Capitolo Sei

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Passò una settimana prima che la fatidica chiamata giungesse.
James Connor Sweeney, il 27 Gennaio, contattò l'ufficiale Kuznetsov, dicendogli che cinque giorni dopo il suo eliveivolo avrebbe sostato davanti alla base di Samara, per prelevare i Gemelli.
"Ottimo lavoro" era solito dire Sweeney, un istante prima di spegnere la comunicazione, per poi aggiungere tra sé e sé "Non siete morti".
Quel 27 Gennaio i Gemelli erano chiusi in camera, come accadeva spesso. In quell'ultima settimana si erano divisi spesso, cosa che accadeva solo dopo una lite tra i due. Ciò che era avvenuto quella sera del 18 Gennaio veniva costantemente ricordato al ragazzo dall'enorme crepa sul muro di fronte al suo letto.
Credeva che il grido della sorella fosse irreparabile, avesse un potere che andava oltre le proprie capacità.
Eppure riavvolgere il tempo era qualcosa che funzionava sempre e che non aveva nulla a che fare con l'urlo distruttivo della sorella.
Quel potete lo possedeva solo lei, non gli era mai stato detto perché.
Ma il ragazzo credeva che facesse parte del ruolo della sorella all'interno della loro infernale coppia: lui era destinato a incantare, a indurre le persone a fidarsi di lui, ad ammaliare. O almeno questi erano stati i propositi, prima della nascita del loro sguardo mortale.
Lui possedeva un voce misteriosa, profonda, intrigante. Aveva un bel portamento, un modo di fare regale e attraente, un corpo perfetto e un'eleganza nei movimenti misurati.
Lei invece era destinata ad essere la guerriera del gruppo, con una preparazione militare, una composizione fisica adatta al combattimento, una conoscenza di tutte le arti marziali e di lotta mai state create dall'uomo. Faceva grande uso della meditazione, aveva una voce distruttiva, un grido fatale all'uomo e alle creature viventi, una mente calma ma rapida, un'agilità e velocità fuori dal comune.
Se non avessero mai acquisito quegli sguardi mortali, lei avrebbe ucciso le sue vittime prima ancora che loro potessero vedere il colore dei suoi occhi, mentre lui avrebbe sedotto le proprie nemiche, portandole ad una morte certa tramite l'inganno.
Ma quelle doti erano state represse, nascoste, dimenticate quando si era scoperto che con un solo sguardo di entrambi interi eserciti sparivano, nemici potenti soccombevano, potenti guerrieri si sbriciolavano come argilla.

E quella dote era costata la vita già a milioni di uomini e l'avrebbe fatto con altri milioni.
Quel 1 Febbraio predefinito loro avrebbero preso l'aereo del padre non per volare nella nuova base che li avrebbe accolti fino ad Aprile, ma sarebbero atterrati in un territorio ostile all'Hydra, pronti a disintegrare un nuovo esercito, a fermare i nuovi nemici di loro padre, a fare l'ennesima strage. Era sempre così, quando l'uomo li andava a recuperare il primo del mese.
"Un buon modo per iniziare qualcosa" era la sua risposta quando qualcuno gli domandava perché compisse quelle spedizioni sempre nei primi giorni del mese.
Era una frase che i Gemelli avevano sentito molte volte, in più occasioni, in contesti diversi. Era la frase che portavano dentro di loro, che li aveva cresciuti. Bambini senza un'infanzia, con una mente mirata alla distruzione, ecco cos'erano realmente i Gemelli Medusa.

Quel 27 Gennaio, ormai così vicini alla fine del primo mese dell'anno, i due fratelli erano, come già detto, in quella piccola stanza simile ad una cella, senza finestre e così candida, immacolata, da sembrare la stanza di un manicomio, di un ospedale psichiatrico.
La Gemella sedeva davanti al proprio letto, le gambe incrociate e gli occhi chiusi sotto la maschera, senza emettere un suono o compiere un microscopico movimento.
Andava avanti così da quasi due ore, cercando di incanalare la sua energia nella meditazione, rilassando i muscoli potenziati e i tendini robusti il doppio del normale.
Davanti allo specchio, invece, il maschio si guardava il volto, studiandone i lineamenti sempre nascosti dalla maschera e gli occhi pericolosi. La mascella squadrata era immobile, le labbra serrate in una linea dritta e sottile, rendevano la sua espressione impassibile, dura e seria ma senza particolari emozioni.
I ciuffi neri di capelli gli ricadevano sulla fronte e sull'occhio sinistro, completamente giallo e striato di verde, come quello di un serpente.
Un ragazzo perfetto, dalla pelle candida e i lineamenti favolosi, ma che nessuno poteva vedere a causa di quei due occhi così colorati e magnifici, a modo loro.

Il ragazzo guardava ciò che non vedeva da tanto, ciò che era costretto a nascondere, ciò che non riusciva ad ammirare spesso a causa della voce della sorella che li obbligava a far sparire qualsiasi specchio ci fosse nelle stanze in cui alloggiavano nelle varie basi militari. Quello era il primo specchio che vedeva da forse tre anni e quasi si era scordato come fosse fatto il proprio volto, non potendolo mai vedere da nessuna parte.
Sapeva che giravano voci su loro due secondo le quali i loro volti erano sfigurati, mostruosi, talmente orribili da paralizzare dalla paura ancora prima che gli occhi possano aprirsi.
A quel pensiero voltò la testa verso la sorella, sempre nella stessa posizione. Percepiva la sua mente vuota, le sue emozioni azzerate, la concentrazione al massimo.
Il viso di lei, quello era quasi impossibile da vedere. Per anni interi si era rifiutata di togliere la propria maschera, nemmeno per mangiare.
Tutt'ora quando dovevano consumare i pasti non la levava totalmente, alzando solo quel tanto che le bastava per portarsi il cibo alle labbra.
Se non fosse che lui sapeva che erano uguali, si sarebbe scordato di che colore aveva gli occhi la sorella.

Il ragazzo recuperò la maschera e con un sospiro affranto nascose nuovamente il suo volto, senza sapere quando avrebbe potuto rivederlo.
In quel momento la ragazza aprì gli occhi di colpo, sotto la superficie candida della sua maschera.
-Sta per succedere qualcosa.- disse.
Lui non fece in tempo a chiedere cosa intendeva che l'allarme della prigione si attivò, spezzando il silenzio della stanza e risvegliando l'intera base.
I due Gemelli uscirono dalla stanza velocemente, unendosi al flusso di soldati che correvano nei corridoi, chi armato chi non ancora.
Gli ufficiali gridavano ordini, i soldati correvano, tutti si affannavano.

E nel frattempo, all'interno della stanza dei Gemelli, lo specchio giaceva intatto sulla sua parete, una piccola crepa nell'angolo di sinistra.

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