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Jimin corre a casa, e con i capelli coperti di fiocchi di neve riesce tremante a prendere le proprie chiavi dalle tasche ed entrare disperato.

si toglie le scarpe e correndo al piano di sopra quasi inciampa, ma se ne frega, con le lacrime agli occhi non riesce a resistere a nulla.

Una disperata ricerca di una pausa dal temporale che gli sta facendo tuonare il cuore, e piovere gli occhi. L'angoscioso inseguimento di un meccanismo di difesa che ricucirà il brutto solco di quel terribile e sporco trauma.

entra in bagno e dopo aver stappato il contenitore degli antidepressivi non si mette a contarli, ne mette il più possibile nella mano e aprendo con difficoltà la bocca li ingoia tutti.

si siede sul pavimento appoggiando la nuca sul lavandino. Quel pianto isterico non cessa, sa bene che ci vorrà più di un'ora per calmarsi e che non riuscirà mai più ad andare a scuola, senza avere quell'immagine incisa negli occhi.

l'immagine in terza persona, di se stesso mezzo nudo sulla cattedra di quella classe vuota e buia, con addosso le mani impure di "Capo Kim". Le sente ancora sul corpo, trema ripensandoci.

si guarda le braccia, pur vedendo tutte le croste, e quindi i progressi fatti in quelle settimane, non resiste più. Toglie tremante la lametta dalla cover del telefono e taglia, incidendo tagli profondi e ricchi di schifo per se stessi.

il sangue scende a fiotti, incomincia a vederci sempre meno, mettere a fuoco  e tenere gli occhi aperti è quasi difficile quanto smettere di tremare.

prima che Jimin arrivasse a casa, Yoongi era ancora a scuola. Non sentiva che la festa fosse finita. Non sentiva il brusio nei corridoi degli studenti che uscivano dall'istituto.

il rumore che eccheggiava in quel bagno era solo quello delle sue nocche che colpivano con violenza il muro. Le aveva sbucciate già da un po', ma la commiserazione e l'odio per se stesso non gli facevano sentire il bruciore del sangue che stava colando dalle sue mani.

si ferma solo quando un bidello, mettendo gli oggetti per le pulizie apposto, lo vede. Si scambiano uno sguardo, il ragazzo in nero punta gli occhi al pavimento ed esce imbarazzato.

col viso rosso di rabbia e i pugni stretti, si ferma davanti ai bagni.

Yoongi: ho sprecato l'intera serata nei bagni. Ho fatto scappare dejavu. L'ho lasciato solo, e in caso fosse tornato veramente da me, non avrebbe ritrivato nessuno cazzo. Nessuno. Sono un coglione. Non ho le palle di fare nulla. mi sono nascosto TUTTA LA SERA CAZZO-

tira un ultimo pugno ad un armadietto piegandone lo sportello, espira nervosamente dalle narici per poi dirigersi in aula magna, dove ha lasciato il suo giubbotto.

aprendo la porta, a parte i bidelli, riesce a vedere che al suo tavolo c'è il suo giubbotto... e anche quello di Jimin, ma di quest ultimo nemmeno l'ombra.

gli occhi già stati pizzicati dal pianto, si bagnano nuovamente. Rimane a bocca aperta.

Yoongi: C-chim chim...?

corre verso i giubbotti e infilando il proprio prende pure quello di Jimin.

nota che il minore non ha lasciato il telefono nelle tasche della giacca, quindi prova subito a contattarlo uscendo preoccupato da scuola.

telefono: ... questa è la segre-

la voce di quella segreteria gli fa perdere dieci anni di vita. Ha lasciato Jimin da solo, con molto probabilmente Capo Kim nei dintorni.

potrebbe essere già morto a quest ora.

corre sotto la neve, che candida si posa sul suo giubbotto nero, nel mentre che fa una serie di chiamate, una dopo l'altra.

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