13-Maestro e allievo

45 7 0
                                    

Di mattina la lezione di psicologia fu ripetitiva, perché il professore si accorse che il giorno precedente mancavano degli alunni. Mi toccava risentire la parte di psicanalisi che odio, quella della sessualità del bambino.
Secondo Freud il bambino sin da piccolo ha una vita sessuale, questa comincia all'età di 5/6 anni. In questo periodo entra in gioco il complesso d'Edipo, che dice che il bambino cercherà di avere una storia con il genitore del sesso opposto, invece cercherà di evitare e di imitare quello dello stesso sesso. Successivamente il bambino verrà distratto dalla scuola e dalle relazioni sociali, entrando nel periodo della pubertà. Superato questo periodo entrerà nell'adolescenza adesso cercherà l'amore fuori dalla famiglia se ha superato bene il complesso d'Edipo altrimenti se non l'ha superato lo cercherà di nuovo dentro la famiglia.

Osservatore: A voi piace il complesso d'Edipo? Bene, io lo odio! La mia mente non riesce a concepire un bambino con una vita sessuale, sono così puri e ingenui i bambini. Se dovessi valutare Freud per questa parte di psicanalisi probabilmente lo odierei, se invece valuto la mia parte preferita ovvero lo studio dell'inconscio allora mi piace molto di più.
Vi racconto questa chicca del vostro osservatore: nell'ultima interrogazione del terzo anno al liceo delle scienze umane, dovevo appunto ripetere Freud, fortunatamente erano interrogazioni a coppie, la parte del bambino l'ho scaricata alla mia compagna di banco, anche perché a lei piaceva e io non riuscivo a dirla, diciamo che mi ha salvato altrimenti avrei fatto brutta figura, non riesco proprio a concepirla, pensate a dirla e se necessario commentarla.

Finita la lezione, andai a posare i libri e presi quelli di filosofia per il pomeriggio, mentre prendevo i libri vidi arrivare Alessandra:
<< Ciao, come stai?>>.
<< Ciao, bene, tu?>>.
<< Bene, che fai dei libri di filosofia in
mano?>>.
Guardai i libri e dopo dissi:<< Frequento il corso di filosofia, tra poco ho il rientro>>.
Sorpresa mi rispose:<< Wow, io amo la filosofia, che bella cosa>>.
<< Già, piace molto anche a me>>.
Stranamente in tutto quello che diceva o faceva era più serena, sembrava una bambina, diciamo che forse levargli il fidanzato dai piedi gli ha fatto bene.
<< Qualche volta mi parli di cosa fate al corso di filosofia>> mi chiese lei.
<< Ok, quando vuoi>>.
<< Hai impegni sta sera?>>.
<< No, perché?>>.
<< Io esco con la mia comitiva, se vuoi venire ci incontriamo in gelateria>>.
<< Ci sarò, a che ora?>>.
<< Ci siamo messi d'accordo per le 21:00>>.
<< Ok, ottimo, a sta sera allora>>.
<< A sta sera>> ci salutammo e io andai fuori dal plesso.
Quando uscì vidi Paolo arrivare con sua madre, appena mi vide scese dalla macchina e corse verso di me, mi sembrò di avere quasi un controllo su quel ragazzo, mi seguiva e mi cercava, forse la sua è una richiesta d'aiuto pensai, o forse mi vede un buon amico, pur conoscendolo da poco vidi che insieme stavamo bene.
Arrivato da me mi disse:<< Ciao Matteo, come stai?>>.
<< Bene, tu?>>.
<< Abbastanza bene, quella è mia madre, aspetta che te la presento>>.
Ci avvicinammo a sua madre, che sembrava quasi volesse evitarci.
Paolo rivolgendosi verso di me disse:
<< Scusala, cerca di mantenere sempre un ruolo professionale>>.
<< Fa bene>> dissi guardando la madre.
Paolo rivolgendo alla madre disse:
<< Mamma, ti presento Matteo, è lui il ragazzo che mi ha aiutato a studiare, è un tuo alunno al corso di filosofia>>.
Molto cordialmente si presentò:<< Piacere, penso che già conosci il mio nome, comunque sono Luisa Fontina, sua insegnante e sua madre. Tu invece sei Matteo ieri sera mi ha parlato tanto di te, a quanto ho capito fai molte cose, sei un ragazzo molto impegnato è molto studioso, sia per i libri che tieni in casa sia per come hai fatto studiare mio figlio, per la prima volta sapeva una lezione bene senza guardare il libro>>.
<< Piacere mio, comunque suo figlio è bravo, è solo insicuro di se stesso, spero di riuscire a rassicurarlo in quello che fa, perché se una cosa la fa bene è veramente bravo>>.
<< Ce la farai, sei un ragazzo determinato e riesci a trasmettere sicurezza anche agli altri, ci seri riuscito con mio figlio in mezza giornata>> mi fece un sorriso e io ricambiai, poi ci salutammo.
Lei entrò dentro il plesso e io rimasi fuori con suo figlio che si misi a parlare con me:<< Devi fare qualcosa?>>.
<< Stavo andando a mangiare, voi venire con me?>>.
<< Perché no, va bene>>.
<< Ottimo >>.
Ci dirigemmo ad un bar e ci sedemmo, la prima cosa che fece e mettersi al telefono.
Per facilitare le cose e per rompere il ghiaccio chiesi:<< Cosa ordini?>>.
<< Non lo so, un piatto di pasta>>.
<< Grazie, quello anch'io, però vorrei capire quale, così lo dico al cameriere che sta aspettando noi>>.
Quel povero cameriere era accanto al nostro tavolo che aspettava me che parlassi, io invece aspettavo lui che mi dicesse il suo piatto.
Paolo tutto imbarazzato provò ad aggiustare la situazione :<< Scusate, un piatto di spaghetti al pesto verde>>.
<< Finalmente ti sei deciso, stessa cosa io, grazie>>.
Il cameriere prese le ordinazioni un po' seccato, poi ci guardò male e se ne andò, ebbi il tempo di girarmi la faccia che scoppiai a ridere insieme a Paolo:<< Posso dirtelo, sei stupido, quel cameriere ci odia>>.
Paolo continuò a scusarsi:<< Scusami, però hai visto che faccia, ne è valsa la pena>>.
<< Certo è stato divertente, però ringrazia se quando ti porta il piatto non te lo dà in faccia>>.
<< Basta per favore, ci stanno guardando tutti>>.
Ridevamo come stupidi, poi ci fu silenzio, per sciogliere il ghiaccio chiesi della madre:
<< Simpatica tua madre>>.
<< Se lo dici tu>> disse un po' seccato.
<< Perché dici così? L'altro giorno mi hai detto di essere più o meno nella mia stessa situazione, in che senso?>>.
Fece una piccola pausa e continuò:<< Diciamo che come te i miei si sono separati, però mentre tu hai un bel rapporto con tua madre io non tanto, è una brava persona, ma da quando a divorziato con mio padre si è chiusa in se stessa, sembra quasi che non sia suo figlio>>.
<< Scusa se chiedo, ma non ti vuole
più bene?>>.
<< No, lei mi vuole bene è solo che non vuole che diventi come mio padre, visto che gli assomiglio tanto fisicamente e caratterialmente non vuole che faccia la sua stessa fine>>.
<< Che fine a fatto tuo padre?>>.
Abbassò lo sguardo imbarazzato:<< Mio padre spacciava droga e adesso è in carcere, quando mia madre l'ha conosciuto dice che era un'altra persona e lei è rimasta molto delusa nel vedere il suo cambiamento in peggio>>.
<< Capito, ma comunque credo tu sia diverso da lui, sei molto timido e poi hai una vita davanti che stai costruendo, ti piace la tecnologia, vorresti lavorarci e stai studiando per crearti un futuro>>.
<< Sì, ma a mia madre non piace l'idirizzo che ho preso perché anche mio padre era professore di filosofia, quello che mia madre non ha capito è che voglio seguire le sue orme e no quelle di mio padre>>.
<< Tu hai provato a spiegarglielo?>>
<< Sì, ma non capisce, non vuole sentire ragioni>>.
<< Capito, però se posso permettermi tua madre crede in te, è solo che ha paura per le scelte che potresti fare, se non credesse in te non mi avrebbe detto che la lezione la sai bene e che continuando migliorerai, piuttosto mi avrebbe detto di lasciare perdere o che la cosa non è servita a niente>>.
<< Se lo dici tu, secondo te che devo fare?>> chiese un po' sconfitto.
<< Per adesso niente, tu continua così se lei non crederà in te dopo si prende una decisione>>.
<< Quale?>>.
<< Non è il momento di dirtelo, dopo la saprai>>.
<< Ok>>.
Arrivarono i piatti e iniziammo a mangiare, una volta finito ci dirigemmo a scuola, per la prima volta avevo con compagno di banco che conoscevo, Paolo si era seduto accanto a me, credo che sua madre fosse felice di questa scelta perché ci guardava e annuiva. Comunque è un ragazzo molto silenzioso, che cerca un appoggio, sicuramente perché gli è mancata la figura paterna, non vorrei sbagliare ma sta trovando appoggio in me, mi guarda e mi ascolta come se fossi la sua guida, la sua salvezza, il suo maestro, esattamente come: Dante e Virgilio, Platone e Socrate oppure Platone e Aristotele. Speriamo solo che non si attacchi troppo a me, dovrebbe riuscire a vivere da solo, momentaneamente cercherò di supportarlo il più possibile.
Finita la lezione ci salutammo e andai via.

Avevo un appuntamento davanti la gelateria.

L'OsservatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora