Riflessione

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Trovo un pallone che è finito fuori dal campo. Lo prendo e inizio a palleggiare. Destro, sinistro, petto, sinistro, spalla, destro, testa.

A un certo punto perdo il pallone. Neanche mi giro, c'è una sola persona in grado di rubarmi la palla in quel modo.

"Ciao Bryce". "Ehi"."Ascolta, lo so che...". "Non dire nulla, per favore. Sei ancora con la divisa della Alius?". "No".

Allora mi giro e gli sorrido triste. "Come stai?" chiede. "Io... Male, se devo essere sincera. C'è qualcosa che non va, ma non capisco cosa". "In che senso?".

Mi siedo a terra e lui mi segue. "Facciamo finta che io sia... Una macchina. Con degli ingranaggi che hanno un ritmo di rotazione e delle determinate dimensioni che gli permettono di girare. Ora fingiamo che dei sassolini finiscano del meccanismo, o che una ruota sia fuori tempo. Magari non me ne accorgerei, ma qualcosa lentamente farebbe inceppare la macchina".

Bryce rimane in silenzio per un po'. "A volte mi stupisce il tuo modo di ragionare". Gli appoggio la testa sulla spalla. "C'è qualcosa che non gira, Bryce. E non potrò mai aiutare i miei compagni se non capisco cos'è". "Stai pensando...". "Sì". "Scherzi? Tu non sei il tipo da...". "Magari sono cambiata" lo fermo duramente.

"Nemmeno tu eri il tipo da unirti a una squadra aliena". A questo non riesce a rispondere.

Mi alzo in piedi e riprendo il pallone. "Ci vediamo, Bryce".

Prendo il telefono e chiamo Jude. "Ygritte, dove sei?". "Senti, per il momento non me la sento di tornare dagli altri. Vi aspetto stasera sulla spiaggia?". "Va bene. Vicino al porto, così domani ripartiamo". Segue qualche istante di silenzio. "Ygritte...". "Cosa?". "Mi dispiace per il tuo amico". "Lo so, Jude. Lo so".

Riaggancio e mi avvio verso la spiaggia. Dopo circa mezz'ora arrivo sulla battigia, così mi tolgo le scarpe e immergo i piedi nell'acqua fredda. I brividi mi risalgono la schiena, ma è una bella sensazione.

Mi tolgo anche la maglietta e i pantaloni e mi butto in acqua. Faccio qualche bracciata, e quando poso i piedi sul fondale mi accorgo che l'acqua mi arriva quasi al petto.

Sento qualcosa di strano, qualcosa di simile alla sensazione che ho provato entrando nel laghetto. Ma è diverso, non è paura. È adrenalina, voglia di spingermi oltre il limite.

Mi ributto sott'acqua e nuoto. Nuoto fino a perdere la cognizione del tempo, finché non vedo il fondale a tre metri sotto di me. L'acqua è talmente cristallina che si vede tutto.

Prendo fiato e scendo a toccare il fondo con le mani, mentre i capelli mi danzano intorno al viso come alghe. Le orecchie sono tappate dalla pressione, così scelgo di risalire lentamente per non sentire troppo dolore.

Quandi riemergo e guardo il cielo vedo che il sole è quasi tramontato. Guardo verso la spiaggia, solo una sottile linea scura, e lentamente torno indietro.

Quando rimetto i piedi sulla sabbia, ci sono Jude, Axel e Mark ad aspettarmi.

"Perché me lo sentivo che avresti fatto qualcosa del genere?" dice Jude scherzando e dandomi il suo mantello per asciugarmi.

Quando è buio arriva anche il resto della squadra e mangiamo.

Per qualche ora dimentico la conversazione avuta con Bryce, e gli ingranaggi continuano a girare.

Ma poi, quando tutti vanno a letto, sento di nuovo i sassolini, e la ruota che va troppo lenta.

Jude mi si avvicina e mi abbraccia da dietro. Io gli appoggio la testa sulla spalla e ne approfitto per baciarlo. Lo amo, su questo non ci sono dubbi.

Ci stacchiamo dopo pochi minuti e ci sediamo sulla sabbia, abbracciati con la schiena appoggiata a una palma.

"Jude". "Dimmi". "Ti amo. Non immagini quanto". "Anche io".

Dopo un'ora circa si addormenta.

Osservo ancora il mare, calmo e rilucente sotto il cielo notturno, e improvvisamente capisco.

Capisco cosa non gira in me. Capisco cosa c'è che non va.

Sto combattendo contro le persone a cui voglio bene. Jordan, Dave, Xavier, Bryce. Non posso più giocare contro di loro.

Fa male capirlo, perché la soluzione è una sola.

Mi sciolgo dall'abbraccio di Jude e vado dentro l'autobus. Preparo il borsone, solo dopo averne tirato fuori una penna e un foglio di carta.

Dopo quindici minuti sono di nuovo di fronte al mare.

Mi dispiace. Ma non posso restare.

Volto per un'ultima volta le spalle ai miei compagni, e mi allontano.

My name is Ygritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora