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Daniel

Andrea, di fronte a me, pareva desideroso di parlarmi. Fremeva per ottenere il mio consenso, per il quale non vidi una ragione a negarglielo.
"Dimmi, allora" parlai, alzando le spalle permute sotto alle bretelle dello zaino che portavo su di esse.
"Riguarda noi due" mi anticipò, con un sorriso che non riuscivo a comprendere.
"Direi che non ci sia davvero nulla da chiarire, oramai" dissi, avanzando un passo verso il mio gruppo di amici. Melissa&Co mi avevano notato e attendevano il mio arrivo.

"Aspetta, aspetta" disse, poggiando una mano sul mio petto per arrestare l'avanzare dei miei passi. Lanciandogli un'occhiataccia, lo invitai a non toccarmi.
"Devo dirti la verità" parló, sempre senza abbandonare il sorriso.
"Quale verità?".
"Io ed Emanuela non siamo mai stati assieme" disse, tutto ad un fiato.
"Come?" domandai, facendo una smorfia e alzando le sopracciglia. Le sue parole pronunciate cosí spontaneamente puzzavano di menzogna.

"Sì, è così" confermò le sue precedenti parole.
"Lasciami spiegare" disse, sorridendo ancora più di prima.
"I miei genitori mi hanno costretto a farmi mettere con lei. Sai che sono omofobi. Non volevano minimamente che tu ed io stessimo assieme. Mi hanno costretto a farmi mettere con lei". Ascoltavo Andrea, ma senza comprendere le sue parole.
"Cosa intendi dire?".
"

Che io non sono davvero mai stato con lei. Non sono mai stato innamorato di Emanuela e la nostra relazione non è mai esistita". Guardando per un istante le sue iridi verdi, mi allontanai da lui, voltandomi.

"Hey, hey! Dove vai?" mi domandò, cercando di arrestare i miei passi sfiorandomi di nuovo in prossimità del mio petto.
"Andrea, vuoi lasciarmi?" alzai il tono della voce, lanciandogli un' ennesima occhiata.
"Volevo chiarire" confessò, appoggiando una mano sul suo gomito.
"Io no. Non mi interessano le tue scuse" dissi, facendo finalmente scomparire il suo sorriso dalle sue labbra.
"Perché no?" domandó.
"Perchè non ha senso. Fra noi è finita" chiarii.
"Per me non è mai finita" disse, tornando a parlare nuovamente.
"Ah no?" chiesi.
"No..." sussurrò.
"Dopo tutto quello che è successo non può essere finita?" domandai, osservandolo negli occhi.
"Sei solo un ipocrita" dissi a denti stretti.
"Daniel, per favore. Ascoltami" cercò ancora di persuadermi a rimanere ad ascoltarlo.
"Non adesso" parlai, superandolo e dirigendomi verso Melissa&Co.

Andrea

Osservandolo allontanarsi da me mi voltai, notandolo inglobarsi fra una decina di nostri compagni di classe, riunitisi come di consuetudine all'angolo del marciapiede per l'ultima chiacchierata mattutina prima del suono della campanella delle otto.
Perché Daniel non mi aveva voluto ascoltare non me lo spiegai. Ma non sarebbe finita così.

Attesi l'ingresso al liceo così come la fine di ogni ora scolastica. All'inizio di ogni lezione giá facevo il conto alla rovescia di quanti minuti mancassero alla fine. Ma nulla si potè contro alle due ore di spiegazione di filosofia e a quella di storia, infinite. E se poi si aggiungeva un'intera ora di recupero di matematica per gli insufficienti, il tempo pareva non scorrere mai.
I secondi parevano non fare avanzare la lancetta dei minuti, i quali sembravano essere più di sessanta all'interno di una singola ora. La percezione del tempo era completamente cambiata.

All'uscita, quando mancavano appena dieci minuti, mi parve di osservare un miraggio. La lancetta dei minuti aveva quasi sovrastato il numero undici, annunciando che in poco più di trecento secondi la campanella avrebbe suonato per la settima volta. Era quasi fatta.
All'ultima ora, la scorrevole lezione di francese mi aveva allietato. Le prime quattro erano state un disastro.

So che non sei tu e ti aspettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora