Se la vita ti propone
sfide che sembrano
impossibili,
forse puoi riuscire
a renderle possibiliHo passato giornate intere a provare, provare e riprovare a scrivere un finale per quella maledetta canzone, senza aver trovato niente di adatto.
Jungkook dorme come un bambino, e guardandolo la sua pelle diventa più pallida... i suoi polmoni fanno più fatica, e se penso che manca un mese e mezzo a quel giorno, mi viene quasi da piangere, ma non posso svegliarlo. Sono le nove di sera, lui si è addormentato prestissimo perchè era parecchio stanco, ed ora dovrei dormire anche io.
Mi infilo sotto le coperte, dopo aver lasciato un bacio a fior di labbra al mio meraviglioso angelo custode.
Cookie mi sta rendendo troppo dolce."Fai schifo!" Urla mio padre, mentre la mamma sta zitta, in un angolo, con lo sguardo serio. "sei un gay di merda, un fottuto finocchio del cazzo, vai fuori di casa! Vattene alla casa degli studenti, e trovati un lavoro!"
Mio padre mi picchia e mi schiaffeggia fino a farmi sanguinare il labbro, e tra le lacrime e i lividi preparo la mia valigia e corro fuori di casa, mi rifugio nel parco accanto a casa.
La mattina dopo, una volta nascosti nel mondo migliore i segni della violenza, chiedo una camera alla residenza studenti.
Una singola, tranquilla.
Ma ero solo...
Sogno il suicidio.
Mi sveglio, tra le lacrime."Jimin, stai piangendo?" è Cookie, ed è di nuovo preoccupato per me appena apro gli occhi.
"M-mio padre, Jungkook..." lui mi stringe tra le sue braccia, mi consola.
È così dolce... "Ti amo, piccolo." sussurro, tenendolo stretto a me come se da un momento all'altro potesse scapparmi. "Ti amo anche io, Jiminie. Vorrei che sorridessi più spesso, okay?" mi bacia sulle labbra e mi trascina verso la scrivania dove c'è la colazione. "Mi sono permesso di pulirla." ridacchia, indicando il tè ed i biscottini.
Mangiamo insieme, e poi veniamo a sapere dall'infermiera che Cookie ha un'altra visita, come se quelle che fa adesso non bastassero. "Mi accompagni?" chiede, con gli occhi bassi. Annuisco: ovvio che sarò sempre al suo fianco."Mi dispiace darle questa notizia, signor Jeon. I suoi polmoni da soli non possono reggere la mole di lavoro di ventiquattro ore piene. È meglio che di notte le venga dato il sostegno di uno speciale respiratore. Non farà il lavoro al posto suo, ma diminuirà il carico sui suoi polmoni." dice il medico, a visita finita.
Il mio ragazzo annuisce, e mi trascina fino in giardino per parlarmi privatamente. "Mi stanno tenendo vivo per farmi soffrire?" domanda, mentre passeggiamo verso la zona dei fiori che tanto ama. "Sono un Anemone, Jiminie, prima o poi volerò via. Perchè devono rinchiudermi in una campana di vetro solo per lasciarmi appassire lentamente?"
Il mio cuore si spezza piano piano, e piccoli cristalli di felicità pungono la mia pelle, come per uscire fuori.
"Jungkook, sei un fiore meraviglioso, non lascerò che tu soffra per neanche un minuto della tua preziosa esistenza. Mi hai insegnato a cercare la felicità, continuiamo questo cammino insieme, non importa quante volte ci troveremo a piangere in quella stanza dalle pareti bianche, quante volte ci vedremo crollare a vicenda e ci prenderemo le mani, alzandoci e guardando l'uno gli occhi dell'altro, non importa. Io voglio solo poterti dare tutto quello che ho. Sei il mio fiore Anemone, ti proteggerò io dal vento."
Lui mi sfiora le labbra con un dito. "Allora amami come si deve, Park Jimin."
Ci baciamo delicatamente, poi in modo più passionale. Lo prendo in braccio e lo porto in giro tra i fiori, fregandomene degli sguardi della gente. L'amore non chiede permessi a nessuno, e proprio come i fiori selvatici, sboccia senza curarsi delle opinioni altrui.Ciao a tutti, scusate se non ho aggiornato ma ieri ho avuto l'orale della maturità, finalmente è finito il mio percorso delle superiori xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vado a prepararmi che domani vado al pride di Bologna, buonanotte a tutti quanti
~Ely❤
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𝐉𝐮𝐬𝐭 𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐢𝐧𝐮𝐭𝐞-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤✔
Fanfiction[Completata] 𝐃𝐨𝐯𝐞 𝐉𝐮𝐧𝐠𝐤𝐨𝐨𝐤 𝐢𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚 𝐚 𝐉𝐢𝐦𝐢𝐧 𝐚 𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐟𝐞𝐥𝐢𝐜𝐢𝐭𝐚.