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Andrea

Insonnia. Era la causa principale della mia notte passata in bianco. Non avendo dormito per più di due ore consecutivamente, mi domandai da quanto fossi sveglio quando, voltando lo sguardo verso la sveglia posta sul comodino, notai che fossero le sei meno venti. Se si fosse trattato di un giorno scolastico, a breve mi sarei dovuto alzare per andare al liceo. Ma invece, quel giorno nascente sarebbe stato il primo di un fine settimane che avrei dovuto attendere con ansia.

Forse era stata quella, la causa del mio non poter chiudere occhio. La troppa adrenalina non era stata smaltita e mi aveva reso più eccitato di quanto non facesse una tazzina di caffè la sera. Magari accompagnata da un pezzo di cioccolato.

"Per me il fondente è il migliore" avevo sentenziato, portando alle labbra la tavoletta, di cui avevo spezzato un'intera riga.
"Ma cosa fai, lasciamene un pezzo!" aveva lamentato Daniel, cercando di sottrarre alle mie labbra almeno un quadratino della barra, composta da quattro. Spostando rapidamente la mano, avevo impedito alle sue dita di venire a contatto con la cioccolata che avrei voluto mangiare da solo.
"Oh, Ande. Per favore!" si era lamentato lui.
"Prendine da lì" avevo sentenziato, indicandogli la barretta posata sul tavolo.
"Non possiamo prenderne ancora. Serve a mia madre per la torta" mi aveva rimproverato. Addentando due quadretti, lo osservai con un sorriso malizioso. Masticando lentamente, avevo provocato in lui un'irritazione tale che lo aveva spinto a incrociare le braccia.
"Buono questo cioccolato" avevo poi rincarato la dose.
"Dai, Ande!".
"Da quando a te piacciono i dolci?" avevo domandato.
"Il cioccolato mi piace. Okay?".
"Allora te ne darò mezzo quadretto" avevo detto, spezzando ciuascuno dei due rimanenti in metá.
"No, dai. Almeno uno intero".
"No" avevo detto, finendo di sciogliere il pezzo che tenevo fra la lingua e il palato.
"La prossima volta altro che, se la cerco fra gli ingredienti per le torte di mia madre. Giá questa volta le dovrò delle spiegazioni" si era lamentato lui.
Iniziando a sentire il peso delle sue parole, gli cedetti un quadretto intero. Il sorriso sulle sue labbra cominciò a farsi spazio.
"Grazie" sentenziò, aprendo la bocca, capite le mie intenzioni di volerglielo posare personalmente. Separate le labbra, aveva sporto leggermente la lingua per non far cadere il quadratino, che si sarebbe adagiato su di essa, sprigionando il suo sapore dolce amaro.
Ma invece non fu come aveva immaginato.
"Sei uno st... ah, lasciamo stare!" aveva esclamato accorgendosi che, in un battibaleno, me lo ero mangiato io.
"Se adesso non mi dai quello che rimane, faccio un casino" mi aveva poi minacciato.
"Se on ti fa hchifo, hosso darti questo" avevo detto, indicandogli quello che avevo ormai quasi sciolto sulla lingua.
"Non mi fa schifo" sentenziò lui, per chiarire il concetto.
"Allora tieni" avevo detto, posando il quadretto mezzo sciolto sulla punta della lingua, attendendo che le sue labbra facessero suzione su di essa per prelevarlo.
"Grazie" sentenziò lui.
"E l'ultimo?" domandai, retoricamente, muovendolo fra le dita della mano.
"Spetterebbe a me" parlò lui.
"E va bene. Tieni" dissi, deciso a cederglielo veramente, quella volta.
Daniel mi osservò poco convinto.
"Non ti credo" sentenziò poi, esternando la sua dubbiositá.
"Davvero" dissi, portandolo alla sua mano, che l'afferrò.
"Ora però mangialo, altrimenti si scioglierà".
"Voglio fare una cosa" esplicò lui.
"Cosa?" domandai incuriosito dal suo vedersi avvicinare. Portando il cioccolatino alle sue labbra, lo strinse fra i denti.
"Cosa devo fare?" domandai.
"Prendine metá" disse, avvicinandosi a me. Appoggiando le mie labbra contro ai suoi denti, Daniel scoppiò a ridere, ritraendosi.
"Ma non così, Ande!" esclamò teneramente.
"E come?" domandai sorridendo.
"Spezzane metá coi denti. Non devi limonare con la cioccolata!" disse, facendomi sentire un po' in imbarazzo.
Poi tornò a ridere.
Avvicinandomi a lui, morsi la cioccolata che teneva fra i denti, staccandone metá pezzo.
"E adesso?" chiesi
"E adesso mangia" rispose.
"Ma così ne avrò mangiati due e mezzo e tu uno e mezzo".
"Non importa" disse, facendo spallucce.
"Per avermi fatto divertire così tanto ti concedo questo pezzetto" sentenziò, deridendomi.
"Ha ha" risposi, succhiando il pezzetto di cioccolato che si sciolse in un momento.
Daniel fece lo stesso. Poi, osservandomi non ridere, si avvicinò a me.
"Mpfff...". Le sue labbra si scontrarono contro le mie.
"Ti amo quasi quanto questo cioccolato" sentenziò.

So che non sei tu e ti aspettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora