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YOONGI'S POV:
v

engo dentro di lui per la terza volta stasera, non sono mai stato così energico e attivo in tutta la mia vita. Gli bacio la schiena tenendolo per i fianchi uscendo da lui dopo almeno un'ora e mezza di sesso.

Ci sdraiamo entrambi col fiatone, un po' sudati e con i corpi sporchi di saliva e altro. Mi sposto la frangetta bagnata dalla fronte portando i capelli all'indietro e guardando il soffitto mi strofino gli occhi con i polsi.

Jimin: g-grazie hyung

Yoongi: grazie per cosa?

Jimin: non lo so... cioè, mi sento vivo.

Yoongi: vivo?

Jimin: vivo, sono strano lo s-

Yoongi: anche io. Mi sento fottutamente vivo cazzo.

Mi siedo sul bordo del letto voltandomi poi verso dejavu. Mi tocco la fronte e continuo a sfregarmi il volto riuscendo a sentire il cuore che mi batte ancora all'impazzata e il sangue che mi scorre nelle vene veloce come un fulmine. L'adrenalina che ho in circolo è qualcosa di indescrivibile.

Yoongi: ti amo Jimin-ah.

Jimin: a-anche io Yoongi-hyung.
Sorrido e alzandomi in piedi propongo:

Yoongi: la notte è giovane ancora, so che sei un po' brillo e stanco, ma che ne dici se ci facciamo una doccia e poi andiamo in un bel posto, solo io e te.

Gli porgo la mano, e portandosi indietro i capelli si aiuta ad alzarsi aggrappandosi al mio polso.

Sotto l'acqua calda che scorre sotto la doccia, ci siamo io e Jimin-ah. Gli lavo la schiena nel mentre che lui si lava i capelli.

Yoongi: amo tutti i segni che hai sulla schiena.

Jimin: segni?

Yoongi: tutti marchio Min.

Dejavu si mette a ridere per poi cercare di darmi un piccolo colpo alla cieca mancandomi.

Jimin: ora tocca a me.

Replica sciacquandosi via del tutto lo shampoo dai capelli. Si gira verso di me e prendendomi per le spalle mi fa voltare.

Jimin: mh, anche i tuoi segni sono molto carini.

Sorrido prendendo lo shampoo appoggiato vicino a me.

Yoongi: segni?

Jimin: sai quando ho incominciato ad urlare e mi sono aggrappato alla tua schiena?

Mi lavo la nuca per poi passare le dita fra i capelli bagnati colmi di schiuma. Annuisco.

Jimin: beh, forse ho lasciato delle piccole unghiate. Ma tranquillo, sono bellissime, marchio Park.

Ci mettiamo entrambi a ridere. Finiamo la doccia e chiudendo l'acqua aspetto che dejavu esce per poi seguirlo a mia volta. Lo guardo e non mi capacito di quanto sia bello.

Jimin: cosa guardi pabo, mi metti in imbarazzo.

Yoongi: non capisco perché tu mi abbia tenuto nascosto il fatto che sia trans.

Non ci guardiamo negli occhi, so di aver premuto un tasto un po' delicato, ma voglio sapere tutto di lui. Questa sera deve essere nostra. Prendo i nostri vestiti dalla camera, ancora bagnato, gocciolo sulle piastrelle fredde del pavimento, appoggiando poi la roba sul lavandino asciutto.

Jimin: avevo paura.

Mi asciugo grossolanamente per poi infilarmi le mutande e i pantaloni. Dejavu si sta asciugando i capelli col föhn. Mi siedo sulla tazza abbassata del cesso aspettando il mio turno, godo nel mentre della vista del suo corpo.

Yoongi: paura che io mi allontanassi?

Jimin: beh sì, mi è già successo in passato.

Mi alzo appena lui mi passa il föhn. Incomincio ad asciugarmi i capelli fregandomene di come escano.

Yoongi: hai voglia di raccontarmelo?

Mi appoggio con la schiena sul lavandino freddo, seguendo con lo sguardo Jimin-ah. Si sta vestendo, ha i capelli un po' sparati e gli occhi pieni di stanchezza.

Jimin: cioè... aish, ammetto di essere stato io stupido, conoscevo benissimo la persona che mi ha fatto male ed ero più che certo che avrebbe benissimo potuto farmi qualcosa alle spalle, ma ero cieco, o almeno, non volevo ammetterlo a me stesso di star giocando col fuoco.

appena i miei capelli sono asciutti mi metto la maglietta e andando in camera incomincio a cercare il punto preciso dove ho lasciato le chiavi della macchina.

Yoongi: continua io ti ascolto, chi era questa persona?

Jimin: andava alle medie con me, eravamo molto amici, cioè amiche...? Ero ancora una ragazza a quei tempi.

Annuisco mettendomi il giubbotto e prendendo pure il suo. Lo aspetto alla porta della camera nel mentre che prende le sue cose e spegne tutte le luci che stiamo lasciando accese.

Jimin: comunque, io gliel'ho detto, perché pensavo potesse accettarmi per quello che sono.

Usciamo dalla stanza e prendiamo l'ascensore.

Yoongi: e lei?

Jimin: l-lei... beh lei inizialmente pensava stessi scherzando.

Sento una nota di rabbia nella sua risata isterica. Io non faccio nessuno commento, il suo discorso sta fluendo senza che io lo debba spingere a continuare.

Sono tutt'orecchi, e il suono con cui pronuncia quelle parole racconta la storia da solo. Si sente quel sottofondo di abbandono, e quel rimorso amaro che cerca di nascondere con qualche risata ironica di tanto in tanto.

Jimin: scherzavo per lei capisci? Ma non mi sono dato per vinto, certo, è stato come prendere un cazzo di pullman dritto in faccia, ma non avrei mai potuto abbandonare il discorso come se niente fosse. Quindi le ho detto "devi solo usare il maschile e chiamarmi Jimin d'ora in poi, per il resto non cambierà nulla"

Usciamo dall'ascensore e salutando l'uscere ci dirigiamo verso la macchina. Dejavu continua a parlare guardando sempre avanti a se. Di solito ha lo sguardo basso quando mi racconta cose di questo genere, ma a quanto pare l'odio che cova dentro è parecchio grande.

Jimin: magari non fosse cambiato nulla, magari cazzo. Ha provato a dirmi "va bene essere gay ma non sei un maschio, tu sei una femmina, lo sei sempre stata", ma io sono io, cosa ci potevo fare? Ho avuto il rimorso di averglielo detto per giorni. Non dormivo, e appena è incominciata l'estate è crollato tutto.

Sento la sua voce tremare, gli stringo forte la mano tenendo la seconda sul volante.

Jimin: non ci siamo più parlati molto, e pensavo che andasse bene (?), ho perso tantissimi amici durante l'estate, perché passando dalle medie al liceo si prendono strade diverse e si perdono tanti contatti. Ma per me lei era come una bruciatura, una cicatrice, ha lasciato un segno profondo che mi ha inciso sulle cazzo di ossa. E sai la cosa buffa qual è?

Yoongi: dimmi.

Jimin: che la cosa mi ha pesato sul serio solo quando sono venuto a scoprire da altri che sparlava alle mie spalle. SPARLAVA ALLE MIE SPALLE CAPISCI?

Sento che anche lui sta incominciando a stringere di più la presa della mia mano, lo lascio sfogare.

Jimin: diceva che sono uno sfigato, che faccio pena. Usando ovviamente tutto al femminile. Rideva di me perché per lei tre anni di amicizia inseparabile erano leggeri come il nulla. Lei andava a dormire la notte a sonni tranquilli, rideva di me senza un filo di contegno. Non le è mai importato nulla di me ed io come un coglione mi sono aggrappato a lei come se fosse una boa in mare aperto. Mi ha solo buttato merda addosso, solo quello. E per anni c'è stata una parte del mio cervello che mi faceva sentire sbagliato, che voleva ritornare da lei, perché la solitudine è questo che fa, ti fa cercare qualsiasi persona che stia con te, anche se ti può far male, ti porta a fare cose che non avresti mai fatto in vita tua.

Parcheggio.

Yoongi: ti capisco.

Rispondo secco.

Yoongi: ho affrontato la solitudine per anni, fino ad arrivare al punto dove se non sto solo per qualche ora al giorno sto male. E ti capisco, certo, so che tu stai parlando del tuo autolesionismo, ma io sto parlando del mio problema con l'alcool. Ma sappi che io non ti abbandonerò mai, non potrei mai farti una cosa del genere.

Scendo dalla macchina per poi aprire la portiera di Jimin-ah e porgergli la mano per farlo scendere.

Yoongi: semplicemente ti amo per quello che sei, perché sei perfetto così come sei. Non posso dirti di dimenticarti di lei come se niente fosse, non servono le parole per questo, so bene che se avessi potuto avresti già buttato tutta la merda del passato in un cestino, e che in tal caso, molto probabilmente, non saresti qui con uno sfigato come me ora. Ma mandiamo a fanculo quella stronza facciamole vedere come ci divertiamo con poco.

Dejavu scende dalla macchina prendendomi per mano e baciandomi. La luce bianca della luna ci illumina, i grilli in mezzo all'erba ci fanno da sottofondo.

Jimin: g-grazie hyung, non l'avevo mai raccontato a nessuno oltre che alla mia psicologa.

Tira su col naso e ridacchiando si stacca dalla mia presa.

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