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JIMIN'S POV:

sto andando verso casa, a sguardo basso, sorrido come un idiota pensando al "ragazzo in nero".

il passo è lento e strascicato, per una volta sono tranquillo e non in ansia. Ed è strano, sto... bene?

arrivo davanti la porta di casa e tiro fuori le chiavi per aprirla. La prima persona che mi accoglie è la domestica.

Lela: ciao chim chim, come va?

sta pulendo la cucina, e credo sia l'unica in casa; come al solito i miei sono a lavoro.

Jimin: bene Lea, vado su in camera, se mi cerchi sono lí.

salgo le scale di fretta, apro la porta della camera, butto la borsa a terra e mi lancio di schiena sul letto.

Appena atterro sono sdraiato a pancia in su sul mio materasso comodo e morbido, guardo il soffitto e sorrido timidamente.

Jimin: mi ha visto... ci siamo guardati... aaah, voglio parlarciii.

mi alzo sedendomi sul bordo del letto, guardo la mia scrivania. Noto di aver lasciato aperto il mio sketchbook.

Jimin: non ho nulla da fare... potrei disegnare...

mi vado a posare sulla sedia girevole posta davanti alla scrivania. Scricchiola sotto il mio peso. Mi metto meglio e impugno la matita.

incomincio a disegnare e nel mentre penso a lui, come sempre nelle ultime ore.

Jimin: domani spero di rincontrarlo in biblioteca... magari potrei chiedere alla bibliotecaria il nome "del ragazzo in nero"... aish, non so nemmeno in che classe sia.

sembra che quasi non esista, nei corridoi non c'è mai, se ci facessi amicizia potrei fargli tanta compagnia... magari nei bagni...

Depressione: sei serio? credi di perdere la verginità con un ragazzo che nemmeno conosci? sei patetico.

Jimin: io che metto le mani fra i suoi capelli... lui che mi accarezza il viso...

la matita 2H che ho fra le dita continua a scorrere marcando il mio foglio con una figura, ero cosí immerso nei miei pensieri che nemmeno ho fatto caso a quello che stavo facendo...

la matita 2H che ho fra le dita continua a scorrere marcando il mio foglio con una figura, ero cosí immerso nei miei pensieri che nemmeno ho fatto caso a quello che stavo facendo

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appoggio la matita dentro il mio astuccio personale tenendo gli occhi incollati al foglio. Appoggio poi i gomiti sulla scrivania mettendo il mento fra le mani.

sorrido dolcemente e i miei occhi diventano due piccole fessure. Sembro un bambino a cui è appena stato dato il gelato.

Jimin: continuo a disegnare fino all'ora di cena, almeno mi distraggo un po'... è possibile che solo il pensiero del "ragazzo in nero" mi faccia star bene?

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