• 28 • dimenticami

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«Minhyuk ti ringrazio davvero, ma non andare da lui. Ho davvero intenzione di dimenticarlo una volta per tutte»
...

Non sapevo esattamente dove avevo trovato il coraggio per dire quelle parole, ma me ne pentì subito. A Wonho tenevo davvero tanto, mi faceva stare bene e mi mancavano parecchio le volte in cui mi baciava senza chiedermi nulla e senza alcun pretesto... Mi mancava stare tra le sue braccia e assaporare anche se per poco, le sue bellissime labbra.

«Sveva ma che stai dicendo?» mi domandò staccandosi dall'abbraccio
«Hai capito bene» dissi
«Ragiona. Sei innamorata di lui, come puoi dimenticarlo da un momento all'altro?»
«Posso Minhyuk, posso. Continuerò ad amarlo fidati. I sentimenti che provo per lui faranno fatica a cessare ma devo dimenticarlo. Mi ha mentito, mi ha nascosto una cosa troppo grande e io non riesco a perdonarlo. L'ho fatto troppe volte» spiegai e intanto sentivo un nodo in gola.
Lui mi guardava dispiaciuto mentre parlavo e ogni tanto annuiva come se si stesse rendendo conto solo in quel momento come Hoseok si era comportato nei miei confronti.
«Va bene Sveva. Ricorda che per qualsiasi cosa sai dove trovarmi. Ti voglio bene» disse abbracciandomi di nuovo ed io non potei non ricambiare. Le sue braccia erano davvero accoglienti e mi davano la sensazione di essere a casa.
Ci alzammo entrambi dal divano ed io mi incamminai verso la porta seguita da lui.
«Ricorda che Wonho non è così egoista come sembra. Dentro è molto debole, più di quanto tu possa pensare e tu sei troppo innamorata, i tuoi occhi parlano da soli» disse prima che io potessi salutarlo definitivamente. Annuì sentendo quelle parole e mi incamminai verso casa.

Nel tragitto mi accorsi dell'ora che si era fatta: le nove.
Il tempo era davvero volato e i miei dovevano essere preoccupati, dato che non li avevo nemmeno avvisati.
«Tesoro finalmente! Dove sei stata?» chiese mio padre seduto sul sofà davanti la tv.
«Sono andata da Minhyuk perché aveva bisogno che gli spiegassi matematica» mi giustificai cercando di essere il più credibile possibile.
«Mamma?» chiesi a mia volta
«È andata a trovare una sua vecchia amica» rispose lui ed io annuì togliendo nel frattempo le scarpe

POV'S WONHO
Ero in camera sua da ore e di lei nessuna traccia per tutta la serata.

POV'S SVEVA
«Sali in camera tua» disse mio padre e bloccai ogni movimento. Perché mi stava dicendo di andare in camera mia? Per quale motivo?
Inizia a guardarlo con una strana espressione aspettando di ricevere una spiegazione a quella sua affermazione e lui si limitò a farmi segno con la testa di salire.
Così feci anche se non ero molto convinta.
Salì le scale con l'ansia che invadeva il mio corpo fin quando non arrivai davanti alla porta di camera mia che aprì.
La spalancai e dall'altra parte ritrovai Wonho così la richiusi involontariamente, fallendo nell'impresa.
Mise il suo piede accanto allo stipite e mi afferrò per il polso tirandomi nella stanza; mi avvicinò di più a sè e con l'altra mano chiuse la porta.
Cominciò poi ad avanzare ed io ad indietreggiare quando fui subito a muro.
Il mio cuore batteva a mille e rivederlo a distanza di ore mi trasmetteva una bella sensazione, ero felice.
Dentro in realtà ero troppo arrabbiata con lui.

Come poteva? Che poteri possedeva?

«Cosa ci fai in camera mia?» chiesi con la voce instabile per la troppa vicinanza
«Sono tre ore che sono chiuso qua. Non mi hai lasciato spiegare e di sicuro non mi avresti dato l'opportunità per farlo. Così non mi sono venute in mente altre idee escludendo questa. Almeno ho una possibilità in più di essere ascoltato» rispose.
Se pensava di tenermi chiusa in casa mia si sbagliava di grosso.
Mi liberai della sua presa allontanandomi: non riuscivo nemmeno più a stargli vicino. Mi faceva venire il disgusto.
«Ti chiedo scusa per non averti detto la verità, ma non volevo lo venissi a sapere. Non riuscivo a dirtelo, ti chiedo solo di perdonarmi e di ritornare da me»
Sentì il cuore palpitare nel sentire quella sua ultima frase “e di ritornare da me”
«È sempre troppo facile dire scusa dopo. Perché invece non hai provato a pensare a come stavo male io nell'averti visto in quello stato e ancora tutt'ora, pieno di tagli e lividi? Come pensi che mi senta a stare lontana da te e non poterti avere? Tu però hai pensato a te stesso come sempre senza provare a rendere felice anche me quando ti chiedevo come andava. Eh Wonho? Perché non ci hai pensato prima?» alzai leggermente la voce. Ero davvero troppo nervosa e arrabbiata.

«Non lo so, va bene? Non.lo.so»
«Bene se non lo sai allora non vedo il motivo per cui tu debba rimanere ancora in questa stanza. Inoltre ho deciso di dimenticarti»
Quelle parole uscirono da sole dalla mia bocca, non riuscì a controllarle.
«Sveva per favore-»
«No Wonho mi dispiace. Ti ho sempre dato troppe possibilità anche quando continuavo a ricevere porte in faccia. Non sono più la Sveva di allora e vederti in momenti in cui sono triste e arrabbiata peggiora solo le cose. Per favore va!» sbottai quasi a corto di fiato: avrei pianto a distanza di secondi e avevo voglia di piangere davanti a lui, non in quel momento.
Mi alzai andando ad aprire la porta, lo presi dal polso e lo indirizzai nel corridoio, ma fu tutto inutile. Mi afferrò di nuovo facendomi scontrare con la porta, che si chiuse.
Non sapevo che fare e lui era troppo vicino per lasciarmi la libertà di ragionare.
«Perché mi vuoi dimenticare ora?» mi chiese portando il mio braccio lungo il mio fianco con ancora il mio polso nella sua mano, mise l'altra vicino alla mia testa e si avvicinò leggermente.
«Ti ho già spiegato il m-motivo. Mi hai mentito e n-non ho più i-intenzione di p-perdonarti» risposi con la voce instabile guardando il pavimento.
«Non credo ad una parola che esce dalla tua bocca»
Spostò la sua mano destra dal mio polso alla porta, anch'essa vicino al mio capo.
Potevo sentire il suo respiro caldo battere sulla parte anteriore del mio collo che il maglione lasciava scoperto.
Alzai con timore la testa ed incontrai i suoi occhi: una bellissima vista.
«C-cosa?» chiesi
«Non sei credibile Sveva. Hai detto che volevi dimenticarmi quando l'unica cosa che vuoi è avermi nella tua mente. Mi sono avvicinato a te per poter vedere la tua reazione. Sai qual è stata? Abbassare gli occhi, aumentare il respiro e arrossire. I tuoi battiti sono aumentati, si sentono fin da fuori. Questo non è il comportamento di una persona che vuole dimenticarne un'altra, se avessi parlato con serietà avresti agito con coscienza e coerenza

Mi aveva scoperta. Il punto era che non riuscivo davvero ad allontanarmi da lui e non avevo alcun intenzione di farlo, ma averlo vicino aveva messo in crisi ogni mio piano.

«Ora come ora potrei benissimo baciarti, tanto sto già soffrendo-»
A quelle parole spalancai leggermente gli occhi e iniziai a spostare lo sguardo sulle sue labbra in modo nervoso. L'ansia mi stava mangiando viva.
«E come potevo immaginare i miei ragionamenti non si sono smentiti. Il tuo sguardo è voglioso come se non desiderassi altro che un mio bacio in questo momento. Senza che tu possa aprire bocca io riesco a capire tutto quello che vorresti dirmi a parole»
Sentì una forte scossa dentro di me, partiva dal cuore fino ad arrivare al cervello. Tutti i miei neuroni si scollegarono...
Non stavo connettendo, per niente.

Si avvicinò velocemente e diede inizio ad un bacio, uno di quei baci che solo lui sapeva dare, attraverso i quali solo lui sapeva farmi provare un sacco di emozioni insieme. Ero arrabbiata sì, ma come aveva detto poco prima non desideravo di sentire di nuovo le sue labbra sulla mie.
Danzavano allegramente e spensierate a tempo dei nostri battiti cardiaci.
Le sue mani scivolarono lungo i miei fianchi e non dava alcun cenno di volersi fermare. Io nemmeno volevo, ma tutto quello era sbagliato, troppo sbagliato per noi due.
Mi staccai e cominciai a piangere ripensando a quanto incoerente ero stata sia con lui che con me stessa. Mi ero promessa traguardi troppo grandi e irraggiungibili...

«Ogni tuo bacio mi provoca lacrime lo vedi. Avrei dovuto allontanarti subito come hai detto tu. Non sono coerente lo so, ma pensavo avessi un po' di cervello per capire cosa fosse giusto o non giusto fare. Non hai capito nulla delle mie parole, mi hai baciata come se nulla fosse, come hai sempre fatto. Ora vattene da questa casa, per favore. Non voglio più avere niente a che fare con te»
Le lacrime aumentarono nell'esatto momento in cui aprì la porta e lo feci uscire lanciandogli un ultimo sguardo veloce.
Mi lasciai scivolare a terra, con la schiena lungo la porta. Avevo sbagliato un'altra volta, mi ero promessa che non avrei più fatto mosse errate.
Ero stata la solita vigliacca, ma la verità? Avevo paura di perderlo e quella sera accadde per davvero...

ANGOLO AUTRICE
HO SOFFERTO MALISSIMO NELLO SCRIVERE QUESTO CAPITOLOOO! MANNAGGIA A ME.
Ovviamente le sorprese non sono ancora finite ehheehhe.
Cosa ne pensate?
Stay tuned 🤙

S💗

­❛❛ Stuck ❜❜  WonhoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora