39-1812

50 10 14
                                    

A @the_true_alpha_

Daniel

"Sono contenta tu abbia deciso di essere qui, stasera" parló la mia amica, con un filo d'ipocrisia nel tono di voce. Era chiaro che non avrebbe desiderato altro.
"Anche io" mentii.
"Sarebbe stato una noia rimanersene a casa il venerdì sera" rincarai la dose, sperando che il tono con cui avessi pronunciato la frase non risultasse fuori luogo.
"È vero, hai fatto la scelta giusta" disse lei, prendendomi sottobraccio.
"E per lei, l'unica" pensai fra me e me, sapendo che non avrebbe accettato un no da parte mia.

Lucrezia e Agata, vestite in abiti neri, portavano sulle spalle una giacchetta di pelle, per la prima rossa, per la seconda beige. Melissa, invece, portava un vestito chiaro.

"Cavolo, com'è che stasera hai deciso di vestirti così bene?" domandó lei, squadrandomi dalla testa ai piedi.
"Così" risposi, trovando superfluo dover rispondere in maniera soddisfacente a quella domanda.
"È vero, ha ragione Melissa" parló Agata.
"Stai stra bene, vestito così" aggiunse poi, complimentandosi col sottoscritto, il quale si limitò a ringraziarle banalmente con un mezzo sorriso.
"Sono sicura che abbia a che vedere con Andrea" parló Melissa. Volgendole il mio sguardo, speravo che non pronunciasse quella frase per tutta la serata. Ma, invece, eravamo solamente agli inizi.

"Per favore, evita" parlai, ponendo una mano davanti al mio volto.
"Non penso proprio che uno come lui, dopo quello che mi ha fatto, meriti l'abbigliamento che indosso oggi" dissi, indicando il mio outfit.

Alla festa, organizzata alle spalle del nostro istituto scolastico, tutto c'era tranne che atmosfera scolastica.
Centinaia di persone stavano lentamente facendo il loro ingresso, scalando la lunga coda in cui anche io e le mie amiche eravamo immersi da ormai una ventina di minuti.
"Quanta gente, caspita" parló Lucrezia che, braccia conserte, aveva incrociato un piede davanti all'altro, ondulando appena.
"Giá" sentenziai, sporgendomi a destra e a manca.
"Cosa cerchi?" domandó Agata, facendomi voltare lo sguardo verso di lei.
"Chi, cerca" parlò Melissa, lasciandosi scappare un risolino, che venne rafforzato dal sorriso malizioso di Agata.
"Nessuno. Stavo guardando il tramonto" risposi, alzando lo sguardo al cielo, tintosi di giallo dove fino a poco prima era stato celeste.
"Oh, che romantico. E non ti piacerebbe guardarlo con qualcuno in particolare?" domandó maliziosamente Melissa.
"Con te" dissi, allungando una mano che si andò a poggiare sul suo mento. Ma lei reagì, levandola con la sua, in malo modo.
"Ti piacerebbe" rispose.
"A te" contestai, facendola deglutire per l'imbarazzo.

"Oh, finalmente si entra" sentenzió Agata, trovandosi di fronte al bodyguard che, strappando biglietti fra le corpulente mani, l'osservó con serietá.
Io e le mie amiche stettimo in silenzio, sperando si accorgesse del suo sguardo che gravava sul suo metro e cinquantanove.
"Uno e sessanta" ci teneva a precisare lei, sapendo benissimo che, nonostante lo desiderasse, quel centimetro in più non le fosse stato donato.

All'interno, la sobrietà dei colori che tinteggiavano il cielo in tramonto assieme alle candide nuvole era andata sostituendosi a colorazioni forti, che spaziavano dal blu al magenta. Le luci, molto più intense di quanto il sole a fine giornata fosse con il suo arancio fuoco, facevano ridurre gli occhi in sottili fessure per abituare le pupille, dilatate, alla forza della luce che contrastava il buio della sala, scomparso all'improvviso.
"Benvenuti, ragazzi!" esclamó la voce di un ragazzo che, cuffie alle spalle e t-shirt variopinta, pareva essere stato incaricato di dare vita a quella serata con remix e musiche dance.
Poco più grande di noi, sollevó in alto le braccia, invitando tutti i presenti a imitare le sue azioni.
"Che posto di merda..." sentenziai fra me e me dopo soli sessanta secondi. Il mio sguardo era ricaduto sull'orologio giá un paio di volte e non sarebbe stata l'ultima in quella serata di fine aprile.

So che non sei tu e ti aspettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora