me?» dissi di getto, facendo ridacchiare il ragazzo che guardava fisso la strada. «Oppure tuo fratello e tuo padre potrebbero preferire una tua ex a me»

Quando mi getta uno sguardo per capire se fossi seria o meno, l'unica cosa che faccio è alzare le spalle e scrollarle con disinvoltura. Harry sospira, guardando dietro dallo lo specchietto retrovisore, per poi sterzare di colpo e fermarsi sul ciglio della strada. Il gesto brusco mi porta a sgranare gli occhi e poggiare una mano sul mio petto e l'altra contro il cruscotto per evitare di sbattere. Quando spegne la macchina, lo guardo mentre sbuffa e si gira verso di me con un cipiglio ben evidente.

«Avevi per caso voglia di ucciderci?» urlo guardandolo. «Dannazione Harry! Ma che problemi hai?»

«Che problemi ho io? Ma davvero?» ride guardandomi, visibilmente seccato. «Dio Lou, ti sto portando dalla mia famiglia, non in guerra che cazzo!» esclama.

Sbuffo roteando gli occhi. «Ma lo so! Non sono mica stupida» sputo acida. «Sono solamente preoccupata, Harry» sbuffo, abbassando lo sguardo e stringendomi nel maglione quando un colpo di freddo mi fa rabbrividire.

Lo sento sospirare, per poi togliersi il cappellino e passare una mano tra i capelli, per poi indossarlo di nuovo.
Mi mordo il labbro quando sento le sue mani poggiarsi sulle mie spalle e spingermi leggermente indietro mentre lui si abbassa, in modo che i suoi occhi siano allineati ai miei.
Sono di un verde intenso, limpido, che ti lascia senza parole.

«Anche io ero titubante nel dire a mia mamma che ti avrei portata con me» sospira leggermente. «Ma poi ho pensato e sono arrivato alla conclusione che non avrei avuto motivo di preoccuparmi, perché se rendi felice me la mia famiglia ti accetterà senza problemi» ammette, mentre i suoi occhi rimango sui miei. «Ci tengo davvero a te, Lou. In caso contrario, se ne faranno una ragione» sussurra dolcemente.

Poetry. » Harry Styles.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora