~ • Moon • ~

~49~

YOONGI’S POV:
a

pro la busta, cercando di capire se sia veramente sua o sia solamente una busta che ho lasciato sul pavimento quando ero ubriaco.
 
Depressione: cosa molto probabile, dato che sei solo un triste alcoolizzato.
 
Aprendo la busta il suo contenuto mi balza agli occhi.
 
Yoongi: il mio colore preferito…?
 
Girando quello che è un… peluche, noto che è un peluche di un gatto nero, con un biscotto di stoffa insieme a se. Il mio cuore fa un tuffo nella tenerezza.

Novanta su cento dejavu l’ha portato qui per regalarmelo, è questo gatto nero non l’ha sicuramente scelto per caso.
 
Odio quel gatto di merda, come lui odia me. Ma è un regalo importante che mi è stato fatto tanti anni fa, e questo peluche me lo ricorda molto; le dimensioni sono più o a meno le stesse.
 
Alzandomi dal pavimento mi sdraio sul divano prendendo il telefono. Il bip che rimbomba nella stanza è quello della chiamata che sto facendo a Jimin-ssi, che risponde praticamente subito.
 
Jimin: dimmi hyung
 
Yoongi: hai lasciato un peluche qui
 
Jimin: oh, no, c-cioè, sarebbe dovuto essere un regalo, m-ma ecco l’ho dimenticato... sorpresa (?)
 
Ridacchio appena, amo la sua innocenza, e amo anche il suo modo dolce di comportarsi. Annuso il peluche che ho fra le mani sentendo il suo profumo.

Yoongi: grazie, è carino anche se io non sono un bambino ti ricordo, non mi devi regalare per forza dei giocattoli.
 
Jimin: aw, che dolce che sei quando cerchi di fare il freddo.
 
Yoongi: Park, rispetta il tuo hyung.
 
Sento la sua risata dall’altra parte del telefono. Una risata contagiosa, che io ricambio con un silenzioso sorriso.
 
Jimin: dai, ora devo andare, non so quando ti potrò richiamare, i miei mi vogliono.
 
Yoongi: e quando ci potremo rivedere dal vivo?
 
Jimin: forse, se riesco ad uscire, a capodanno-
 
Yoongi: ma p-
 
Jimin: sei in vivavoce non bestemmiare pabo.
 
Yoongi: aish, ok. Ci sentiamo.
 
Jimin: ti amo.
 
Questa è l’ultima sua frase prima di chiudere di fretta la chiamata. La sua voce che pronuncia quelle due semplici parole, riferite in oltre a me, fanno fare un tuffo in un mare di tenerezza al mio cuore. Sento le farfalle allo stomaco, come se fosse la prima volta che me lo dice.
 
Depressione: non ti ci abituerai mai perché sei una fighetta.

Mi sfrego gli occhi ancora un po’ scombussolato per la serata di ieri. Ho perso la verginità. Con la persona che amo, ed è stato fantastico.

Dove minchia mi trovo? In un k-drama? No perché non mi sembra vero. Stare con lui è surreale, anche quando stiamo semplicemente insieme, ad esempio in biblioteca, mi sembra di stare in paradiso, con un angelo.
 
E purtroppo dal 26 di dicembre, fino al 31, ho potuto solamente sentire la sua voce dal microfono del mio cellulare. Le chiamate sono state per lo più uno che aiuta l’altro a studiare e viceversa.

Oppure il silenzio, stando in chiamata solo per farci compagnia; ogni tanto di sera lui non reggendo si è pure addormentato nel mentre che aspettava finissi di allenarmi.

Ho sempre chiuso le chiamate con un “buonanotte”, cosa che da sveglio mi vergognerei a dirgli.
 
Il nostro rapporto, se si può definire tale, è ancora molto superficiale. Certo, io lo amo parecchio, e da quello che dice lui credo ricambi. Ma l’uno dell’altro sappiamo solo delle cose piccole e semplici, che passando il tempo insieme abbiamo notato.
 
Ad esempio ho notato che quando gli cade qualcosa dalle mani o in generale, involontariamente arriccia il naso; lo trovo molto carino.

Non ha molta pazienza, anzi, ogni tanto è impulsivo; certo, non dico nulla e non mi lamento perché sono io il primo ad essere così, infatti mi ci rispecchio molto in lui.
 
E, anche se sembra strano da dire, saprei indicare tutti i nei che ha sul corpo; e col tempo, essendomi innamorato del suo sorriso, ho scoperto che ha gli incisivi un po’ storti, come i miei.
 
Ripensando a queste cose mi sento stupido, vorrei tanto conoscerlo meglio. So tutto di lui, ma allo stesso tempo non so nulla. Ma tanto avremo tempo di parlare stasera.