Zurbak aveva suggerito di partire alle ultime luci del sole, così da essere di ritorno dopo l'alba con il bottino.
Si erano inoltrati nella selva da qualche ora, e già la notte incombeva sulle chiome dei pini come un tappeto nero soffocante, punteggiato di lumi dorati e con la luna a campeggiare superba sul paesaggio.
Non una bestiola, nel calpestio disordinato di quell'avanzata travolgente, era rimasta a dormire tra le fronde dei pini, accucciata in un buco o con la testa ficcata nelle spalle sopra un ramo ben fermo. Al confronto i cinquecento Norem di Skull, nell'ammassarsi prima dell'attacco alla spiaggia, erano stati meno assordanti di una coppia di falene tra l'erba. Il taglio dei rami d'impaccio, i cespugli attraversati con l'incuria di un vìmul, le foglie a terra schiacciate dai sandali scricchiolavano nel buio della selva crescendo d'intensità. Qualche brusca voce mugugnava ogni tanto nel chiasso, quando un Barbaro vedeva un serpente contorcersi in mezzo al fango.
I lupi erano terrorizzati da quell'invasione scomposta. Spiavano da dietro le rocce la spedizione che incedeva, si domandavano cosa stesse accadendo e per quale motivo le bionde chiome si fossero preso il diritto di marciare attraverso il loro territorio, spaventare le prede. Sotto la caciara dei Barbari s'udivano infatti squittii, cinguettii preoccupati e taceva il bubolare insistente dei rapaci della notte. Zampette agili correvano sulle cortecce per non restare schiacciati, aggrappandosi alle scabrosità dei tronchi e gli scoiattoli, incrociandosi su quei sentieri sospesi, finivano per scambiarsi le tane con i vicini di casa.
Il Norem guidava la compagnia con i pantaloni bagnati. Sugli stivali le gocce d'acqua scendevano di un poco a ogni passo e poi tornavano per terra o su una pianta, e di nuovo un giorno sarebbero cadute dalle nuvole. Aveva le mani umide come fossero sudate, fredde, lente a stringere i coltelli per farsi spazio. Vedendolo con il mantello logoro gettato su una spalla, diversi Barbari avevano deciso di coprirsi il petto, perché da un momento all'altro sarebbe potuto piovere, e l'aria era fredda come la faccia dei morti. La temperatura bassa rinfrescava quasi le bruciature di Zurbak, soffocate dai vestiti.
Rèkon avanzava accanto a lui con la spada nuova sguainata, e si divertiva a tranciare i rami che lo sfioravano delicati, innocenti, ma che graffiavano a sangue la pelle.
«Borin ha inventato le spade migliori di tutti!» diceva.
A qualche metro di distanza seguiva il resto del gruppo. Erano in tutto ventisette, compresi il custode e Gràen e Oldor. Fimburl non aveva voluto unirsi perché era impegnato nella stesura delle pagine riguardanti Anar.
Davanti ai due capifila si apriva una radura. Gli alberi crescevano intorno al piccolo spazio come per incorniciarlo. Altissimi e solenni, vecchi, alzavano con i rami le chiome al cielo, quasi ad anelare alle stelle. Rispetto al livello naturale del terreno la radura sprofondava un poco ed era allagata, con le piante più basse mezze sommerse dal fango. Sull'acqua, grazie a un buco in mezzo alle fronde, si rifletteva la luna piena e bianca, sul cui riflesso cadevano gocce d'argento come perle appese alle foglie. Non si udiva lo stillare di quelle gocce perché il fracasso dei Barbari era troppo vicino, ma si avvertiva uno sciacquio concitato proprio nella pozzanghera.
Qualcosa si muoveva.
Zurbak mosse le dita verdi intorno alle impugnature dei coltelli, per sciogliere la brina che pareva avergli serrato le nocche.
«Che c'è?» borbottò Rèkon.
Dietro di lui a uno a uno i Barbari si fermavano. Mentre il generale e Zurbak, con gli stivali e i sandali nel fango, affrontavano il dislivello per addentrarsi nella radura allagata, le loro armi scintillavano al biancheggiare della luna, come fossero stregate.
I rumori insistevano, dovevano esserci degli animali in gruppo.
«Sdejkein» sussurrò il Norem, e faceva dei passi più piccoli.
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Nel nome di Calidan
FantasíaL'intramontabile prosperità di Umek è compromessa da un autunno troppo caldo, mentre tutte le miniere d'oro sembrano essersi esaurite. Re Calidan, avvilito dal destino che si prospetta agli occhi della sua gente, è deciso a trovare una soluzione. C...