Io vivo[3]

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1 febbraio.

Piani su piani, ma mai nulla di concreto. Nessuno sa quale sarà la prossima mossa di mia sorella e tutti siamo in ansia.
L'unica cosa che siamo riusciti a fare e avvertire il padre di Peter e anche la polizia che hanno deciso di trasferire tutte le persone potenzialmente minacciate in un'aria sicura, ossia la villa Johnson. Ci hanno rassicurato che saranno sempre nelle vicinanze e interverranno in caso di emergenza.
La mia vita si è incasinata e in questo periodo non riesco a pensare ad altro. La felicità che avevo provato alla festa, in meno di un secondo, si è sgretolata.
Non riesco pensare ad altro che a mia sorella, non c'è spazio per Martin o a qualche straccio di felicità. Non posso permettermela in questo momento. Devo fermare la pazzia di mia sorella prima che faccia veramente del male a qualcuno.
Matteo, dalla festa in maschera, continua a scrivermi chiedendomi di vederci, ma gli ho risposto che in questo momento non posso e non voglio avere problemi. So' che sto sbagliando a sbattergli così la porta in faccia, ma adesso ho bisogno della mia tranquillità. Non riesco nemmeno ad andare a scuola.
La verità è che ho una paura matta di rivederla.
Al ballo, quando l'ho vista mi tremavano le gambe e quando mi ha toccato il punto dove si trova la cicatrice che mi ha provocato lei stessa, ho sentito veramente quel dolore ripercorrere il mio corpo. Io la detesto. Io la odio. Io ho paura di lei..

-Ginevra-mi richiama la voce di Ryan, per poi posizionare la sua mano sulla mia spalla, ma io mi ritraggo di scatto, facendolo restare male-Devi mangiare.
Mi indica il vassoio con sopra la mia colazione, ma non mi riesce di farlo. Come posso fare una cosa così futile quando Peter ha bisogno di me?
-Ginevra, devi mantenerti in forze-continua a parlare il ragazzo, seduto sul mio letto-Non puoi deperirti, abbiamo bisogno di te.

 Come posso fare una cosa così futile quando Peter ha bisogno di me?-Ginevra, devi mantenerti in forze-continua a parlare il ragazzo, seduto sul mio letto-Non puoi deperirti, abbiamo bisogno di te

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Scuoto la testa e avvicino a me le ginocchia, le abbraccio e affondo il viso in esse. Vorrei non essere sua sorella. Vorrei che tutto questo dolore cessasse.
La ferita brucia più che mai. Il dolore mi soffoca. Non mi permette di fare niente.
Alla fine Ryan si arrende e mi lascia di nuovo sola. Così a fatica mi alzo dal mio letto e mi dirigo verso il bagno per farmi una bella doccia calda. Voglio togliermi di dosso tutto questo dolore. Voglio dimenticare chi sono.


...


-Mai vista una camera così in disordine-parla una voce a me fin troppo conosciuta-Tralasciando la mia, ovviamente.
Apro gli occhi e vedo, poco lontano da me, Martin che sta cercando di non calpestare ogni vestito o cartaccia per terra. Alzo la schiena e lo osservo, un po' divertita. Non me lo aspettavo di vederlo qui.
Quando alza i suoi occhi nei miei mi regala un sorriso divertito.
Cosa ci fa qui?
Non dovrebbe stare accanto a Peter, prima che gli succeda qualcosa?
Perché è qui con me?
-Buongiorno principessa-mi saluta appena si siede sul ciglio del letto e mi osserva con occhi divertiti. Mi aspettavo che mi guardasse con altri occhi visto che non sono truccata, pettinata, vestita bene e sicuramente non profumo di pulito. Non mi muovo da questo letto ormai da due giorni. Sono un disastro.
-Cosa ci fai qui?-dò vita a tutti i miei pensieri, mentre lo osserva attenta a ogni suo gesto. Non me lo aspettavo di vederlo qui.
-Sono qui perché non ti permetterò di chiuderti a riccio e buttarmi fuori dalla tua vita, soprattutto adesso che finalmente sono riuscito ad entrarci-mi risponde posizionando la sua mano sulla mia gamba coperta dal piumone-Quindi adesso, con tutta la calma del mondo, vai in bagno, ti dai una veloce ripulita, ti cambi, mentre io ti aspetto giù-mi ordina, per poi alzarsi e torreggiare su di me-Ah, è meglio che ti metti vestiti comodi.
-E se non ne avessi voglia?-ribatto alzando le sopracciglia.
-Te la farai venire-ribatte-Non permetterò che tu passi un altro minuto su quel letto-mi informa-Quindi se non vai tu a lavarti, ti ci porto io-afferma e poi aggiunse con un leggero sorriso divertito-Di forza.
Alzo le mani:-Okay, okay, tu però aspettarmi giù.
Lui annuisce per poi rifare il percorso ad ostacoli per raggiungere le scale e scendere. Io, intanto mi alzo dal letto e mi muovo verso il bagno, appena sono dentro apro il rubinetto della vasca: ho proprio voglia di un bel bagno caldo. E poi così farò anche un po' penare Martin.
Appena la vasca è riempita, mi infilo dentro e vengo avvolta dall'acqua calda ed ogni mio muscolo si rilassa. Solo ora mi rendo conto di quanto ne avessi bisogno.



Una vita per essere amati // cole sprouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora