48-Imbarazzo

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Avevo sia lezione di filosofia che di psicologia quella mattina.
Prima ebbi quella di psicologia in mattinata, quando arrivai all'università vidi Alessandra seduta nella panchina. Ero molto imbarazzato, non sapevo di cosa avrei potuto parlargli e onestamente non mi sentivo adatto ad una ragazza come lei, lei non doveva assolutamente invaghirsi di me, sarebbe stato un problema per entrambi. Decisi di non andare a sedermi accanto a lei e di aspettare che entrasse dentro il plesso, l'avrei raggiunta quando già era seduta nel banco. Quando suonò la campanella entrai dietro di lei e mi andai a sedere al solito posto:<< Ciao Ale>>.
<< Ciao Matteo>> non mi degnò di uno sguardo e continuava a guardare il libro che teneva tra le mani.
<< Che leggi?>>.
<< Un...romanzo rosa, sicuramente non ti piacerà>> disse quasi imbarazzata.
<< Capito>> rimanemmo in silenzio per un po', io nel frattempo presi i libri e i quaderni e iniziai a scrivere qualche pagina del saggio.
La lezione fu usata per le solite domande di comprensione, essendo già stato interrogato continuai a farmi i fatti miei e a scrivere, Alessandra invece continuava a leggere.
Quando la lezione finì mi sembrò comunque educato chiedere ad Alessandra se voleva pranzare con me e Paolo che a breve sarebbe arrivato:<< Ti va di pranzare insieme? Sta venendo anche Paolo perché oggi abbiamo il rientro di filosofia>>.
<< Emh...no scusami...devo andare, mia madre mi aveva chiesto di fare una cosa...>>.
<< Capito, tranquilla sarà un'altra volta, ciao>>
<< Ciao>> mi guardò un attimo in faccia e mi salutò sulla guancia, la guardai andare via e venire prelevata dalla madre.
Mi appoggiai sulla mia macchina e mi misi a pensare.
Mi dispiaceva questo suo improvviso cambio d'atteggiamento, in fondo ci tenevo a lei ma non poteva assolutamente state con me. Forse avrei dovuto parlargli, ma con le parole non sono mai stato bravo, non potevo spiegargli tutto. Non sapevo cosa fare, decisi di far passare del tempo e dopo avrei deciso. Venni interrotto da Paolo che mi raggiunse all'università:<< Hey amico, com'è andata?>>
<< Bene, niente di che, il prof ha interrogato e io stavo scrivendo il saggio, cosa che farò anche ora>>.
<< Tieni ti ho portato i libri dell'ora successiva>> li misi nello zaino e dopo andammo verso l'uscita.
<< Andiamo al solito posto?>>.
<< Certo>> arrivati al bar ci sedemmo.
<< Alessandra non è venuta?>> chiese non vedendola.
<< Aveva impegni>>
<< Capito>> guardammo il menù e dopo ordinammo.
<< Oggi mi faccio interrogare>> disse dopo che il cameriere andò via.
<< Buona fortuna, piccolo consiglio: a tua madre piace mettere in difficoltà gli alunni, cerca di non far trasparire paura se non dovessi sapere qualcosa>>.
<< Non avrò paura perché io so tutto, questa volta sono pronto>>.
<< Ottimo spirito>> ci scambiammo un sorriso e dopo arrivarono i nostri ordini.
Prima che iniziasse la lezione feci qualche domanda a Paolo che mi rispose positivamente.
Ebbi un colpo di genio e di pazzia mi venne in mente Chiara, non so perché:<< Sta sera nuovo gioco, prendiamo Chiara>> gli dissi a un orecchio mentre aspettavamo l'inizio della lezione.
<< Io sono pronto anche per quello>> mi disse tranquillissimo.
<< Adesso vai>> entrò la prof in classe e chiese dei volontari. Andò Paolo e un altro anch'esso bravo. Paolo fece un' ottima impressione e sua madre a fine lezione si complimentò:
<< Paolo...bravo, questo sì che è mio figlio>>.
<< Grazie mamma, questa volta Matteo non mi ha aiutato, per la parte di Platone>>.
<< Meglio così, mi raccomando voglio un interrogazione, per la specialistica, impeccabile da parte di entrambi>>.
<< Sarà fatta>> risposi sicuro io.
<< Certo mamma>> la salutammo ed andammo via.

Quella sera avevo anche lezione di musica.
Quando tornammo a casa io andai a farmi una doccia, dopo andai a ripassare la lezione.
Paolo invece si fece una doccia ed andò a cucinare la cena. Mangiammo con calma e dopo ci dirigemmo verso la sala musica.
<< Quindi sta sera prendiamo Chiara?>>.
<< Sì>>.
<< Come?>>.
<< Non lo so, tieni nel dubbio prendi un cip localizzatore e mettiglielo addosso per sicurezza, caso mai la perdiamo>>.
<< La invito a prendere qualcosa? Non so che fare>>.
<< Gioca come vuoi tu, questa è la tua parte di gioco, è solo l'inizio questa sera tanto non devi fare chissà che cosa, pensaci tu>>.
<< Va bene>> posteggiai la macchina e scendemmo entrambi.
Salutai tutti e dopo andai a firmare, in quell'istante uscì il professore dalla stanza dove gestiva le pratiche e lavorava sui pezzi da suonare, mi diede una pacca sulla spalla e salutò Paolo con un semplice "ciao".
Quando uscimmo fuori, ci fermammo a parlare tra di noi, ancora mancavano persone.
<< Ecco c'è Chiara con l'incazzata>> scoppiai a ridere sentendo il nomignolo che gli diede.
<< Amico vedi che ha un nome se ti sente ti stacca le braccia>> dissi io tra le risate.
<< Vabbè la chiamerò: l'incazzata>>.
<< Perché?>>.
<< Non gli va mai bene nulla>>.
<< Hai ragione>> entrambi ridemmo come due stupidi, cosa che finì presto quando Chiara si avvicinò a Paolo. In quel momento iniziò la lezione e io andai via dopo che la salutai, mi sedetti, montai lo strumento e iniziai la lezione.
Quando finì, posai di nuovo tutto ed andai da Paolo.
<< Ho invitato Chiara a prendere un gelato, ti va di venire?>> disse rivolto verso di me.
<< Certo>>.
<< Io lo chiedo a Jasmine>>.
<< Vi aspettiamo fuori in macchina>> presi Paolo dal braccio e lo portai con me, uscimmo di corsa e dopo aver posato lo strumento in macchina mi poggiai sulla fiancata.
<< Perché sei scappato?>>.
<< Perché sicuramente adesso Jasmine si lamenterà almeno non la vedo e non la odierò per il resto della serata>>.
<< Capito, hai ragione>> entrambi sorridemmo sotto ai baffi.
<< La starà cazziando lo sento>>.
<< Ma tu come ti permetti! A farti amici senza il mi consenso!!>> cercai di imitarla ma con scarsi risultati. Scoppiammo a ridere come due bambini, in quel preciso istante uscì il professore:<< Vi sento da dentro, ma quanto parlate?>>.
<< Faccia finta di niente>> gli sorrisi come uno stupido ed evitai di guardare Paolo perché era andato dritto al mondo delle risate.
<< Vabbè io vado..ciao>>|
<< Ciao prof>>.
<< Arrivederci>> disse con le lacrime agli occhi, quando si calmò mi chiese:<< Ma per capire: gli dai del lei o del tu?>>.
<< Quello che mi capita, cosa mi esce dalla bocca, tento è professore ma privato non perde la faccia davanti gli altri alunni e non deve dare ragione a presunti presidi>>.
<< Sì, ma figlio mio deciditi>> lo guardai male e dopo ridemmo di nuovo.
Finalmente ci raggiunsero Chiara e Jasmine.
<< Dove andiamo?>> chiese seccata Jasmine.
<< Lungo mare>>.
<< Ci vediamo là>> ci separammo ognuno con la propria macchina ed andammo via.
<< Però doveva chiedere se la volevamo, io avrei detto no>> disse ironico Paolo una volta in macchina.
<< Io avrei detto sì, tanto mi serve solo per capire meglio com'è>>.
<< Giusto mister stalker>> lo guardai e sorrisi compiaciuto del soprannome.
La serata passò tranquilla, Jasmine rispondeva sempre in modo burbero, era chiusa, si vedeva benissimo che non voleva venire e non voleva avere a che fare con noi. Quando ci separammo, ognuno andò a casa propria o almeno era quello che dicemmo a loro. In realtà le seguimmo per tutto il tragitto, fino a sotto il portone di Chiara che una volta entrata lo chiuse alle spalle.
<< Che si fa?>> chiese Paolo.
<< Semplice, mettiti questo passamontagna, tu la prendi la tiri fuori e io la sedo>>.
<< E se urla?>>.
<< Allora ci mettiamo ai lati così lei non ci vede ed esce dal portone, tu la blocchi e io la sedo>>.
<< Vq bene>> lasciai la macchina accesa per sbrigarci.
<< Perché la lasci accesa?>>.
<< Così andiamo via prima>>.
Suonammo alla sua porta ed entrambi ci posizionammo come detto. Quando uscì mise solo la testa fuori, Paolo in modo molto veloce la prese dal braccio la tirò fuori, gli coprì la bocca e la bloccò da dietro; io la sedai e la presi tra le braccia. Paolo mi aprì il bagagliaio la misi dentro ed andammo via. Neanche chiudemmo il portone, neanche la legai tanto era mingherlina in due l'avremmo bloccata perfettamente.
Arrivati a casa la posizionai in una stanza, gli lasciai un cuscino, una coperta e da mangiare e noi andammo a dormire

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