Capitolo 14 ~ È questo che vedi tu quando mi guardi?

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Jackson

Avevo perso la speranza che lei venisse a trovarmi. Ormai mi ero rassegnato all'idea che oggi non l'avrei rivista e forse sarebbe passato un bel po' di tempo prima che decidesse di tornare da me, ma quando ho sentito bussare alla porta il cuore mi è schizzato fuori dal petto, come se sapesse già che si trattasse di lei.

Vederla difronte a me ora, così bella da togliere il fiato, non fa che aumentare drasticamente le mie pulsazioni e farmi agitare.

"Merito davvero il suo perdono?
Come fa a tornare da me sempre, nonostante tutto?"

«Posso entrare o hai intenzione di urlarmi contro come ieri sera?» chiede, dondolandosi nervosamente sul ciglio della porta di casa.

Deglutisco al ricordo del nostro litigio e senza dire una parola indietreggio e le faccio spazio per accoglierla in soggiorno.

Avanza di qualche passo ma è talmente agitata che inciampa sul tappeto d'ingresso. Riesco ad afferrarla tra le braccia giusto in tempo per non farle sbattere la faccia contro il pavimento, ma qualcosa attira la sua attenzione e non si tratta di Michael, che ha preso ad abbaiare e scodinzola allegro per la sua presenza, bensì di un busta di carta che fuoriesce dallo zerbino.

"Maledetto postino! Gli ho ripetuto mille volte che deve lasciare la posta nell'apposita cassetta ma lui continua imperterrito a metterla dietro la porta"

«Stai bene? Ti sei fatta male?» le domando preoccupato, tirandola sù mentre continuo a reggerla sul mio petto per assicurarmi che non perda nuovamente l'equilibrio.

«Si, sto bene. Non mi sono fatta nulla...» borbotta, intanto che si raggira tra le mani quel pezzo di carta raccolto da terra. «Di che si tratta?» indaga curiosa.

Mi si raggela letteralmente il sangue non appena individuo il nome del mio psicologo impresso sopra quella busta.

"Diamine! Nelle ultime tre settimane ho saltato i nostri incontri e deve avermi mandato un avviso a casa per contattarmi"

«Niente di importante» la svio, tentando di riappropriarmi della mia posta in vano, visto che continua a esaminarla come se fossimo in una scena del crimine.

«Studio di psicologia del dottor Andrew Reed» legge ad alta voce, scandendo piano ogni parola.
"Merda, sono in trappola!"
«Che significa? Sei in cura con uno psicologo?» chiede confusa, sgranando gli occhi perplessa.

"Maledizione! Non c'è nessun modo per sfuggire alla sua domanda, devo essere sincero o non mi darà pace"

Annuisco a fatica, ammettendo per la prima volta, con la coda tra le gambe, esattamente come fa Michael quando subisce un mio rimprovero, che ho chiesto aiuto a uno strizzacervelli e l'ho tenuto nascosto a tutti i miei conoscenti.

«Perché non me ne hai mai parlato prima?» chiede risentita e palesemente infastidita. «Ti sarei stata vicina, ti avrei aiutato, io...avrei fatto qualcosa di più per te e forse...avrei compreso meglio il motivo dei tuoi strani comportamenti»

Pietà e compassione sono dipinti sul suo volto, esattamente ciò che non avrei mai voluto vedere nei suoi occhi, perché io non ho bisogno della sua misericordia ma solo del suo amore puro e incondizionato, non dettato dal dispiacere di sapermi in difficoltà.

Chasing Love #2 ~ Come una Calamita Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora