Capitolo Trentuno

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-Non mi piace.-
-L'hai già detto Peter, e noi ti abbiamo già detto che la tua opinione non ci interessa.- rispose Tony, premendo tasti sul pannello di controllo, e muovendo le mani in aria sugli schermi interattivi.
-Tony!- lo riprese Bruce, intento a controllare ancora una volta i cavi attaccati alla testa della ragazza, che stringeva i braccioli della sedia sulla quale era stata fatta accomodare all'interno del laboratorio.
-Ci siamo?- chiese Stark, ignorando il commento dell'amico e controllando gli ultimi parametri delle macchine che stavano per azionare.
-Procedi.-
Tony annuì nella direzione di Barton, il quale premette un pulsante, dall'altra parte del laboratorio, azionando i generatori e le macchine collegate al cervello di Evie.
-Va bene Evie, svuota la mente.-
La ragazza chiuse gli occhi, buttando fuori un respiro profondo e sentendo il battito del cuore rallentare, fino a raggiungere una frequenza normale e rilassata.
Da quando aveva mostrato ai due scienziati cosa era riuscita a fare con la televisione, e successivamente con la tazza di Barton, le cose avevano cominciato ad andare di fretta.
Nel giro di pochi minuti si era ritrovata nel laboratorio di Stark, seduta su quel sedile in pelle nera con il cuore che batteva forte contro la gabbia toracica.
Mai in sedici anni di vita ricordava di aver fatto una cosa del genere, ma Stark sembrava pensarla diversamente.

-Lattina.- ordinò Tony, e con riluttanza Peter appoggiò una Coca Cola vuota su un tavolo non troppo lontano dalla Gemella.
-Vai.-
La ragazza aprì gli occhi e fissò lo sguardo sulla lattina, mentre i due scienziati tenevano lo sguardo fisso sui monitor.
Come era successo con la tazza, con i programmi e con la crepa nel muro molti mesi addietro, Evie chiese all'oggetto in questione di andare avanti.
La lattina cominciò a trasformarsi, perdendo il suo famoso colore rosso e sciogliendosi, fino a diventare una poltiglia uguale a quella che Tony aveva riconosciuto molti mesi prima in una vecchia foto trovata in archivi segreti.
-Strabiliante...- mormorò ammirato Bruce, fissando l'alluminio fuso sul tavolo, mentre la ragazza distoglieva gli occhi dal risultato, corrugando appena le sopracciglia infastidita.
-Sintomi?-
-Un po' di...mal di testa.- rispose lei, massaggiandosi una tempia con due dita.
-Proviamo con il secondo test.- ribatté impassibile Tony, segnando i dati rilevati dal loro primo esperimento su un tablet a parte.
Peter, sempre guardando preoccupato la ragazza, portò una felpa ancora intatta sullo stesso tavolo.
-Via.-
Sotto lo sguardo dei quattro uomini, la felpa cominciò a scolorirsi, fece i pallini e una manica si macchiò di quello che pareva olio per motori.
Questa volta Evie dovette chiudere gli occhi, prendendosi il viso tra le mani.
-Di quanto è andata avanti?- domandò Banner, stendendo la felpa e osservandola attentamente.
-Un anno.- rispose lei di getto, riaprendo gli occhi e guardando il pavimento.
-Prossimo.-
-Le state facendo del male!- protestò Peter.

Tony staccò per la prima volta lo sguardo dagli schermi interattivi, lanciando una vera e propria occhiata di fuoco al ragazzino.
-La stiamo aiutando.- ribatté con tono quasi minaccioso. -Le diamo l'opportunità di scoprire e utilizzare un potere che le appartiene.-
-Va tutto bene Peter.- annuì la ragazza, deglutendo per scacciare un tremito della voce.
Poco convinto, il ragazzo portò il seguente oggetto: uno dei vecchi caschi delle tute da Iron Man di Stark venne posato dove prima si trovava la felpa.
-Via.-
Questa volta la trasformazione fu differente. In un primo momento la maschera sembrò solo sbiadirsi di più, poi cominciò a riparare le ammaccature e il colore tornò lucido.
Evie fermò il processo, respirando affannosamente e stringendo i braccioli della poltrona.
Bruce si voltò meravigliato verso il collaboratore.
-È tornata come nuova.-
-Volevo restaurarla.- rispose serio Tony. -L'avevo messo in programma per l'anno prossimo, nel caso mi dovesse servire una tuta nuova.-
Nel suo angolo di laboratorio, Clint rimaneva zitto, guardando la scena con serietà e religioso silenzio.
Evie diede un forte colpo di tosse, mentre Peter le si avvicinava preoccupato.
-Va...tutto...bene...- lo allontanò lei, cercando di calmare il respiro.

Ormai la situazione le stava prendendo la mano. Non riusciva a credere di essere in grado di fare qualcosa del genere, nessun esperimento che lei ricordasse era mai stato mirato a potenziare quel potere, il che la portava persino a chiedersi se Sweeney e i suoi uomini fossero stati davvero a conoscenza di questo talento impressionante.
Le pareva strano che, con un asso in più nella manica, e di quel calibro poi, gli esponenti dell'Hydra non avessero minimamente provato ad accrescere anche il suo sguardo oltre a quello del fratello.
-Prossimo.-
-Tony...- cercò di dire Bruce, guardando gli occhi spalancati e l'aria sempre più sconvolta della ragazza sulla sedia.
-Ho detto prossimo.- ribatté gelido l'uomo. Tony Stark, il grande Iron Man, sembrava completamente fuori di sé, come se l'ossessione per quel nuovo potere appena scoperto gli stesse corrodendo le viscere con furia implacabile, se non con la sperimentazione sempre più intensiva dello sguardo miracoloso della ragazza.
-Signor Stark è una pazzia!- si infervorò Peter, guardando l'amica che ancora cercava di riprendersi dal precedente esperimento.
Stringendo i denti per la rabbia e per quella che sembrava frustrazione, Tony accese la macchina, anche senza la presenza di un oggetto.
-Vai.-
-Evie no.-

La ragazza alzò gli occhi dai colori brillanti e la prima cosa che incontrò fu il viso serio di Tony.
Le iridi verdi di Evie si fermarono in quelle dell'uomo, assumendo una sfumatura dorata mai vista prima di allora. Tony sentì qualcosa cambiare, come se un'enorme quantità di stanchezza gli stesse piovendo addosso tutta insieme.
Sotto gli occhi spalancati dei presenti, la sua barba si tinse qua e là di fili grigi, così come per i capelli, e il suo viso si fece più stanco, più maturo.
Nessuno dei due interruppe quella connessione visiva, anche se le mani della ragazza cominciavano a tremare.
Evie tentò ugualmente di mantenere lo sguardo, ma superò la soglia che il suo corpo le consentiva.
Lanciando un grido agghiacciante di puro dolore che fece esplodere metà dei vetri presenti nel laboratorio, Evie si strappò i cavi dalla testa, accasciandosi sul sedile con la testa fra le mani e il volto coperto dai capelli neri.
Peter le si precipitò accanto, mentre Bruce scattava verso Tony che si era appoggiato al tavolo, come per un mancamento.

-Tony stai bene?- chiese preoccupato il dottore, mentre anche Occhio di Falco si faceva strada tra cocci di vetro per aiutare l'amico.
-Può farlo anche con le persone...- mormorò con lo sguardo perso nel vuoto il miliardario, parlando più a se stesso che all'amico.
-Tony...-
-Banner c'è un problema.- lo riscosse Clint, indicando con velato terrore la sedia sulla quale era piegato Peter.
-Dottor Banner...- chiamò il ragazzo, quasi singhiozzando, guardando supplichevole l'uomo, che subito accorse al capezzale della ragazza, fermandosi di colpo con gli occhi sgranati.
Sul volto della giovane un profondo taglio si era aperto sulla già intricata rete di cicatrici che le deturpava il viso altresì grazioso.
-Ci avevano già provato...- mormorò Banner, realizzando finalmente il significato di tutti quei segni che la ragazza si portava dietro.
Peter lo guardò con gli occhi pieni di lacrime, mentre teneva la mani della ragazza svenuta.
-Portiamola subito di là.-



Wakanda
È tornato il Wakanda yeee

Non ho molto da dire, se non che dovrei fare una versione di latino invece di vagare su wattpad, ma la vita non va mai come dovrebbe.

Domanda, come sempre:
cosa pensate del capitolo?

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