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JIMIN’S POV:
 

passo tutte le prime tre ore cercando di non pensare a quello che ho visto. Pensando a perché cazzo il mio hyung abbia dovuto nascondermi una cosa così delicata.
 
Ma non posso nemmeno chiederglielo direttamente, lo metterei in una situazione d’imbarazzo che vorrei evitare. Perché comunque è una cosa delicata giusto?
 
Mi metto una mano fra i capelli e guardando l’orologio aspetto suoni la campanella della ricreazione. Suono che non torna a venire appena scatta il minuto delle undici e dieci.
 
Tutti si alzano ed io, come un codardo, ho la fottuta paura di oltrepassare la soglia della porta della mia classe. Aspetto che arrivi lui da me, perché ho aura di Kim, ma dovrei essere io ad andare da lui per proteggerlo da Kim.
 
Depressione: che fighetta.
 
Ansia: se ti mettessi in mezzo però finiresti nei guai, potresti pure morire, è meno pericoloso giocare col fuoco che mettersi contro Kim.
 
L’ansia mi ribolle nel ventre sentendo la bocca dello stomaco essere solleticata da quella paura infima sorge al solo pensiero di quel cazzo di ragazzo, lo odio, lo temo, ma non posso fare nulla.
 
Ansia: nessuno ti ferma, sei solo tu che sei un codardo.
 
Stringo i pugni e quasi non sento la mano di Yoongi che si posa sulla mia spalla.
 
Yoongi: hey, come sono andate le prime tre ore di quest’anno 2019?
Mi chiede ripescandomi dai miei fitti pensieri.
 
Jimin: oh, annyeong hyung, b-bene. Mi sei mancato.
 
Lo abbraccio.
 
Jimin: dai vieni a sederti che mangiamo.
 
Camminando verso il banco fa il broncio.
 
Yoongi: dai chim chim, mi hai pure fatto fare colazione.
 
Jimin: sì ma qualcuno non te l’ha fatta finire.
 
Penso, sentendo un retrogusto amaro dietro quella affermazione.
 
Jimin: aish ok, solo se mi prometti che mangerai a pranzo.
 
Annuisce sedendosi sopra il mio banco. Io lo seguo a mia volta sedendomi sulla sedia posta davanti a lui. Tiro fuori il mio panino dalla borsa.
 
Jimin: beh, che mi racconti tu? Successo qualcosa ‘sta mattina?
 
Gli chiedo vagamente addentando un piccolo pezzo del panino che ho fra le mani.
 
Guarda per terra e facendo spallucce scuote la testa in segno di disapprovazione. Quel silenzioso no, reso muto da non so quale motivo preciso, accende una fiamma dentro di me. Proprio come se Capo Kim in persona avesse preso l’accendino del “ragazzo in nero” per accendere una piccola fiamma ai piedi della mia pazienza.
 
Tutte le cose che ha fatto a me credo passino in secondo piano, anzi ne sono proprio sicuro, perché un conto è violare me, che non sono nulla; un conto è umiliare l’unica persona che mi abbia mai amato a pieno.
 
Passo la ricreazione senza fare troppe domande, non tralasciando tracce del mio sapere del suo fastidio.
 
Un mio piccolo bacio gli sfiora le labbra prima che possa uscire dalla mia classe, prima che qualche mio compagno veda che siamo insieme.
 
Jimin: ricordati che ti amo hyung.
 
Copre un sorriso con la mano, replicando:
 
Yoongi: lo so, anche io sappilo, ma non facciamo troppo le femminucce.
 
Finisce scherzando prima di andarsene ridacchiando.
 
Jimin: ci vediamo a pranzo!
 
Gli urlo dall’uscio della porta.
 
Mi fa un cenno di okay prima di voltarsi per ritornare alla sua classe con le mani nelle tasche.
 
Ingoio con difficoltà della saliva, con l’ansia che qualcuno gli possa far del male nel tragitto da dov’è lui ora, fino alla sua classe. Sono pochi metri certo, ma mi sembrano kilometri ogni secondo che passa.
 
Prima che possa mettere piede in classe, un ragazzo abbastanza alto gli dà una spallata, facendolo girare quasi completamente. Un fottiti viene pronunciato dalle labbra di Yoongi-hyung, ma nient’altro.
 
Sto andando su tutte le furie, continuano a fargli male e ad infastidirlo, ma lui oltre che usare le parole non fa nulla. E per persone prive di cuore come loro, dei piccoli insulti dati da una delle prede al bersaglio di Kim, non sono nulla.
 
Rientro in classe digrignando i denti, con la bocca sigillata in una smorfia arrabbiata.
 
Impreco sedendomi al banco.
 
Jimin: fanculo.
 
Prof: il linguaggio.
 
Jimin: scusi.
 
Rispondo a bassa voce.
 
Non posso fare nulla, in qualsiasi modo io non posso fare un cazzo. Un. Cazzo. Non cambierei nulla, peggiorerei solo il tutto. Sono impotente sotto ogni lato. Io non posso sforarlo, lui può uccidermi, sono incastrato fra la paura e l’amore per il ragazzo che amo.
 
Vado a pranzo con la convinzione di avere il minimo coraggio di affrontare questo argomento con Yoongi-hyung.
 
Mi siedo al solito posto proprio davanti a lui. Tiro fuori il pranzo cercando di risultare il più disinvolto possibile. Porto indietro i capelli e sorridendo spezzo a metà il mio panino passandogliene mezzo.
 
Yoongi: grazie. Aish, sembra ogni volta come se fosse la prima. Ti ricordi la primissima volta che abbiamo pranzato insieme? Io ero un casino sconvolto e tu eri tutto impanicato.
 
Mi dice ridacchiando.
 
Jimin: yah, non ero impanicato, solo che boh, non sapevo cosa dirti, cioè, avrei voluto dirti tante cose-
 
Yoongi: tipo?
 
Mi interrompe sorridendomi.
 
Io arrossisco dimenticandomi per una frazione di secondo che dovrei parlargli seriamente. I suoi occhi riescono sempre a bloccarmi e sedurmi, come un cerbiatto davanti ai fari di un’auto.
 
Jimin: m-mi piac-ciono i-i-i tuoi c-capelli hy-yung.
 
Si mette a ridere facendomi sprofondare nell’imbarazzo. Divento tutto rosso, rido colpendogli la spalla.
 
Jimin: YAH PABO NON RIDERE.
 
Yoongi: sì sì scusa, è che mi fa ridere il fatto che tu ti imbarazzi ancora solo guardandomi negli occhi.
 
Mi faccio piccolo piccolo sul mio posto incrociando braccia e gambe.
 
Jimin: n-non mi imbarazzo, solo che dirti queste cose… YAH NON LO SO OK? Roba del tipo che mi piace tanto la tua voce o-oppure che amo l-le tue c-c-carezze, n-non lo so, mi fai uscire fuori di testa.
 
Dico incominciando a masticare il primo pezzo di panino. Riesce sempre a farmi star bene, mi sento più leggero ad ogni sua risata. Mi sorride sfregandosi gli occhi.
 
Yoongi: sei incredibile Park, riesci ad imbarazzarti dicendo cose del genere anche dopo che abbiamo scopato.
 
Sbarro gli occhi strozzandomi quasi col boccone che avevo fino a qualche secondo fa fra i denti.
 
Jimin: ti potrebbero sentire!!!
 
Gli sussurro avvicinandomi a lui coprendogli la bocca con una mano.
 
Yoongi: dai Jimin-ah, siamo delle ombre in mezzo a tutta ‘sta gente, secondo te importa a qualcuno?
 
Ridacchia ritornando a mangiare. Passo una mano in mezzo ai capelli e ridacchio appena risedendomi comodamente. E proprio nel mentre che mangiamo senza spiccicare parole, la mia digestione viene interrotta dalla visione di un ragazzo.
 
E no lettori, non un ragazzo della banda di Kim, ma il capo della banda di Kim. È seduto proprio lì alle spalle di Yoongi hyung, a qualche tavolo dal nostro. Mi sta mangiando con lo sguardo, e appena i nostri occhi si incontrano, un sorriso tagliente gli tocca gli angoli di bocca.
 
A una forchetta di plastica fra i denti, ci sta giocando nel mentre che mi guarda fisso. La mia ansia mi fa fare un carpiato in una piscina di paura. Quasi mi blocco, spero vivamente che non si alzi.
 
Yoongi: tutto ok?
 
Sposto lo sguardo sul viso preoccupato del “ragazzo in nero”. Insieme al boccone che sto ingoiando, si mischia quella piccola bugia che confermo annuendo. I miei occhi ricadono sulla figura di quello stronzo.
 
Scuote un pugno davanti la sua bocca e con la lingua poggiata all’interno della guancia finge un pompino.
Mi alzo di scatto scuotendo la testa per poi fingere facilmente un malessere.
 
Jimin: hyung, che ne dici se pranzassimo sulle scale antiincendio? Non sono più abituato a tutto il casino della mensa.
 
Yoongi: certo, buona idea, stavo per dirti la stessa cosa.
 
Si alza dandomi la mano, usciamo da quella mensa insieme. I miei occhi ricadono per l’ultima volta sul sorriso sadico e soddisfatto di Kim.
 
Yoongi: potevi dirmelo pure prima, secondo te ci penso due volte prima di andarmene dalla mensa per stare al fresco?
 
Cerca di rassicurarmi non capendo la situazione. Indosso un sorriso mascherando tutto il casino che sta succedendo oggi, non ricordavo fosse così dura affrontare un giorno di scuola.

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