Chasing Love #2 ~ Come una Calamita

Capitolo 15 ~ Quel respiro in più...

Jackson

Una foto ritrae un ricordo, immortala un momento, un'emozione che non torna e rimane intrappolata in quel foglio di carta plastificata. Ingiallisce nel tempo, si logora, ma i sentimenti catturati in quello scatto restano lì per sempre, invariati.

Questo pensiero accompagna la visione di una delle mie fotografie preferite. Un vecchio pezzo di carta che ritrae me e Kristen seduti sulla spiaggia con due radiosi sorrisi dipinti sui nostri volti, gli occhi del medesimo colore illuminati dalla luce del Sole e sfumati dall'azzurro del mare e del cielo, mentre lei mi stringe le spalle in un abbraccio affettuoso. Eravamo soltanto dei bambini quando Emily ha scattato questa foto, ormai usurata dal tempo, ma mi basta guardarla per sorridere e ripensare ai centinaia di ricordi splendidi costruiti insieme a mia sorella.

Ho trascorso tutta la vita con lei al mio fianco, non c'è un momento in cui non sia stata presente; non esiste giorno che non abbiamo condiviso, a prescindere dalla distanza o dallo scorrere delle nostre vite. Siamo uniti da un legame di sangue indissolubile, più forte delle difficoltà che il mondo ci pone dinanzi, resistente persino alla distanza che impone la morte.

Ed è proprio questa consapevolezza, insieme ai ricordi passati che riaffiorano di continuo nella mia mente, ad avermi fatto passare le ultime notti insonni, raggirandomi costantemente nel letto senza riuscire a dormire, tartassato dalla natura dei miei stessi pensieri.

Sarah aveva proprio ragione, non riuscivo a smettere di rimuginare su quello che stava accadendo e prendere la giusta decisione in merito al futuro di mia sorella si stava rivelando una delle cose più difficili mai affrontate in vita mia.

Avrei tanto voluto spegnere il cervello come si fa con l'interruttore della corrente elettrica, ma nessun tentativo di distrazione sembrava funzionare e ogni minuto trascorso senza fare nulla di concreto per lei stava diventando un minuto sprecato.

Mi sono sentito soffocare dal tempo, dallo scorrere troppo veloce delle lancette dell'orologio come se lo scandire di quei secondi potesse risucchiarmi via un po' d'ossigeno alla volta fino a privarmi di tutta l'aria. Fino a rischiare di uccidere Kristen.

"Riuscirò a dirle addio?" continuavo a ripetermi. "Lottare per la sua sopravvivenza è davvero ciò che lei vuole o dovrei rispettare la sua decisione e attendere che si spenga lentamente, lasciando in me quel vuoto incolmabile che solo i suoi sorrisi possono riempire?"

Nessuna delle tante possibili risposte a questa domanda è stata capace di rasserenarmi o donarmi pace, perché nessuna di esse porta al lieto fine che vorrei.

«Parlami. Dimmi tutto quello che ti passa per la testa. Sono qui per te!» ha sussurrato la mia coniglietta durante uno di quei momenti in cui rischiavo di impazzire, lasciandosi cullare dai miei respiri veloci e sconnessi, in cui racchiudevo tutta la mia agitazione, intanto che il mio petto le faceva da cuscino.

Abbiamo ripreso a dormire insieme in queste ultime sere, lei con addosso una delle mie magliette, lunghe abbastanza da coprirle le gambe, io con un semplice paio di pantaloncini, preferendo il calore generato dal suo corpo come rimedio alle gelide temperature newyorkesi.

L'ho tenuta stretta a me per tutto il tempo, anche se quelle ore passate nella penombra delle stelle mi sono sembrate durare troppo poco con lei accanto. Avrei voluto godermi meglio la sua vicinanza, concentrarmi solo sull'emozione di averla vicina e di respirare il suo odore dolce, capace di donarmi quell'attimo di sollievo dai miei problemi.

Mi sono aggrappato a lei perché senza non saprei cosa sarebbe rimasto di me e ho mantenuto fede alla promessa di aprirle il mio cuore e rivelarle i miei timori. Le ho parlato per ore valutando quale fosse la scelta giusta da prendere, come mi sarei sentito ad affrontare la realtà e andare a trovare mia sorella, sopraffatto dall'ansia che mi ha logorato dentro.