Fuori, le cicale frinivano nella notte.
«L'Anar è già attrezzata per il viaggio, sì, ma ne sei sicuro, Rèkon?» gli chiese Ulther, in apprensione, le occhiaie di chi aveva interrotto il sonno.
«Sicurissimo» bofonchiò il generale.
Il condottiero si era accomodato su una sedia con in pugno il bastone, accerchiato dai compagni in piedi nella caserma, mentre una lanterna rischiarava appena la stanza.
«Dovremo svegliare tutti.»
«Almeno non si sveglieranno in una tomba di sabbia.»
«Non è detto che attaccheranno ancora» fece Oldor. «Se non contiamo quelli ammassati sotto agli alberi, nessuno vede un Norem da giorni.»
«Perché magari stanno nascosti in qualche buco e aspettano gli altri.»
Oldor sorrise.
«Abbiamo controllato ovunque, Rèkon» ricordò Ulther.
«Anche sottoterra? L'altra notte sono venuti fuori dalla foresta del... pesce e non ce ne siamo accorti» protestò il condottiero. «E c'erano anche più sentinelle, tutte morte senza fiatare. Non mi sono neanche potuto guardare nello specchio.»
«Sono stati abili.»
«E noi come siamo stati?»
«Abbiamo avuto sfortuna» disse Ulther, ma quelle parole non gli appartenevano. «Hanno combattuto con armi a distanza. Non si può prevedere qualcosa di cui non si conosce l'esistenza.»
«Vigliacchi» ringhiò Rèkon.
«L'Anar partirà domani, con tutti i comodi possibili.»
«Quella nave partirà adesso, di notte, senza schiamazzi inutili» fu la replica del generale.
«Fino a due ore fa Dàrek ha lavorato di giorno e di notte senza fermarsi. Da quando siamo arrivati, questa è la prima sera che si azzarda a riposare, e solo perché la partenza era prevista per domani.»
«Io invece ti dico che neppure un idiota riuscirebbe a morire solo perché non ha dormito abbastanza, tanto meno un Barbaro come lui.»
«Rèkon...»
«Il viaggio per Umek è lungo, il timoniere può tenere la rotta mentre Dàrek dorme» incalzò Rèkon, vicino a perdere la pazienza. «Stanotte stesso, dopo che salpa, si metterà a dormire.»
Il generale si resse al bastone e si alzò dolorante, incamminandosi verso l'uscita.
«Aspetta» lo scongiurò Oldor. «Fimburl mi ha detto che avrebbe completato la lettera per Calidan entro domani. È una cosa delicata, non possiamo svegliarlo e mettergli pressione.»
Rèkon elaborò quel discorso, poi sorrise con un angolo della bocca.
«Delicata!» sbottò. «Secondo voi, secondo voi quanta delicatezza è necessaria per far capire a un vecchio inutile che doveva spiegarmi di stare andando alla guerra? Gràen ci è rimasto secco, per Melain!»
«Nessuno se lo sarebbe aspettato, è vero, ma non possiamo condannarlo senza le prove. È anche l'unico a poterci sostenere in questa guerra.»
«Ci sosterremo da soli» declamò in tono cupo. «Svegliate Fimburl.»
«Non c'è niente che possa cambiare» concluse Ulther, sbarrando l'uscio. «Non abbiamo il motivo per ordinare che l'Anar debba prendere il mare nottetempo.»
Rèkon lo travolse con gli occhi.
«Ulther» disse. «Prima parte quella nave, meno tempo hanno i mostri per mandarla a fuoco.»
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Nel nome di Calidan
FantasyL'intramontabile prosperità di Umek è compromessa da un autunno troppo caldo, mentre tutte le miniere d'oro sembrano essersi esaurite. Re Calidan, avvilito dal destino che si prospetta agli occhi della sua gente, è deciso a trovare una soluzione. C...