18-Dietro le sbarre

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<< Prova a convincere le persone. Su, di tutta le verità>> dissi con voce di scherno.
<< Stai certo che lo farò>>.
Ad ogni persona che si fermava diceva:
"Mi scusi, io mi chiamo Dario e sono stato catturato da una persona da me sconosciuta, mi ha obbligato a fare i suoi giochi malati.
Non mi sono incatenato io qua, è stato lui. Aiutatemi, vi pago, ecco a voi i soldi".

Lanciava i soldi sulle persone e loro
scappavano, io ridevo davanti questa scena.
<< Prova a dire che io ti osservo, sempre, anche adesso>>.
Dopo aver detto queste parole le persone si allontanarono ancora di più.
<< Evidentemente nessuno ti aiuta, i tuoi soldi non ti servono e avere la bocca aperta non cambia niente, o sbaglio?>>.
<< Zitto bastardo, cosa vuoi da me?!>> urlò in mezzo alla strada.
<< Se parli da solo, ti prenderanno per pazzo già hanno dei dubbi>> risposi pacatamente.
Per un periodo si stette zitto, nello stesso momento al lato opposto della strada, proprio sotto il portone della casa affittata da me, si creò un gruppo di persone che parlava di lui.
Una sola persona provò ad avvicinarsi, ma lo stupido fece l'errore di prendere la persona per il braccio, quest'ultima spaventata arretrò e lo lasciò là.
D'impulso decisi di scendere giù, ad ascoltare ciò che dicevano le persone.
Una di loro disse:<< Sto per chiamare la polizia, non è normale che questo pazzo si sia incatenato qua>>.
Tutte le persone erano d'accordo, io nel frattempo mi nascondevo dietro la folla per non farmi vedere, non avendo la maschera avrebbe visto una persona che già conosceva, la cosa risultava strana.
Riuscì a mettersi in contatto con la polizia:<< Pronto polizia, in via Garibaldi c'è un pazzo incatenato a un palo che disturba i passanti, se potreste venire a dare un' occhiata ci aiutereste molto>>.
Nel giro di mezz'ora arrivò la polizia, tutte le persone che fino a quel momento non avevano fatto altro che parlare di lui, si avvicinarono ai poliziotti e dissero la loro per incolparlo.
Io mi girai al contrario così che nessuno potesse vedermi mentre parlavo.
Rivolgendomi verso la mia povera vittima lo informai dell'accaduto tramite il chip:<< La polizia è qui per te, forse ti arrestano come avevo pensato sin dall'inizio. Ti avevo detto che la scelta semplice ti sarebbe costata cara. Cerca di capire chi sono, mi trovi tra la gente?>>.
Mi avvicinai alla polizia anch'io e dopo essermi assicurato che stavano per arrestato, mi piazzai dritto davanti a lui nella strada opposta e lo guardavo fisso.
La polizia andò ad interrogarlo:<< Mi dica, cosa ci fa qui? Chi è?>>.
<< Mi chiamo Dario, sono qui perché una persona mi ha portato a fare un gioco, questa persona è malata ed è qui che mi guarda, mi vuole far del male>>.
<< Chi è questa persona?>>.
<< Non lo so, però mi ha appena detto che è qui>>.
<< Come facciamo a crederle?>>.
<< Non lo so...>>.
Poi mi vide posizionato al lato opposto della strada.
<< Guardate quello è un mio amico, chiedete a lui, io non sono pazzo>>.
La polizia si avvicinò da me:<< Lei è suo amico? Potrebbe confermare che è sano di mente?>>
<< Piacere sono Matteo, l'ho conosco di vista, siamo usciti insieme due volte, non so se posso aiutarvi>>.
<< No, non è la persona adatta, non lo conosce>>.
Avute le informazioni la polizia tornò da Dario.
Ancora una volta si rivolsero a lui:<< Signore, non possiamo chiedere niente al suo presunto amico, perché non lo conosce>>.
<< Come non mi conosce, Matteo vieni qua subito!>> urlò in preda a una crisi.
<< Lo lasci stare, non la può aiutare, adesso lei viene con noi in questura, le faremo delle domande e poi prenderemo provvedimenti>>.
<< No per favore, io non ho fatto niente sono innocente, lasciatemi stare>> cadde in ginocchio disperato e li pregava che lo lasciassero stare.
Gli misero le manette, lo presero sotto braccio e lo portarono via di prepotenza.
<< Lasciatemi, non ho fatto niente>>.
Adesso il colpo di grazia:<< Hey Dario, guarda verso Matteo>>.
Puntò lo sguardo su di me e io le dissi:<< Hai finito il gioco, adesso sei libero da me, continua a giocare con loro. Per me...hai vinto, il mio scopo era metterti dietro le sbarre, adesso...buona fortuna. Addio!>>.
Diventò pallido, la voce che sentiva corrispondeva perfettamente alle mie labbra, sulla sua faccia vidi rabbia, disgusto, impotenza e sopratutto paura.
<< Brutto bastardo, polizia è stato lui, l'ha appena detto, proprio ora>> cercò di incastrarmi ma invano.
La polizia stanca delle sue storie false e inventate lo portò via, peccato perché aveva ragione ma al contrario mio lui era troppo stupido, doveva giocare diversamente, con le sue scelte è caduto in tutte le trappole predisposte da me. 

Tornai a casa, per prima cosa distrussi il microfono che usavo così il chip non sarebbe stato rintracciabile e dopo mi feci una doccia, dovevo rilassarmi ormai ero un fascio di nervi.
Il pomeriggio avevo lezione di filosofia, decisi di arrivare in anticipo perché mi sarebbe piaciuto parlare con Paolo. Dopo averlo cercato, non trovandolo, decisi di andare in classe a prendere posto e iniziai a copiarmi gli appunti della lezione precedente su Anassimandro.
<< Hey, ciao, posso sedermi accanto a te?>> chiese Paolo che era appena arrivato.
<< Ciao, non ti avevo sentito arrivare, sì tranquillo siediti>>.
<< Che fai?>>.
<< Sto ricopiando gli appunti della vecchia lezione>> dissi mentre continuavo a scrivere.
<< A proposito, quando ci vediamo per studiarla?>>.
<< Il prima possibile, domani penso di essere libero, ti aggiorno>>.
<< Ok, fammi sapere. Ti posso chiedere un favore?>>.
Staccai gli occhi dal foglio e lo guardai:<< Certo, dimmi?>>.
<< Puoi prestarmi i tuoi appunti?>>.
<< Finisco di copiarli e te li dò>>.
Finì giusto in tempo prima che iniziasse la lezione, gli diedi il quaderno a Paolo e presi gli appunti della nuova lezione nel quaderno che usavo appositamente per gli appunti.
La lezione fu sempre su Anassimandro. Quando finì, andammo in giardino e mentre salutavo Paolo uscì sua madre dal plesso.
<< Ciao Paolo, arrivederci professoressa>>.
<< Arrivederci Matteo> rispose di ricambio sua madre.
<< Ciao Matteo, fammi sapere per domani>>.
<< Certo>> gli sorrisi e corsi via.

Quando arrivai a casa ero veramente stanco, quella sera tra l'altro avevo lezione di musica. Decisi mi mangiare e di guardare un po' la televisione e con mia sorpresa al telegiornale vidi una notizia su Dario: secondo i medici era pazzo, incolpava persone senza motivo e non c'erano prove per incastrare un eventuale colpevole, avevano deciso di arrestarlo inoltre gli avrebbero dato delle pillole per calmarlo,
non sarebbe uscito da lì dentro per un bel periodo.

Andai a lezione, suonammo un paio di marce sinfoniche e alcune funebri. Quella sera per la prima volta c'era Jasmine, le altre volte partecipò solo di pomeriggio. Alcune persone si misero a parlare con lei, ma alla maggior parte di loro dava risposte secche, con lei non si riusciva a continuare una conversazione.
È veramente una ragazza strana: pensai.
Quando io uscì dalla sala musica la vidi poggiata sulla mia macchina e per farla spostare dissi:<< Hey, io dovrei andare via>> si spostò senza dire nulla e mentre mi guardava si appoggiò nella macchina accanto, allora colsi l'occasione per parlargli un po':
<< Ti piace suonare? Come ti trovi?>> prima di rispondere mi guardò, forse era un mio presentimento ma gli seccava parlare con tutti, poi rispose:<< Sì mi piace, mi trovo bene>>.
<< Capito>> guardai a terra e sbuffai era veramente difficile parlargli, la guardai di nuovo:<< Ti stanno venendo a prendere? Vuoi un passaggio?>>.
<< No, grazie>> dopo avermi risposto si allontanò, io entrai in macchina e persi apposta del tempo. Dallo specchietto retrovisore vidi che si mise a parlare con una ragazza della banda con la quale si trovava bene, erano poche le volte con cui rideva e con lei lo faceva volentieri, inoltre era molto sciolta nel parlare quasi non sembrava lei.
Per adesso qualcosa mi diceva che dovevo osservare meglio quella ragazza ed avere qualche informazione in più, qualcosa in lei mi attirava.

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