Notte di cambiamenti

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La porta della piccola villa si apre rivelando la figura conosciuta di Amanda, la madre di Chiara.
-Peter-è palesemente sorpresa-Ciao, come va?
-Tutto bene, signora-le rispondo e prima che possa aggiungere qualcos'altro continuo-C'è Chiara? Dovrei parlarle.
Annuisce e mi fa spazio per entrare in casa, stringendo la mano di Soleil entro per poi venire avvolto da quel profumo familiare.
-È in camera sua-mi informa poi punta la sua attenzione sulla ragazza-Vuoi assaggiare una fetta di torta fatta da me?
Sto per parlare, ma la ragazza mette una mano sul mio braccio in modo da fermarmi:-Vai da Chiara, io ti aspetto qui, intanto mangerò qualcosa. Okay?
Annuisco e lei lascia la presa dalla mia mano per poi incamminarsi con la madre di Chiara verso la cucina, e subito quelle due incomincino a parlare di cucina. Sorrido, Soleil riuscirà mai a non stringere amicizia con qualcuno?
Guardo le scale e mi ricordo tutti i momenti passati qui, tutti a mio malgrado molto intensi.
Eppure quattro mesi fa ero ancora qui dentro, felice e mano nella mano con la ragazza che mi aspetta in camera sua. Adesso potrei scoprire che da quell'amore posso essere scaturito un bambino, non ci posso credere.
Mi faccio coraggio e salgo le scale che mi dividono da quella ragazza che ha tenuto in mano il mio cuore per tanti mesi.

La porta di camera sua è socchiusa, busso e ricevo un leggero "avanti" così apro la porta e rivedo quella stessa camera in cui ho passato molti pomeriggi di studio.
È seduta vicino alla finestra sul suo piccolo divanetto, appena alza la testa da Palla di pelo resta stupita e i suoi occhi diventano lucidi. Odio vederla in questa condizione, odio non potere fare niente per aiutarla.
-Non ti aspettavo-sussurra e riabbassa lo sguardo sul gatto che ha sulle gambe.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi appoggio ad essa: non so proprio cosa fare. Cosa dovrei dire in questo momento?
Inclina la testa e sorride leggermente:-Forse un po' sì, per via di quel messaggio.
Mi faccio forza e mi avvicino di più:-È vero?
-Il messaggio?-mi domanda e punta l'attenzione fuori dalla finestra-Vorrei fare l'egoista e dire che sia tuo-afferma e mette una mano sulla sua pancia, poi scuote la testa-Per averti vicino, per avere un sostegno, sentirmi amata perché so che tu ameresti entrambi, ci cureresti, ci ameresti, perché tu sei fatto così-dichiara e punta i suoi occhi nei miei, sta piangendo-Ma non è così, questo bambino è di Felix.
In questo momento sono diviso in due: una che gioisce per non avere un tale peso sulle spalle perché comunque un bambino è una grande responsabilità a diciotto anni, ma dall'altra sono profondamente deluso perché non sono io il padre di questo piccoletto o piccoletta.
Mi inginocchio proprio davanti a lei e alzo la mano, incerto se poterlo fare o meno, alzo la testa e aspetto che Chiara mi dia il consenso, annuisce. Poso la mia mano sulla sua pancia e chiudo gli occhi.
Qua dentro c'è una vita che sta crescendo, questo è il corso della vita, è tutto così magico. Qua dentro, se solo le cose fossero andate per il verso giusto, poteva esserci il mio bambino. Se solo le cose fossero andate come dovevano andare, Chiara poteva essere la madre dei miei figli. Insieme potevamo essere una famiglia felice.
Mi spezza questa cosa. Questa cosa che ormai è così lontana. Un'altra vita.
Senza volerlo mi ero fatto castelli su castelli, pensavo che il nostro amore fosse eterno, che potessimo arrivare al matrimonio e di conseguenza che lei potesse essere la madre dei miei figli. La mia fantasia ha fatto un grande casino, più di tutti mi sono illuso io.

-Lo terrai?-le domando riaprendo gli occhi e puntando la mia attenzione nei suoi.

-Lo terrai?-le domando riaprendo gli occhi e puntando la mia attenzione nei suoi

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Si guarda in giro e poi torna da me:-Sì.
Sempre tenendo una mano sulla sua pancia annuisco:-Bene allora, ti aiuterò come posso, tu devi solo chiedere e io sarò qui per te.
La guardo e noto che ha di nuovo gli occhi lucidi.
-Ti prego, non piangere, sai che mi distruggi facendo così-le ricordo, mentre mi si stringe il cuore.
-Mi dispiace, Peter, mi dispiace-singhiozza e nasconde le sue lacrime dietro le mani.
Abbassa lo sguardo e questa volta la mia attenzione finisce sul gatto che le ho comprato io, adesso è diventata una pantera: un bellissimo gatto ormai grande.
Sono sempre stato sicuro che sarebbe stata una madre fantastica grazie alla sua severità mischiata alla sua dolcezza . Mi sono immaginato andare al lavoro, per poi tornare alla sera a casa stanco morto, ma felice perché tornavo in un luogo pieno di gioia, pieno d'amore.
Avremmo avuto quattro figli, uno più bello dell'altro, e io li avrei amati tutti, indifferentemente dal sesso, li avrei amati perché erano un miscuglio di me e lei.

-Ti ricordi la promessa che mi avevi fatto, tanto tempo fa?-le chiedo rialzando la testa nella sua direzione, abbassa le mani dal suo viso e nega con la testa-Mi avevi fatto una promesso che dopo di me non avresti fatto a nessun altro.
Le sue lacrime scorrono sul suo viso, ma questa volta non si copre.
Nonostante sta piangendo e il suo trucco è leggermente sbavato, come tre mesi fa, per me resta la ragazza più bella di tutte.
-Mi hai promesso che non ti saresti mai pentita del nostro amore, perché ti avevo dato troppo perché io potessi mai toglierti quello che ti avevo dato. Mi hai promesso che non ti saresti pentita di avermi amato, di averci creduto. E non ti saresti mai data della stupida-continuo e lei finalmente capisce dove voglio andare a parare.
Ricordo quel momento benissimo: era San Valentino, proprio quel giorno le ho fatto visitare la clinica dove ero stato tenuto e le avevo detto, per la prima volta, quelle due parole che le avrei continuato a ripetere fino alla fine della nostra relazione. Quelle due paroline piene di significato che ci ho messo tanto a rivelare, ma che è servito.
Alzo la mano e la faccio andare a finire sul suo viso e le asciugo le lacrime, un gesto che ho già fatto tanti mesi fa; lei istintivamente sorride.
-Ci sono amori che non importa come finiscono, l'importante è che siano esistiti-finisco di ripetere le sue parole, mi alzo e mi siedo sulla sporgenza del divano accanto alle sue gambe-Ti voglio aiutare, ti prego, permettimelo.
Lascia andare il viso contro la mia mano e annuisce chiudendo gli occhi.

-E perché ti sei allontanata dal nostro gruppo?-le domando, anche se so già la risposta, ma voglio sentirla da lei la cavolata.
-Lo sai.
-No, dimmelo-la sprona e lei si stacca dalla mia mano.
-Pensavo di star antipatica a tutti-rivela.
Scuoto la testa:-Tu hai creato della amicizie differentemente da me, dalla nostra relazione, e quel gruppo è anche il tuo. Thomas è il tuo migliore amico, non allontanarlo. Kevin, Liam, e anche tutti gli altri ti vogliono bene.
Abbassa lo sguardo.
-Ricordi la promesse che ti feci all'inizio di tutto?-le domando e lei scuote la testa, le alzo il viso-Che non saresti mai stata sola, e io voglio mantenere questa promessa-la informa lasciando il suo viso-Ti proteggo io. Okay?
In tutta risposta la ragazza mi abbraccia e io faccio la medesima cosa, mettendo il mio viso nell'incavo del suo collo. Questo abbraccio me lo sono immaginato per molte notti, avrei pensato di rivivere quelle emozioni, quel sentimento che mi piaceva tanto, ma adesso quel sentimento non lo sento più mio.
Mi sento lontano dal Peter di tre mesi fa.
Sono veramente cambiato.

Una vita per essere amati // cole sprouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora