Rabbia

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"Maledizione!". Celia cercò di parlarle. "Ygritte, calmati!". "No che non mi calmo, accidenti!".

Diede un altro pugno alla parete che era diventata il suo bersaglio.

Anche Dave... Anche Dave è un alieno. Non è vero, non è giusto...

Strinse i denti cercando di non urlare, ma nonostante questo la sua rabbia era ancora viva.

Sarebbero partiti presto per la Cloister Divinity School, che era stata minacciata dagli alieni. Ygritte maledisse ogni soprammobile che le capitò a tiro.

Appena arrivò dove era tutta la squadra Jude fece per salutarla. "Ehi Ygritte, come st...". "Fottiti".

Cercò di non guardarlo. Si sentiva non poco in colpa per come lo stava trattando, forse non se lo meritava così tanto. Però l'aveva fatta stare così male...

La sua mano sfiorò la foto di loro due alla Royal. Era davvero tentata di mostrargliela, però... avrebbe dovuto ricordarsi da solo di lei, non con l'aiutino da casa.

Si chiese cosa stesse pensando.

Lo guardò. Non poteva continuare così. Dentro di lei c'era ancora quel sentimento così forte che l'aveva spinta a innamorarsi, sia alla Royal sia alla Raimon.

Con discrezione fece scivolare la foto fuori dalla tasca, poi salì sull'autobus.

Jude la raccolse.

Come fa ad avere quella foto? Possibile che...

Guardò di nuovo la foto, poi Ygritte.

"È assurdo! Non è stata colpa tua se abbiamo giocato male!". "A quanto pare sì, secondo il Comandante". Jude si passò una mano sugli occhi.

Si era intrufolato nel dormitorio femminile, arrampicandosi nella stanza di Ygritte dalla finestra. La ragazza stava facendo la valigia. "Comunque credo che me ne sarei andata lo stesso. Sai che il clima non è dei migliori nei miei confronti". "Ma noi ci teniamo a te!".

Io ci tengo a te, ma questo non ebbe il coraggio di dirlo. La ragazza lo guardò. "Ci tenete a me? E tu, Sharp? Tu ci tieni a me?".

Con tutto il mio cuore, avrebbe voluto dirle. Ma non poteva. Sarebbe finita come al solito, come con sua sorella. Non voleva, non poteva permettersi che accadesse qualcosa anche a lei.

Ygritte sorrise triste. "Addio, Jude. Scordati di me, sarà meglio per tutti".

Come aveva potuto dare retta a Dark? Si era dimenticato della ragazza che amava e l'aveva persa. E adesso la stava perdendo di nuovo.

Doveva riavvicinarsi, al diavolo l'orgoglio.

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"Cosa ci fai qui? Non dovresti essere agli allenamenti?". "Li ho rinviati di venti minuti. Come va, Jordan?". Il ragazzo con i capelli verdi sospirò. "Come dovrebbe andare? Siamo qui da un giorno nemmeno e ci fanno sgobbare come muli!". "Tranquillo, vedrai che entro una settimana sarete fuori". "Questo non mi tranquillizza, Xavier!".

Il rosso sospirò, poi tirò fuori dalla tasca un involto e lo fece passare fra le sbarre della cella dove era rinchiuso io suo amico.

"Questa è per Dylan. Ho sentito che si è fatto parecchio male". Jordan prese il pacchetto e guardò Xavier. "Sai che se lo scoprono finirai nei guai, vero?". "Lo so". "E Ygritte?".

Xavier sospirò, sedendosi con la schiena appoggiata alle sbarre. La sua sorellina non aveva usato la pietra nella partita contro la Gemini, quindi non sapeva come comportarsi.

Avrebbe dovuto usarla durante una partita per permettere a quella di uno di lo loro di entrare in Risonanza e attivarla.

"Non lo so, Jo. Ti manca?". "Un po'. Mi dispiace per lei. Dai, adesso vattene, Xav".

Sorrise e gli strinse un braccio attraverso le sbarre, in segno di amicizia. Jor era suo amico, gli dispiaceva che fosse finito così.

Xavier incrociò Isabelle mentre tornava al dormitorio.

La ragazza lo squadrò da capo a piedi. "Eri da Jordan, vero?". Xavier sorrise. "Sì. Ma tu non lo dirai a nessuno, giusto?". La ragazza rise. "Non ci penso neanche. Sareste una bella coppia".

Il ragazzo ci rimase basito. "Che... Ma sei scema?". Isabelle alzò le mani. "No. Sono realista. Comunque, Ygritte?".

I due si diressero verso il dormitorio. "Non ha ancora usato la pietra in partita. Dovrebbe entrare in Risonanza con quella magari di Dave... Oppure con la mia". "Quando giocheranno contro di noi sarà troppo tardi!".
"Lo so!".

Si passò una mano fra i capelli, sospirando di frustrazione. Poi guardò sua sorella.

"Come mai non sei voluta andare da lei?". La ragazza con i capelli azzurri distolse lo sguardo. "Ho deciso che era meglio... Prendere le distanze. E credo... Che dovresti farlo anche tu". Xavier le mise una mano sulla spalla.

Forse aveva ragione. Avrebbe fatto bene a entrambi. Ma allo stesso tempo non poteva lasciarla da sola.

Non voleva.

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Appena arrivati alla Cloister Ygritte si rese conto che a nessuno sembrava importare della minaccia alieni.

Ipocrisia portami via... chissà dove sono tutti.

Seguirono le indicazioni che Shawn aveva ricavato da alcune ragazze (che Ygritte aveva brutalmente allontanato) e arrivarono dietro un edificio che sembrava una pagoda.

Vide qualcosa di lucido a terra, ma fu tutto inutile; tutti scivolarono sulla cera e Ygritte si beccò una bella craniata.

"Ihihihi... Ci siete cascati!". Ygritte vide solo un flash di colore blu.

"Tu! Piccola peste!". "Vic, attenta!"

L'urlo di Ygritte non servì a niente e Victoria cadde in una buca. Un bambinello minuscolo con i capelli blu sbucò dai cespugli e si mise a ridere.

Ygritte lo fissò. Il suo battito cardiaco accelerò, la vista le si distorse.

"Scoooott!!".

"Scooott!!!". "Dai Ygritte! Era solo un ranocchio!". "Ma perché a me??? Che cavolo ti ho fatto di male!". Il bambino rise e le restituì il pallone. "Adesso giochiamo?". "Ti farò nero!"

Poi Scott si voltò e la vide. Ygritte si portò una mano alla bocca, mentre una lacrima le solcava la guancia. Scott rimase a bocca aperta.

"Ygritte...?". "F-fratellino...".

My name is Ygritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora