26-Qualcuno è stato abbandonato

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Finalmente un giorno libero che potrò impegnare per la cara Marta.
Mi svegliai con tanta calma, anche se dovevo dare la colazione anche a quella nel seminterrato, alquanto seccato gli diedi un succo è un cornetto, non mi interessava più di tanto di lei; quando li lasciai, ancora dormiva, me ne andai di sopra a prendermela comoda. Mi feci una colazione abbondante: cereali e cornetto, tutto accompagnato dalla televisione e da eventuali telegiornali. Odiavo la mattina guardare i telegiornali, ma dovevo, altrimenti non avrei saputo se qualcuno cercò Marta. Una promessa va mantenuta. Guardai ogni canale, ma niente, evidentemente nessuno la cercava.
Prima di scendere giù continuai a leggere un po' il libro di Dracula, dopo aver finito un capitolo decisi di scendere e cominciare un nuovo gioco:<< Buongiorno, mia cara amica Marta, come stai?>>.
<< Una meraviglia, adesso liberami>>.
<< Nessuno ti ha cercato, neanche un tuo genitore, possibile: che sono abituati che tu non torni a casa? Inoltre quei amici non ti hanno creduto o non hanno capito>>.
<< Non ti credo, mi hanno cercata e tu non mi dici niente>>.
<< Facciamo una cosa, io ti preparo per il prossimo gioco e ti faccio vedere su internet se qualcuno ti ha cercata>>.
<< ...Ok>> la sua voce era spenta e la sua faccia sconfitta, sicuramente non si spettava delle prove che potevo mostrarle.
Dovetti cambiare la maschera, perché questa volta mi serviva la bocca di fuori, non avendo altre maschere ne dovetti prendere una da collezione che custodivo gelosamente da quand'ero piccolo.
Entrai dentro la stanza e la sedai, poi gli incatenai la gamba, misi, sul tavolo che già si trovava nella stanza, due pillole e due bicchieri d'acqua. Poi aspettai che si svegliasse e mi feci trovare già dentro la stanza, ad osservarla.
<< Aiuto!! Mi hai fatto spaventare?>> urlò saltando per aria.
<< Oh.. mi dispiace tanto>>.
<< Ti odio!>> provò a scagliarsi contro di me ma purtroppo la catena la fece cadere con la faccia a terra.
Con un sorriso compiaciuto dissi:<< Ti sei fatta male? Per saperlo, così non ti aiuto>>.
Si alzò da terra:<< Ma che divertente, brutto stronzo, devi morire male!>>.
<< Certo hai ragione. Allora qua ho un telefono che ti permetterà di andare solo su internet avanti cerca delle notizie>> feci strisciare il tendono sul pavimento e arrivò vicino a lei. Lo prese e iniziò a cercare le notizie.
Dopo aver controllato un lo disse:
<< Impossibile, hai fatto qualcosa tu>>.
<< Mi dispiace dirti che non posso gestire le reti internet, devi capire che la tua popolarità non ti ha aiutato per niente>>.
<< Mettiamo caso hai ragione, andiamo avanti, cosa devo fare adesso>>.
<< Questa tua sicurezza ti costerà cara>> dissi con un sorrisino.
<< Finiscila di dirmi quello che devo fare e correggermi, io faccio quello che voglio>>.
<< Giusto, allora visto che fai quello che vuoi, decidi tu. La prossima prova è davanti a te, avvicinati al tavolo>> una volta che si avvicinò continuai a parlare:<< Come puoi vedere sul tavolo ci sono due pillole e due bicchieri d'acqua, questa è una prova che si fa ai futuri arruolati all'FBI, per capire a che punto arriva l'intelligenza, infatti in questo test voglio misurare la tua. Sappi che è una prova apparentemente facile, stai attenta>>.
<< Non riuscirai a fregarmi, io ho una testa perfetta, sono molto intelligente, più di te>>.
<< Lo vedremo. Devi raggirare l'elemento velenoso, uno dei due morirà e ci posso restare fregato anche io.Ti permetto di cambiare le tue cose con le mie>>.
<< Non ci casco, vuoi fare finta che la pillola velenosa è la mia, invece è proprio la tua, vero sapientone?>>.
<<Non..vuoi....ca-cambiare?>> feci una voce spaventata, feci finta di sapere che sarei morto io.
<< Assolutamente no>>.
<< Mi assumo le mie responsabilità>> sudavo freddo, non volevo morire, qua tra i due doveva morire lei; aggiunsi per mandare avanti la prova:<< Pendiamo le pillole>> entrambi prendemmo le pillole e poi l'acqua.
<< Ecco a te, adesso bev....> tossì, un paio di volte.
<< Io ti dissi che uno degli elementi era velenoso>>.
<< Perché non muori?>> la guardai un attimo e feci un sorrisino di lato:<< Mia cara amica, il veleno era nell'acqua del tuo bicchiere e tu ti sei concentrata sulle pillole, povera ingenua. Come puoi vedere stai sudando, nel giro di un'ora tu morirai, nell'acqua era presente una sostanza che ti fermerà il battito cardiaco. Ti lascio morire in pace. Addio>> uscì dalla stanza, non la chiusi neanche a chiave tanto stava morendo, tanto era incatenata. Mi levai la maschera, la feci cadere a terra nel corridoio e uscì a fare un giro per distrarmi e aspettare che morisse.

Osservatore: Ero troppo nervoso, non so perché, forse perché questa volta diedi poco possibilità di liberarsi alla mia cavia. Questa volta avevo qualche rimorso, forse meritava una prova più semplice, forse meritava solo di morire. Però se qualcuno l' avesse creduta l'avrebbe liberata, se lei avesse avuto amici più sinceri, più affidabili, sicuramente l'avrebbero aiutata; e se lei avesse riflettuto meglio su quello che doveva fare adesso sarebbe ancora viva. Io gli dissi che la sua sicurezza l'avrebbe fregata, io ho sempre ragione.
Nessuno può contraddirmi!!
Meritava tutto questo: per tutte le volte che mi ha trattato male, per come trattava male Alessandra e Carla e sicuramente molte altre come loro. Meritava questo per tutte le volte che derideva gli altri a scuola, per quando faceva la bulletta solo perché era protetta dal suo gruppo, meritava questo perché i suoi voti non gli permettevano di ridicolizzare gli altri, tanto meno chi andava peggio di lei, perché ci potrebbero essere motivi validi per cui quella persona non si applica. Meritava di fare una brutta fine perché la sua popolarità l'avrebbe trasformata in un mostro, almeno la cosa fu troncata sul nascere. Cosa voleva fare da grande lei....ah si la ballerina professionista, tanto per vantarsi, tanto per avere più popolarità, perché diciamolo onestamente il talento c'era ma lei si gonfiava e come si dice sempre: tutto fumo e niente arrosto, qui l'arrosto c'era ma era molto piccolo. Mentre guidavo la macchina sorrisi, di nuovo quel sorriso tetro che apparve le precedenti volte.

Senza perdere altro tempo tornai a casa, mi dimenticai di avere lezione di musica. Presi lo strumento e andai di corsa.
Arrivato salutai:<< Professore scusi il ritardo, c'era traffico>>.
<< No, tranquillo, prepara lo strumento>> finì di suonare un' altra persona e dopo toccò a me.
Il professore mi diede alcune dritte:<< Avanti, cammina con le note, preciso e veloce>>.
<< Ok>> suonai il pezzo, purtroppo questa volta lo studiai poco ed avere la testa per aria non mi aiutò per niente.
<< Non l'hai studiata?>>.
Tentai di giustificarmi:<< Poco, ho avuto impegni con la scuola>>.
<< Allora te la rifai bene per la prossima volta>>.
<< Ok>>.
<< Ti devo dire una cosa, quando vi vedrò abbastanza pronti tutti quanti, voglio farvi fare un concerto al teatro che c'è in centro, è uno dei teatri più importanti e costa anche tanto. Tu saresti disposto a partecipare e pagare una quota per entrare?>>.
<< Per me va benissimo, mi piace l'idea>>.
<< Ti farò sapere io quando>>.
<< Ok, ciao>>.
<< Ciao e studia bene>> feci una smorfia, non era proprio un sorriso, alcune volte mi dava veramente fastidio il suo comportamento, mi trattava come se fossi suo figlio, diciamo che l'ha sempre fatto con tutti, però è anche vanitoso e presuntuoso alcune volte, comunque di lui mi interessava poco e niente, già ero nervoso di mio per altre situazioni. Andai via.

Era ancora presto quindi aspettai che si facesse buio, nel frattempo mangiai, scrissi un po' e suonai.
Scesi nello scantinato e lei era a terra, mi misi i guanti, la tuta per non lasciare eventuali tracce e poi le staccai la catena. La caricai, la portai in macchina e la misi nel bagagliaio. Scesi di nuovo giù e presi il suo telefono e una bottiglietta con dentro il liquido velenoso, dovevo simulare un suicidio. La portai in una via, buia, ma poco trafficata, così almeno verrà trovata subito subito. Presi la sua mano e toccai la bottiglia come se l'avesse bevuta lei di sua spontanea volontà. Gli misi il telefono in tasca.
Mi scordai di dire che il telefono che lei usò aveva due numeri perché bloccai tutti gli altri tramite il computer, quindi nel telefono adesso aggiustato, rimisi tutti i contatti, c'erano anche le chiamate che lei fece, nessuno avrebbe sospettato di un eventuale killer.
La lasciai lì e andai via.

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