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JIMIN'S POV:

sento gli studenti che, rumorosamente, entrano nelle loro classi, il mio cuore non ha smesso un attimo di battere all'impazzata, l'ansia non gli da tregua. Raccolgo lo zaino da terra e corro fuori dall'aula dove mi ha portato Kim.

a stenti raggiungo quasi la mia classe, ma la nausea che ho in questo momento mi da un chiaro avvertimento di dover raggiungere il bagno. Devo vomitare, perché forse sono troppo sconvolto da quello che è appena successo... o magari è la colazione, che dopo lo schifo che ho provato non può essere digerita.

appena riesco a riconoscere una mia compagna, le chiedo debolmente e sotto voce:

Jimin: p-potresti tenermi la b-borsa? Devo andare in b-bagno...

senza che lei risponda le do la borsa e corro verso il bagno. Entro nel primo cesso libero, sento la bocca dello stomaco pronta ad aprirsi, bussa alla mia gola con un primo conato.

tremante mi tengo alla fredda parete del bagno. Con la mano libera porto via la frangetta dalla fronte e finalmente mi libero vomitando.

le dita che debolmente mi hanno sorretto, aggrappate a quella vecchia piastrella sul muro, cedono. Mi accascio sul pavimento polveroso di questo squallido bagno. Non penso a quanto possa essere sporco e quanto possa rovinare i vestiti che indosso. Devo sedermi e respirare.

sospiro e cerco di calmarmi. Le mie labbra sono sporche di un sapore acido, e la mia gola brucia per colpa dello sforzo fatto. Sputo a terra per poi pulirmi la bocca dalla saliva, con i manici della felpa.

Dipendenza da farmaci: ne hai bisogno. Alzati e bevi dell'acqua, poi ingoiane due o tre.

porto le mani alle gambe, cerco di sollevarmi anche se manco di energia. Scarico per poi uscire dal cesso.

Vado verso i rubinetti e mi appoggio a quello più lontano dall'entrata. Mi sciacquo la bocca ripetutamente, come se oltre al sapore amaro dal quale la mia lingua è impregnata, se ne potesse andare via anche lo schifo che ha macchiato la mia coscienza.

tolgo fuori gli antidepressivi dalla tasca della felpa. Tremante apro il barattolo, il rumore delle pillole che sbattono fra di loro copre il mio respiro affannato.

ingoio due pillole senza nessun problema, non devo nemmeno bere dell'acqua. Prenderle a stomaco vuoto non va bene, ma a 'sto punto non so più cosa mi convenga fare, e cosa sia bene o male.

ci rifletto rientrando a passo strascicato in classe.

Jimin: lo dovrei dire a Yoongi...? Dovrei dirlo a qualcuno in generale? E se "Capo Kim" mi uccidesse dopo? Se volesse potrebbe farlo, senza nessun problema.

Ansia: non puoi andare avanti così, fai prima ad ucciderti.

Depressione: sì, impiccati in bagno, tanto sai bene che la prima persona a vedere il tuo corpo morto appeso ad un cappio non sarà ne tua madre, ne tuo padre, ma ben sì la domestica. E "Capo Kim" godrebbe come un matto a sapere del tuo suicidio. Quindi che dire, fai tu.

Ansia: ma a Yoongi? Al "ragazzo in nero" importerebbe eccome, non fare l'egoista.

Depressione: ma siamo sicuri che a lui importi sul serio? Perché sai, a te non frega un cazzo di te stesso, immagina a gli atri quanto importi della tua esistenza.

questo pensiero frulla nella mia testa sempre, ma di solito è come una fastidiosa zanzara che ti disturba nel sonno; ma in questo momento è pesante ed inciso nella mia testa come un pennarello indelebile, passato più volte su uno stesso punto, che diventa sempre più scuro più scuro

appena entro in classe sono ancora dentro la mia bolla di pensieri suicidi, ma noto che non è ancora entrato il professore, c'è un puttanaio in classe: gente che urla e che scrive roba alla lavagna. Ma ciò che proprio non sfugge alla mia vista è, che un gruppo di mie compagne mi sta guardando.

alcune di loro ridono, ne riconosco solo una, quella a cui ho dato la mia borsa prima.

Ansia: stanno ridendo di te. Guarda la tua borsa disinvolto, fai finta che sia tutto ok.

il fastidio che provo allo stomaco ora è come quello che si potrebbe provare quando vai ad un'interrogazione alla lavagna senza aver studiato. Infatti io non ho minimamente ragionato prima di affidare la mia borsa a qualcuno che a mala pena conosco. Non ci ho pensato cazzo.

prendo la mia borsa bianca, in questo momento appoggiata vicino al mio banco. Noto che è un po' sporca sul retro, ma appena la giro la parola che è stata incisa col pennarello nero, arriva dritta dritta ai miei occhi.

è inevitabile che la legga, ed è stato inevitabile che qualcuno lo venisse a sapere. Quell'aggettivo che rappresenta la mia persona, che racchiude in una sola parola quello che sono, quello che mi ha fatto chiudere in me stesso e che ha allontanato molte delle persone a cui tenevo, il segreto che mi porto dentro da 6 anni ormai.

Non so come lo sappiano, ma lo sanno, so solo che lo sanno, e non volevo che nessuno lo venisse a sapere. Nessuno cazzo, è una pagina che ho girato da tempo, è una parte della mia vita che ho accartocciato e ho buttato via nella parte più profonda dei miei pensieri. È il segreto più intimo e serio che io abbia mai dovuto nascondere, e ci sono riuscito per anni, ma a quanto pare è saltata fuori questa cosa e ora mi pento di essere solo nato.

sono in piedi, davanti al mio zaino, con nuovamente gli occhi gonfi di lacrime come due piscine piene, col mio zaino fra le mani e una voglia surreale di scomparire e non tornare mai più. Provo imbarazzo solo a risedermi e far vedere a tutti che sto piangendo come un bambino.

quella parola rimane sulla mia borsa bianca per giorni, sbiadendo man mano che cerco di toglierla via con litri di ammoniaca. Ma rimane stampata sui miei occhi fino al giorno del ballo. Fino ad oggi, 21 dicembre. Sono davanti alla casa di Yoongi-hyung, sta nevicando, infatti io ho il giubbotto gigante che mi protegge dal freddo glaciale che c'è qui fuori.

~ • Moon • ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora