Confusione

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Scott era ancora in stato di shock. Si stringeva le braccia piangendo e mormorando qualcosa sottovoce, mentre Celia cercava di tranquillizzarlo.

Jude stava litigando con Axel. "Ti dico che devo andare a cercarla!". "Dannazione, Jude, dovresti essere quello ragionevole, tu! È finita sotto venti metri di detriti! Come potrebbe sopravvivere un essere umano?". "Tu non capisci. Vai al diavolo, Blaze!".

Fece per incamminarsi, ma qualcuno lo fermò afferrandolo per il polso. Celia. "Jude. Non andare. L'allenatrice ha chiamato i soccorsi, saranno qui tra pochissimo. Noi dobbiamo andare. Se sono vivi li troveranno".

Il ragazzo non voleva andare, voleva trovare Ygritte, avrebbe scavato a mani nude se necessario. "Fratellone. Devi aiutare Scott". "Come?". "Sarà anche la tua ragazza, ma è prima di tutto sua sorella". Il ragazzo sospirò e annuì.

Lina fissò il punto dove una volta sorgeva la Alius, che adesso era ridotto a un mucchio di macerie fumante. Si asciugò una lacrima che le era sfuggita e si voltò verso suo padre.

"Ho perso anche loro, Lina". "Non li hai persi". "Se non fosse stato per me adesso...". "Non sono morti" ripeté la donna con forza.

"Nessuno di loro. Io lo so". "Non sei mai stata tipo da dare false speranze alla gente, mia cara". "Non sto dando false speranze. Almeno, non del tutto". Rivolse un ultimo sguardo alla montagna.

"Tu hai studiato la pietra di Alius, ma non l'hai mai capita davvero". "Che intendi?". Lina scosse la testa.

"Più ci penso meno ne sono sicura, ma è l'unica spiegazione plausibile. Adesso devi andare". "Che farai?". "Aspetterò i soccorsi. E... li troverò".

Vivi o morti.

"Lina". "Dimmi papà". L'uomo parve esitare. La donna gli mise una mano sulla spalla. "Non devi sentirti in colpa. Né per loro né... per me". "Ne hai passate così tante...". "Anche tu. Ci vediamo, papà".

L'allenatrice si rivolse poi al signor Hillman. "Signore. Se per lei va bene le lascio il comando della squadra. Ci sono delle cose in sospeso che devo sistemare". "Nessun problema. Ti capisco.  Chiamami appena ci sono novità, va bene?". La donna annuì e si rivolse alla squadra.

Li guardò negli occhi uno per uno. "Grazie di tutto ragazzi. Siate forti, qualsiasi cosa succeda".

Dieci minuti dopo erano tutti sull'autobus, immersi in un silenzio pesante interrotto solo dai saltuari singhiozzi di Scott.

Jude aveva provato a consolarlo, ma aveva ottenuto ben pochi risultati. La rottura del veicolo fu l'occasione buona per uscire a prendere un po' d'aria.

Mark strinse forte i pugni e guardò fisso il pallone immobile di fronte a sé. Poi prese una decisione. Lo afferrò, si voltò e lo lanciò a Scott. Il ragazzo parve non capire.

"Lei non vorrebbe che ci piangessimo addosso. Vorrebbe vederci giocare e sorridere come abbiamo sempre fatto, e questo tu lo sai, Scott". Il ragazzo si asciugò l'ultima lacrima, poi si alzò in piedi e tolse il pallone dalle mani del capitano.

Celia sorrise e spinse Jude giù dall'autobus. Lentamente tutta la squadra si ritrovò a giocare, mentre il dolore si scioglieva in una dolce amara nostalgia.

Quando l'autobus ripartì e la figura di casa loro si stagliò contro il cielo terso, tutto parve tornare alla normalità.

Ma nulla era normale, alla Raimon. La nebbia era calata sul campetto da calcio, e li stava aspettando un'amara sorpresa.

My name is Ygritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora