Si Parte

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La mattina Ygritte si svegliò con un peso sullo stomaco.

Mi mancano i miei compagni... Vorrei tanto che si accorgessero che ero io...

Da sotto la divisa tirò fuori la vecchia foto della ragazza con i capelli neri.

Aveva gli occhi viola più chiari. Ygritte sorrise al pensiero di quando si era colorata i capelli. Voleva tagliare con il proprio passato, troncare ogni punto di contatto: aveva persino coperto la cicatrice con una frangetta di dubbio gusto. Ma alla fine era tornata al suo blu naturale, e il fondotinta aveva sostituito la frangia.

"Jude... Possibile che tu sia così stupido da non ricordarmi?" mormorò fra sé e sé.

"David, passa qua!". Il ragazzo schivò una scivolata. "Vai!".

Con un dribbling superò due difensori, e con uno due fatto insieme a Jude ne passò un altro, alla fine arrivò di fronte alla porta e tirò. "Ghiaccio incandescente!". Joe non poté farci niente.

Ygritte diede il cinque alla sua squadra, ma una voce li interruppe.

"Non vi conviene festeggiare, avete giocato malissimo nell'ultima partita". L'uomo con gli occhiali neri indicò Ygritte. "Anche per colpa tua, ragazzina". "Comandante Dark, ero in ospedale!". "Non mi interessa, non ti dovevi infortunare".

Ygritte si morse le labbra. "Ma sa anche lei che la tecnica...". "Basta!". Dark si voltò verso la squadra. "Da questo momento Ygritte è fuori dalla squadra. Dimenticate che sia mai stata qui. Lei per voi non esiste più".

Ygritte distolse lo sguardo dalla foto e la rimise a posto.

Dark... Lurido pezzo di schifo... Scoprirò se è davvero colpa tua se i miei sono morti, lo giuro. Lo giuro...

Cercò di ricacciare indietro le lacrime, non doveva piangere. Avevano davvero dato retta a Dark? Si erano dimenticati di lei? Anche Jude... Certo, nemmeno lei l'avevo riconosciuto, all'inizio, però...

Sospirò di delusione e mise via la divisa della Raimon, poi indossò quella della Raimon. Lina le aveva detto per messaggio che quel giorno sarebbero partiti, ma senza specificare la destinazione.

Prese il borsone con le sue cose e lasciò un biglietto a Celia per dirle che era uscita. Guardò l'orologio, che segnava le cinque del mattino.

Al telegiornale mostrarono delle immagini, e Ygritte capì perché dovevano partire.

Gli alieni avevano rapito il presidente Vanguard, e dovevano intervenire. Forse era la pista giusta per trovarli. Passeggiò per un'oretta e si diresse alla Inibikari.

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Ok, l'autobus inazuma è una figata pazzesca.

I suoi compagni stavano quasi sbavando per terra.

In pochi secondi erano tutti a bordo, pronti per partire. Dovevano andare alla statua del cervo, da lì avrebbero cercato indizi.

Ma prima c'era una cosa che Ygritte doveva capire.

"Lina... Come stanno i ragazzi dell'orfanotrofio?". "Stanno... Bene". "Perché hai esitato? È successo qualcosa?".

Lina distolse lo sguardo. "No... No non è successo nulla, tranquilla". "E papà?". "Benissimo".

Quando le ho chiesto di papà è diventata subito fredda, ma non capisco perché.

"Comunque sappi che sei ancora un cadavere".
"Ma dai... Sei ancora arrabbiata per ieri?". "Sì".
"La verità fa male, vero?" disse ridendo.

Lasciò perdere e si sedette da sola. Mentre nessuno la guardava tirò fuori il portatile di Celia e iniziò a cercare.

Anni e anni di vita ribelle in una scuola come la Royal, che ti soffocava da ogni lato, avevano fruttato un po' di esperienza di hacking: non se la cavava male.

Frugò nel deep web, cercando informazioni sul suo incidente. A un certo punto si accese una spia rossa nell'angolo della schermata, e Ygritte strinse i denti.

Countdown di quaranta secondi. Ho poco tempo, prima che succeda... qualunque cosa stia per succedere.

Velocemente, salvò su una pennetta tutti i dati. Poi trovò uno strano file. Lo aprì.

Bingo. File censurato. Ma la data è quella giusta. Merda, dieci secondi.

Salvò il documento, staccò la chiavetta e chiuse tutte le pagine. Nel frattempo erano entrati nel parco.

Lina scese per prima. "Bene ragazzi, dividetevi e iniziate a cercare". Ygritte guardò la squadra. "Vado da sola, che nessuno provi a seguirmi o si ritroverà in ospedale prima che possa dire pallone".

Si mise le mani in tasca e, a testa bassa, iniziò a cercare qualcosa. Ma la sua mente era divisa a metà. Una parte di lei continuava a pensare a quel documento censurato, l'altra osservava il parco.

Gli alieni hanno distrutto tutto, la statua è decapitata, il gazebo sfasciato e il ponte rotto.

Un attimo...

"RAGAZZI! HO TROVATO IL PALLONE DEGLI ALIENI!". Mark la raggiunse sorridendo. "Grande, Ygritte! Passamelo!".

Uscì dal fiume dov'era caduta la sfera nera e la calciò verso il capitano. Lui la prese, ma la fece cadere subito.

"Ma è pesantissima! Come hai fatto a calciarla?".

Ygritte alzò le spalle. Poi qualcuno interruppe il momento. "Fermi, alieni!" Ygritte guardò i tipi spuntati a caso da niente, tutti vestiti di nero. "E questi chi caspio sono? I Men in Black?".
"Noi siamo i secret services!". "Allora, Smith. Li avete trovati!".

Una ragazzina con i capelli color salmone e un cappello in testa che faceva più paura dell'Elmo dell'invisibilità di Ade li accusò ripetutamente di essere alieni.

Mark sembrava irritato, e a ragion veduta. "Ti dico che siamo persone normali!". "Invece siete alieni!". "No che non lo siamo!". "Invece sì!".

"No!".

"VOLETE SMETTERLA O VI SERVE L'INVITO SCRITTO? SEMBRATE DUE NEONATI!".

Tutta la squadra e anche i Secret Services indietreggiarono.

Nathan deglutì. "F-fa davvero paura..."
Jack gemette. "Devo andare al bagno...".

Anche Victoria, la ragazza con i capelli rosa, era leggermente spaventata.

Mark sorrise. "Bene, vi sfidiamo a una partita di calcio per dimostrarvi che non siamo alieni!".

Ci avviammo verso un campetto, ma io rimasi indietro. Dalla tasca estrassi la chiavetta.

Qui c'è il mio passato.

My name is Ygritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora