5-Questa è la mia verità

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Intorno al IV secolo a. C. in Grecia si sviluppò una corrente filosofica alternativa alla precedente. La precedente cercava l'archè di tutto, ovvero quel principio primo o quella sostanza che creò il mondo, gli esseri viventi e non viventi, questa filosofia era chiamata filosofia della natura, poiché l'oggetto di studio era la natura stessa dove risiedeva la verità di tutto. All'interno di essa, diversi filosofi individuarono vari archè come: l'acqua, l'aria, l'atomo, il numero, l'apeiron ovvero un mondo superiore dove esistono le cose prima di essere create dall'apeiron stesso.
La corrente del IV secolo però sposta la sua attenzione sull'uomo, non si cerca più l'archè delle cose ma bensì la verità che secondo i sofisti, i filosofi della sofistica, risiede in ogni singolo uomo. La verità diventa una cosa soggettiva che tutti possono interpretare come vogliono. Si ha una crisi della filosofia poiché non si ha più niente di certo e la verità viene interpretata dalle singole persone come meglio si crede, ognuno ha le sue certezze e le sue sicurezze. Questa filosofia era basata sull'uso della dialettica, ovvero un discorso tra due persone, e la retorica, chiamata anche l'arte del saper convincere, veniva usata nei discorsi in pubblico e serviva a convincere la platea delle tesi del sofista o del politico; si parla di politico perché i sofisti vengono chiamati anche prostituti del sapere e usavano le loro idee per creare un discorso a scopi politici, rendevano un servizio a un politico naturalmente facendosi pagare.

Osservatore: Sapete, cari lettori, io mi sento quasi un sofista, ho la mia verità, che magari voi non condividete. La mia verità è proprio quella che avete visto in azione e che vedrete nelle storie successive. La mia filosofia è punire chi non accetta o chi vive male la propria vita, come avrete capito. È anche vero che non si può decidere sulla vita delle altre persone, però nella propria sì. Infatti, ogni singola persona che prendo, decide sulla propria vita, quindi a mio parere non faccio niente di sbagliato. Diciamo che mi definisco un curatore, un tutore, qualcuno che ti guida verso le scelte giuste, forse sbaglio o forse faccio la cosa giusta; sicuramente non mi fermerò davanti a niente.

La lezione della mattinata fu proprio quella sui sofisti, se vi starete chiedendo come è possibile che io abbia avuto una lezione di filosofia, semplice: mi sono iscritto anche al corso universitario di filosofia, è una materia che mi affascina molto quindi ho pensato bene di intraprendere anche questa strada.
È stata una bella lezione, già conoscevo la filosofia sofistica, ma molto prima di poterla proiettare nella mia di filosofia, questa volta ho trovato molti punti in comune. La classe era molto diversa da quella dell'indirizzo di psicologia, d'altronde sono due materie diverse ma in un certo senso simili, poiché la psicologia proviene dalla filosofia e diventa quella conosciuta attualmente quando inizia ad usare il metodo scientifico.
Feci la pausa pranzo, di pomeriggio avevo il rientro nel corso di filosofia, andai in libreria per prendere i libri del pomeriggio e vidi la professoressa che mi fece la lezione quella mattina parlare animatamente con un alunno. Mi avvicinai al mio scaffale e sentì un pezzo di conversazione.
<< Tu non puoi frequentare questo corso, non sei portato, per studiare filosofia ci vuole una mente più aperta e bisogna memorizzare molte cose, purtroppo tu non sei portato>>
Il ragazzo la guardò un po' deluso per dopo rispondere:<< Senti mamma, non mi interessa se sei tu la mia professoressa, ti dirò chiaramente che è una materia che mi piace e intendo studiarla fino in fondo, piuttosto dovresti essere felice che io voglia intraprendere le tue orme>>.
Il ragazzo seccato se ne andò via, io presi i libri e gli corsi dietro, non volevo parlare con lui, ma come lui mi stavo dirigendo in aula. Una volta entrati lui si andò a sedere in fondo alla classe.
Avrei fatto anch'io come lui, mi sarei seduto in fondo alla classe, non è molto bello fare una lesione di filosofia dopo che tua madre nonché tua professoressa ti dice quelle parole che.
Io mi sedetti a metà classe, perché non amo stare agli ultimi posti, mi piace stare attento e partecipare alla lezione e non mi piace neanche stare a primo banco, non è da me fare il cocco del prof.
La lezione continuava quella precedente,
introdusse alcuni sofisti come: Gorgia, Protagora, Antifonte, Ippia e molti altri.

Quando finì le lezioni pomeridiane, andai nello scaffale dove teneva i libri Alessandra e incastrai la lettera tra la fessura di due libri.  Non volevo farmi vedere da nessuno così aspettai che tutti se ne fossero andati, rimanevano solo poche persone, fortunatamente nessuno mi vide.
Organizzai tutto, io avrei rivisto Alessandra domani nel pomeriggio, mentre lei aveva lezione anche di mattina in libreria o almeno così mi aveva detto, avrebbe avuto tutta la mattinata per pensare cosa fare e avrebbe sicuramente pensato che per la mia timidezza preferivo non farmi vedere e scrivergli tramite lettera, tutto è perfetto.

Mentre uscivo dall'Università rincontrai la mia professoressa con suo figlio, entrambi non si parlavano, si vedeva chiaramente che non stavano attraversando un buon momento.

Osservatore: Cari lettori, la scelta dell'indirizzo scolastico, secondo me, è una cosa puramente soggettiva che non deve essere influenzata da fattori esterni come: genitori, amici e soprattutto professori che spesso cercano di indirizzare gli alunni nelle materie da loro insegnate. Chiaramente ero dalla parte del ragazzo, non conoscevo neanche il suo nome, però ero convinto del fatto che la sua scelta non doveva essere condizionata dalla madre che gli faceva anche da professoressa.

Andai verso la mia macchina e poi a casa.
Una volta arrivato mi cambiai, mi preparai la cena e accesi la televisione nella speranza di avere notizie di Kevin, ma ancora niente, la polizia non l'ha ancora trovato, non vedo l'ora che arrivino alla conclusione del caso. Spensi tutte le luci della casa, mi feci la doccia, mi misi il pigiama e andai a dormire.

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