Daniel
Un alito d'aria soffiò con delicatezza sulla pelle del mio braccio, poggiato sopra al lenzuolo che copriva il mio busto solo fino all'altezza del petto e lasciava scoperte le spalle.
Espirando una generosa quantità di ossigeno fuori dalle mie narici, schiusi gli occhi. Deglutii. La coperta a quadretti era caduta a terra, accanto alle cuffiette che giacevano lí dalla sera prima quando, poco prima della mezzanotte, le avevo utilizzate per ascoltare una canzone prima di prendere, faticosamente, sonno.La sveglia non aveva ancora suonato ma sapevo mancasse poco al che dovessi alzarmi. La delicata luce che proveniva da fuori parlava al posto dell'orologio: erano da poco passate le sei.
Consapevole che in quella scarsa mezz'ora che mi rimaneva non avrei conciliato un sonno interrotto da ormai quasi dieci minuti, decisi di alzarmi prima del dovuto per prepararmi con calma. In quella mattina in particolare ne avrei necessitata in abbondanza.Mia sorella e il resto della famiglia dormiva ancora. Meglio ancora, per fare le cose con i giusti tempi senza alcun tipo di intralcio. Se Vanesa avesse varcato la soglia di camera sua avrebbe immediatamente preso posto in bagno, iniziando a lavarsi il viso e irrorando le sue gote di crema per i primi quindici minuti dall'apertura dei suoi occhi. L'unica cosa positiva è che non avessi mai avuto problemi a farla alzare dal letto quando era piú piccola. Scattava immediatamente su, pronta a dedicarsi alla sua skin care come se fosse l'unica cosa piacevole ad attenderla a risveglio.
Al di là della beauty routine di mia sorella, odiavo forse più il dover attendere che mia madre finisse di truccarsi in bagno. O ancora il dover sentire mio padre che, come un'agenda, mi ricordasse cosa dovessi fare ogni singolo giorno mentre si apprestava ad accendere il fuoco per farsi un caffé. Se non fosse stato per il fornello scoppiettante avrei giurato ne avesse già bevuta un'abbondante quantità per la sua irriverente parlantina mattiniera.Fatta colazione, vestitomi, lavatomi i denti e afferrato lo zaino, posto accanto alle scarpe, mi apprestai a indossarle quando mi ricordai di non dimenticare il telefono, lasciato ancora attaccato al caricatore dell'entrata. Staccandolo energicamente dalla presa, lo schermo s'illuminò, ricordandomi la presenza di un messaggio che non avevo aperto la sera prima. Emanuela.
"Dannazione" dissi, innervosendomi per un'ulteriore suggerimento offertomi dal mio cellulare per ricordarmi cosa avrei dovuto fare appena arrivato in classe, durante la prima ora. Parlare con Andrea.
Cercai di ricordare quale sarebbe stata la prima materia di quella giornata. Religione. Poco male. Avrei avuto più tempo per fare chiarezza con il mio interlocutore.
Ormai varcata la porta di casa, richiusi con delicatezza, facendo adiacere la porta allo stipite con una lenta rotazione. Osservai il mio orologio da polso. Le sette e tre minuti. Probabilmente i miei si erano appena svegliati. Per mia sorella, invece, ci sarebbe stata ancora una dozzina di minuti prima che il suo sonno venisse interrotto dalla sveglia.
Avviandomi di passo spedito verso la fermata del pullman e attraversando rapidamente il corso, ove il semaforo verde segnalava l'ok al passaggio pedonale, mi apprestai a prendere il pullman che, in lontananza, annunciava il suo arrivo con i fari accesi che si notavano in quella mattinata improvvisamente fatta nebbiosa.
"Cavoli, ma se lo prendo adesso arrivo davanti a scuola che non è nemmeno la mezza..." riflettei, cercando rapidamente un'alternativa al bus.
"Vorrá dire che proveró ad andare a piedi" mi dissi, cercando di calcolare i tempi che avrei impiegato per percorrere lo spazio casa-liceo.
"Dunque, sono quattro chilometri" pensai.
"Poco più di tre quarti d'ora e dovrei esserci" dissi, incamminadomi.
Erano soltanto le sette e otto minuti. Sarei arrivato più che puntuale, senza dover attendere a lungo da solo davanti al cancello deserto del liceo. I primi ragazzi avrebbero fatto la loro comparsa da meno venti in poi. E non sarebbero certo stati i miei compagni di classe, puntuali come un orologio svizzero. Ma mai in eccessivo anticipo.
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So che non sei tu e ti aspetto
RomanceAndrea e Daniel sono oramai una coppia affiatata con un passato alle spalle che li ha resi inseparabili. Le mille sfide che hanno affrontato non hanno causato una rottura del loro rapporto, che appare solido. Entrambi innamoratissimi l'uno dell'altr...