«Dannatissimi, maledetti!» strillarono da dietro la porta, e poi uno schiocco e un sibilo e uno schianto disordinato si successero in qualche secondo.
Quei rumori per Skull furono inequivocabili, anche se nella sala di addestramento, a quell'ora del mattino, non erano previste esercitazioni per i soldati.
Se non gliel'avessero indicato con sicurezza, avrebbe fatto il suo ingresso con la sciabola sguainata per trascinare via l'intruso o ucciderlo, se fosse stato necessario. Invece sorrise, perché non ci aveva mai pensato. Al solo formarsi nella sua mente di quell'immagine si divertiva, e giocava con le sue idee per rappresentare la scena cui presto avrebbe assistito. Era buffo, ma gli provocava un'inquietudine vaga. Quelle creature avevano scosso l'animo dell'investigatore fino a spingerlo a quel punto, ma forse per davvero un incontro ostile con gli stregoni era terribile. Si trattava della stessa preoccupazione che aveva fatto desistere il generale dallo spiegare, nella notte, alcuni quadrati di veterani, allorché le vedette sulle mura avevano avvistato i maghi che venivano dalle Montagne Alate. Secondo la ricostruzione più ovvia, gli incappucciati dovevano essere sulle tracce dei due traditori con cui il generale si era maldestramente accordato. Essi avevano interrotto l'intesa con il popolo dei Norem, sebbene solo Skull ne fosse a conoscenza, poiché desiderava prima avere certezze; non erano in rapporti neanche con i loro vecchi compagni e probabilmente non sarebbero riusciti a intesserne di nuovi. Avrebbero creato problemi per tutti.
Skull diresse un occhio verso i gradini malandati che portavano sopra.
Più volte aveva desiderato di ingrandire la tromba delle scale, ma per questioni strutturali non era stato possibile. I suoi militari avrebbero quindi continuato a scendere due per volta per raggiungere la palestra.
Skull si mosse verso la porta della sala. Spinse un'anta e con gli occhi verdi scrutò l'ambiente ampissimo.
«Generale...» mormorò dal fondo della stanza Sughan, l'arco in mano, voltandosi.
«Vi... ti stavo cercando» si corresse il generale.
Volle subito eliminare il distacco formale con l'investigatore.
L'inquirente, tuttavia, non se ne accorse perché era stordito e messo in ansia dalla figura del graduato né sapeva in che modo Skull potesse interpretare la sua scelta di allenarsi. Infatti, non aveva voluto chiedere aiuti o pareri a nessuno. La notte stessa in cui era tornato malconcio a Hok, dopo avere riferito tutti i particolari mentre s'ingozzava di carne, era corso giù dalle scale del castello, per raggiungere la sala e prendere in mano l'arma che aveva deciso di scegliere. Il sangue caldo fra le sue dita, rosso come la lama sporca del pugnale, lo aveva fatto rabbrividire terribilmente. Era convinto, fino a quella sfortunata mattina, che si potesse uccidere e colpire il nemico senza sporcarsi troppo, evitando un contatto prolungato e disdicevole. Per questo, consapevole d'esser stato baciato dalla fortuna, si era messo in testa di rimediare, e ora voleva diventare autonomo nella difesa, ma sempre tenendo a distanza l'avversario. Le sue pretese allora si erano riversate su un'unica arma possibile, cioè l'arco. Si allenava da cinque giorni. Con il trascorrere del tempo la possibilità di essere, in un certo senso, scoperto, era andata cancellandosi dalla sua mente, ma ora quell'evenienza stava in piedi proprio davanti a lui, dall'altra parte del salone.
Ma Skull aveva già deciso di non commentare. In fondo, l'avrebbe potuto condividere.
«Ditemi pure... È... c'è un problema di qualche sorta?» balbettò Sughan.
Per tutti era impensabile un colloquio faccia a faccia con Skull. Di solito, ciò significava problemi, oppure morte. E le parole del generale sempre si arrotolavano intorno alle menti come una serpe insidiosa e ambigua, senza lasciare indizi sul vero scopo della discussione.
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Nel nome di Calidan
FantasyL'intramontabile prosperità di Umek è compromessa da un autunno troppo caldo, mentre tutte le miniere d'oro sembrano essersi esaurite. Re Calidan, avvilito dal destino che si prospetta agli occhi della sua gente, è deciso a trovare una soluzione. C...