Capitolo 45 ~ Ne ho abbastanza

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Jackson

Oggi è la vigilia di Natale, il primo che trascorro insieme al mio bambino. Mi ricordo che prima di ammalarsi Sarah fantasticava su cosa avrebbe fatto per rendere questa giornata speciale per lui e sono certo che se fosse cosciente, seppur Eric è appena nato, troverebbe un modo per mettergli allegria e trasmettergli il suo amore per questa festività.

Sto facendo il meglio che posso per rendere questo suo primo natale indimenticabile, così come avrebbe voluto la sua mamma, ma fatico a immaginarmi festoso e sorridente domani, quando tutti saranno in famiglia intenti a scartare i regali e condividere un pasto caldo tra le risa.

Io ci ho provato. Ci ho provato davvero a restare calmo in questi giorni, a non andare in paranoia quando, stordito da quelle poche ore di sonno che sono riuscito a concedermi, lei non si era ancora risvegliata.

Ci ho provato con tutto me stesso a non farmi soffocare dalle paure, a non dare di matto quando dentro di me stava divampando un fuoco indomabile.

Ho provato a fingere che stava andando tutto bene, che da un momento all'altro lei avrebbe riaperto gli occhi e mi avrebbe sorriso, a convincermi che Miles aveva ragione ad asserire che le serviva soltanto del tempo per riprendersi.

Ho persino dato ascolto alle parole di mio suocero che, seppur preoccupato per la condizioni di sua figlia, mi è stato vicino al meglio delle sue possibilità e mi ha suggerito di pregare Dio e avere fede. "Un cuore agitato crea solo disordine all'animo, ma la pazienza, la speranza e la fede gli danno ristoro. Tu fai in modo che i tuoi timori si trasformino in forze e non in debolezze" mi ha suggerito.

Mi sono sforzato di mettere in pratica le sue parole, mi sono concentrato più che potevo su mio figlio e su tutte le gioie che mi ha dato. Me lo sono tenuto addosso per ore invece di lasciarlo dormire nella sua culla, perché avevo bisogno di sentire quella serenità che solo la sua vicinanza riesce a darmi. Mi sono appigliato a lui con tutte le mie forze, così come avevo promesso a mia moglie, ho riempito il mio cuore con il suo amore ma non è stato sufficiente a mettere le cose apposto.

Nulla di tutto questo è stato abbastanza per aiutarmi ad affrontare quello che sta succedendo!

Sono trascorsi quattro fottuti giorni dall'intervento di Sarah ed io sono arrabbiato. Anzi no, di più! Sono profondamente incazzato perché lei non si é più sveglita e nessuno è in grado di darmi delle risposte. Nessuno sa perché diamine non torna da me. Nessuno riesce più a rassicurarmi!

Probabilmente in passato, se mi fossi ritrovato in una situazione analoga, mi sarei lasciato trasportare dall'angoscia al punto che avrei voluto farla finita per sempre. E confesso che per un attimo, per un solo misero istante, ho pensato che se avessi dovuto continuare a vivere senza di lei avrei preferito morire; ma poi Eric ha cominciato a piangere, strillando come un matto dentro la sua culla, e non bastava il ciuccio a tranquillizzarlo, no, non bastava nemmeno il suo coniglietto di peluche. Soltanto le mie braccia, che l'hanno avvolto stretto sul mio petto e se ne sono prese tenera cura, sono riuscite a rasserenarlo.

"Al diavolo l'angoscia!" mi sono detto. Io non posso nemmeno ipotizzare di non farcela a superare tutto questo. Devo reagire perché mio figlio rischia già di perdere sua madre e non può perdere anche me. Devo dimostrare a Sarah che sono forte e sono cresciuto. Ho ventotto anni adesso, non sono più un ragazzino, e difronte alla paura non posso più fuggire, devo affrontarla!

Devo affrontare ogni singolo timore che se ne sta chiuso nella mia testa. Devo battere quell'oppressione che sento nel petto. Devo darmi da fare, rimboccarmi le mani ed essere il padre e il marito che la mia famiglia merita.

Chasing Love #2 ~ Come una Calamita Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora