• 25 • ferite

353 28 2
                                    

POV'S SVEVA
Una volta arrivata davanti al suo corpo mal ridotto mi chinai.
«Wonho!...»
Nessuna risposta solo la testa che si muoveva da una parte all'altra.
«Wonho per favore» alzai leggermente la voce iniziando a tirare leggermente la sua felpa, lui aprì gli occhi quasi subito, ma ci impiegò qualche secondo prima di riuscire a riconoscermi.
«S-sveva» disse con un fil di voce
«Cosa è successo?» gli chiesi facendolo alzare in piedi
«Niente» dissi lui facendo strane smorfie per il dolore
«Quando ti sarai ripreso mi racconterai. Ora ti porto a casa» gli dissi mettendo un suo braccio intorno al mio collo.
Era davvero pesante e per mia fortuna in quel breve tragitto per arrivare a casa mia lui riuscì a reggersi leggermente in piedi altrimenti non ce l'avrei fatta.
«Lasciami andare a casa» si lamentò lui una volta aver riconosciuto il portone del mio appartamento.
«Toglitelo dalla testa» lo ammonì.

Una volta esser riuscita a recuperare le chiavi entrammo e lo feci sdraiare sul divano in salotto, essendo la stanza più vicina in quel momento.
«Torno subito» gli dissi senza ricevere alcuna risposta.

Corsi in bagno, mi lavai le mani e presi le cose necessarie per poterlo medicare: cerotti, pomata, disinfettante, cotone e garze.
Lo ritrovai con gli occhi chiusi che ansimava, spostai il mio sguardo dal suo corpo al suo viso. Quei lineamenti così perfetti rovinati da lividi e chiazze rosse.
Continuava, nonostante tutto, a rimanere un incanto per i miei occhi.
Passato quello stato di trans decisi di passare alle cose serie: medicarlo.
Il sangue non mi aveva mai fatto uno strano effetto, ma non era mai capitato di medicare qualcuno infatti iniziai a tremare come una foglia per la paura di fargli male.
Mi sedetti sulla prima sedia che trovai vuota e iniziai a mettere del disinfettante su un piccolo pezzo di cotone.
Alzai leggermente la maglia e potei notare numerosi lividi e qualche piccolo taglio.
«Perché lo stai facendo?» mi chiese ad un certo punto mettendo una mano sulla mia vedendola tremare.
«Devo ripagarti il favore, quella sera...»
Sentendo pronunciare quelle parole abbassò il mio braccio
«Sveva per favo-» cercò di ribattere
«Non se ne parla. Brucerà un po'» gli dissi alzando di nuovo la sua maglia e appoggiando delicatamente il pezzo di cotone sulla sua pelle.
Lui fece strani versi a denti stretti per il bruciore e prese, tra le sua mani, l'altro mio polso libero; percorse quei pochi centimetri di pelle fino a riuscire ad arrivare alla mia mano che prese tra la sua
Sempre con molta delicatezza mossi il cotone su tutta la superficie rossa tamponando di qua e di là.
Lui continuava a lamentarsi nel mentre stringeva la mia mano, ma lo faceva come se non avesse voluto farmi del male
Presi poi la pomata e iniziai a passarla sull'ematoma, mettendo un pezzo di garza con una fascia intorno alla sua pancia. Lui aveva continuato a tenere gli occhi fissi su di me, il suo sguardo mi stava perforando la pelle, lo potevo percepire

Successivamente iniziai a disinfettare i graffi sulle braccia, dove appliccai dei cerotti, e sul viso dove misi anche un po' di crema.
Il momento più critico fu, quando dovetti affrontare la zona delle labbra: il mio pollice le sfiorava appena.
«Chiamo Min così viene a farti compagnia» gli dissi alzandomi risistemando la sedia.

Arrivò dopo una decina di minuti e andai ad aprire la porta non appena sentì suonare il campanello.
Mi salutò per poi bloccarsi nel vedere Wonho conciato in quel modo.
«Ragazzi vado a prendere due cose al discount qua vicino. Min mi raccomando non farlo alzare per nessun motivo» dissi sulla soglia e chiusi poi la porta dietro di me

POV'S WONHO
«Allora cosa è successo?» mi chiese sedendosi sul divano vicino a me
«Prometti che non dirai nulla a Sveva» gli dissi più serio che potessi
«Va bene» rispose lui anche se il suo tono non mi rassicurava tanto.
«Hai presente il ragazzo di oggi in mensa, quel Lee Junho?»
Lui annuì
«Quando scesi per andare in bagno durante l'ora di economia lo vidi trattare male Sveva e con male intendo male: la teneva stretta agli armadietti e poi la spinse per terra »
«Cosaa?!» gridò lui alzandosi
«Stai calmo siediti»
E fece come gli dissi
«Nel tornare a casa mi imbattei in lui ed è finita nel modo in cui puoi vedere» dissi aprendo le braccia per mostrargli i lividi
«Quando glielo dirai?» mi chiese
«Non lo so, ma il prima possibile appena mi sentirò pronto»
«Wonho "il prima possibile" te lo devi scordare, sii meno egoista e prova a pensare ogni tanto anche a lei e a quello che sta passando in quest'ultimo periodo!» sbottò.
Non aveva mai visto un Minhyuk più serio in tutti gli anni di scuola, ma aveva ragione, come potevo negarlo?

POV'S SVEVA
Ritornai a casa verso le sette e li trovai davanti alla TV intenti nel guardare uno show televisivo.
Portai la spesa in cucina e misi sul fuoco una pentola d'acqua, avrei preparato della pasta italiana.
Ero appoggiata al lavello del cucinino intenta a fissare l'acqua bollire quando mi sentì sfiorare il fianco così mi girai ritrovando Minhyuk dietro di me.
«Hey»
«Hai bisogno» mi chiese appoggiandosi al mobiletto vicino al frigo
«Nono grazie»
«Va tutto bene?» mi domandò serio
«Sisi»
Mi girai velocemente dandogli le spalle, sentivo le lacrime salire... Era ovvio che stessi mentendo
«So che ti da fastidio piangere davanti a lui, ma pensi che non sappia come passi ormai le tue giornate quando dici di voler star da sola? Se hai bisogno di piangere lo fai a prescindere da tutto quello che una persona potrebbe iniziare a pensare di te. Sfogati una volta per tutte con chi senti la necessità di farlo»
Non riuscivo a realizzare quelle parole tanto vere, d'istinto mi girai di nuovo nella sua direzione e lo abbracciai come si fa tra fratello e sorella, lui contraccambiò quasi subito stringendomi di più con le sue braccia snelle.
«Vorrei sfogarmi con lui, piangere e mostrargli la persona che sono ora, ma i sentimenti che provo verso di lui ostacolano tutto» dissi calma e riuscì a trattenere a stento le lacrime.
«Sii libera con il tuo cuore» mi consigliò staccandosi da quell'abbraccio prendendo la mia mano e poggiandola sul mio petto, io annuì e tornai ai fornelli lasciandolo ritornare da Wonho.

Min mi aiutò a preparare la tavola e servì i piatti con una porzione di pasta quasi abbondante.
Come condimento decisi di utilizzare il sugo di noci, uno tra i più buoni che avessi potuto mangiare e mi mancavano le volte in cui mia madre mi preparava questo piatto...
«Mmmhh davvero buona» esclamò il minore riempiendosi la bocca
«È un piatto italiano. A te Wonho piace?» gli chiesi
«Mi piace parecchio!» rispose facendomi sorridere il cuore.

Verso le nove Min tornò a casa ed io accompagnai Wonho in camera dei miei genitori: gli avrei cambiato le garze e rimesso un po' di pomata sul fianco e sul viso.
Il rossore rispetto al pomeriggio era diminuito appena ed ero sicuro che entro una settimana sarebbe sparito tutto.
Lo feci sdraiare sul letto piano piano poi andai a prendere il necessario in bagno.

Mi sedetti sul materasso accanto a lui e inizia a spalmare un po' di crema sul fianco dove misi una garza nuova quando decise di interrompere quel silenzio
«Perchè ti nascondi per piangere?» mi domandò facendo bloccare ogni parte di me
«È la stanchezza» risposi mentendo, ma già sapevo non avrebbe bevuto quella mia scusa
Mi spostai poi al viso.
Sentivo i suoi occhi addosso e la cosa iniziò a darmi leggermente fastidio.
«Ti diverti a mentirmi?»
Non diedi retta alla sua domanda e continuai con il mio lavoro e cominciai a spalmare un po' di crema vicino alle sue labbra, sfiorandole quando mi sentii prendere il polso e d'istinto abbassai lo sguardo.

«Dii qualcosa cavolo!» sbottò
Cominciai a sentire gli occhi pizzicare, segno che a breve avrei cominciato a piangere, di nuovo.
«W-wonho per f-favore...» dissi con la voce instabile e poi sentì solo le lacrime scendere calde lungo le mie guance.
Rimasi immobile, non sapevo che fare.

I ruoli si erano invertiti: ero diventata io la ragazza fredda e orgogliosa

Con la sua mano libera asciugò le mie lacrime e restava poi qualche secondo nello stesso punto disegnando piccoli cerchietti con il pollice sulla mia guancia umida
Senza che io potessi accorgermi di nulla, lasciò il mio polso portando l'altra mano sulla mia mandibola e fece poi scontrare le nostre labbra.
Non desideravo altro, necessitavo un suo bacio, un suo dolce bacio.
Si muovevano lentamente scontrandosi con le mie, solo lui era in grado di rendermi vulnerabile in quel modo e infatti le lacrime aumentarono il loro flusso.
Le sue mani percorsero poi tutta la mia schiena per bloccarsi all'altezza dei fianchi che strinse appena portandomi verso sè.
Tutto quello era bellissimo, ma faceva davvero male allo stesso tempo
Dopo qualche secondo ci staccammo e iniziammo a guardarci negli occhi, io mi persi letteralmente nelle sue pozze colore nocciola.

«Ora capisci cosa intendo quanto dico che menti?»
...

ANGOLO AUTRICE
OKAY È STATO UN PARTO. Prima o poi la smetterò di essere così masochista.
Cosa ne pensate? Ma soprattutto come pensate possa andare avanti?
Commentate e noi ci vediamo come sempre mercoledì prossimo

Eventuali errori li correggerò più avanti

S💗

­❛❛ Stuck ❜❜  WonhoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora